Autore Topic: Lazio, 10 anni di Lotito. I lati positivi  (Letto 549 volte)

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Lazio, 10 anni di Lotito. I lati positivi
« : Sabato 19 Luglio 2014, 09:31:51 »
Corriere dello Sport



Lazio, 10 anni di Lotito. I lati positivi



Bilancio in ordine conti in equilibrio

Conti in equilibrio, bilancio risanato. La vera impresa di Lotito, che neppure il più incallito dei suoi contestatori può mettere in discussione,
è aver ripianato una montagna di debiti, introducendo un regime di fair play finanziario ancora prima che Platini lo varasse a capo dell’Uefa. Ha evitato il fallimento della società, salvaguardando il titolo nobiliare e la categoria della Lazio, rimasta in serie A. De Laurentiis aveva rilevato il Napoli e Della Valle la Fiorentina in serie C, potendo ricostruire da zero e senza costi aggiuntivi. Lotito è partito nel 2004 da una situazione pesantissima, ai limiti dell’impossibile, perché l’arco temporale del decreto salvacalcio era stato ridotto da 10 a 5 anni, di fatto raddoppiando il debito sino a 550 miliardi di vecchie lire.

Il sacrificio. Pagava due squadre, la sua e tanti ex giocatori della Lazio, perché gli arretrati dei campioni d’Italia di Eriksson e della squadra di Mancini e Longo, non erano stati pagati da Cragnotti e neppure da Capitalia nonostante un doppio aumento di capitale in due anni. Oggi nessuno lo ricorda, sono tutti pronti ad accusare Lotito, eppure la Lazio si è sempre regolarmente iscritta al campionato. Quando la Figc non aveva ancora fissato dei parametri rigidi di bilancio, servivano le benedizioni e le raccomandazioni dall’alto (leggi Carraro nel doppio ruolo di numero uno di via Allegri e presidente di Mediocredito) per ottenere il via libera a luglio. Tanto guadagna, tanto spende.
Lotito resta sempre sul filo, lo testimonia la cessione di Hernanes a gennaio: gli ha consentito di riportare in utile il bilancio dopo gli acquisti (non tutti riusciti) dell’estate 2013. Oggi alla società resta da saldare il debito con il Fisco, ogni anno ad aprile versa 5,6 milioni di euro allo Stato per tasse non pagate dalla precedente gestione. L’accordo con l’Agenzia delle Entrate per ottenere la rateizzazione nel marzo 2005 è stato il passaggio determinante per superare il momento più critico e avviare il rilancio della Lazio, all’epoca ancora sostenuta dall’intera tifoseria. « Ho un passo da montagna » ha spesso ricordato Lotito, riferendosi alle proprie strategie.

I negozi. Applica la politica dei piccoli passi, tenendo d’occhio il bilancio. E rinforza la società anche dal punto di vista patrimoniale. Ha acquistato due anni fa il Palazzo di via Valenziani (ex sede Cirio), ha aperto una catena di negozi Lazio Style per sviluppare il merchandising, ha lanciato per primo una radio ufficiale nel panorama italiano e un canale tematico producendo in proprio le immagini, a cui ha aggiunto l’archivio e la videoteca Rai, sta per costruire l’Academy a Formello. Senza uno sponsor da diversi anni e in attesa di costruire lo stadio, Lotito ha riportato il fatturato della Lazio sopra i 100 milioni di euro. Come gestore, sarebbe da applausi.

Due Coppe Italia e una Supercoppa

L’albo d’oro di Lotito. Le vittorie, i successi, i trofei. Nella bacheca della Lazio lotitiana ci sono due Coppe Italia (2009 e 2013) e una Supercoppa Italiana (2009). Non basta la citazione per archiviarle: la Coppa Italia 2013 non è stata una coppetta, è stata la Coppa Italia di Roma, quella strappata nel derby dei derby, quella che ha trasformato i biancocelesti in eroi, quella che rimarrà scritta nella storia per sempre, quella senza rivincita. E merita un approfondimento anche la Supercoppa Italiana del 2009: ricorda il successo conquistato a Pechino contro l’Inter dello Special One Mourinho. Lotito l’ha ripetuto di recente in un’intervista concessa al Guerin Sportivo: « Bene o male abbiamo vinto due Coppe Italia e una Supercoppa contro Mourinho. Potrei dire che la Lazio è la squadra che ha vinto negli ultimi cinque anni più del Napoli, della Fiorentina e di tante altre ». E’ un refrain , un motto che Lotito usa spesso contando e confrontando i successi ottenuti da De Laurentiis e Della Valle negli ultimi anni. Lotito ha vinto tre coppe, i colleghi rispettivamente due (De Laurentiis) e zero (Della Valle).

L’europa. Nell’ultimo quinquennio i trofei vinti hanno consentito al presidente di piazzare la Lazio nella fascia medio-alta del campionato e conseguentemente in Europa League. Nel 2009 e nel 2013 la qualificazione europea fu infatti ottenuta grazie ai successi in Coppa Italia. La Lazio di Lotito negli ultimi dieci anni di Serie A in media ha ballato tra il settimo e l’ottavo posto. Su dieci stagioni solo tre o quattro annate hanno garantito qualche soddisfazione in più. La qualificazione in Champions, datata 2007 con Rossi in panchina (stagione in cui la Juventus era in B), è il fiore all’occhiello. Fu ottenuta in condizioni particolari, ma vincendo da un punto di vista gestionale: spendendo poco grazie alle intuizioni del diesse Sabatini. Un rimpianto è rappresentato dall’Uefa della stagione precedente, fu cancellata per Calciopoli. La riscossa l’ha garantita Reja con un quarto e un quinto posto (risalgono alla sua prima avventura laziale), purtroppo furono insufficienti per la qualificazione in Champions (consentirono il ritorno in Europa League). Le prime due vere stagioni del tecnico friulano furono le uniche, in un arco temporale lungo dieci anni, in cui la Lazio riuscì a chiudere in campionato davanti alla Roma. Il 26 maggio 2013, data nota come il trionfo nel derby di Coppa Italia, ha simboleggiato l’apice di un ciclo triennale in cui la squadra laziale è stata superiore ai giallorossi. Nel 2013-2014 la tendenza si è nuovamente invertita.

I numeri. Il cammino di Lotito in serie A è stato altalenante, la sua Lazio ha alternato campionati anonimi ad altri che hanno garantito il piazzamento europeo. Il 18 maggio s’è chiuso il decimo campionato di serie A col presidente in sella. In 380 giornate, partendo dal settembre 2004, la Lazio lotitiana ha vinto 153 partite, ne ha pareggiate 99 e ne ha perse 128.

Lo scudetto baby e un vivaio d’elite

Lotito, negli ultimi tre o quattro anni, ha investito con maggiore decisione sul settore giovanile, per la verità trascurato nella parte iniziale della sua gestione. Risultati storici, conseguiti anche grazie al lavoro di Alberto Bollini, che dopo l’esperienza come vice di Reja resterà con il ruolo di tecnico-dirigente e coordinatore del vivaio, collaborando con l’olandese Joop Lensen, ingaggiato per lo sviluppo del progetto Academy, e con il generale Coletta. Pioli ha portato in ritiro diversi talenti sbocciati nella Primavera che ha vinto lo scudetto 2013, la Coppa Italia nel 2014 (non succedeva da 35 anni) e che per tre anni di fila è arrivata almeno in semifinale nel campionato di categoria. Danilo Cataldi, rientrato dal prestito al Crotone, sta dimostrando di essere pronto per giocare in serie A, è il capitan futuro di Formello. Una buona notizia, considerando che negli ultimi dieci anni nessuno è riuscito a raccogliere l’eredità di Nesta. Sono romani anche altri talenti come Crecco, Filippini, Rozzi, Guerrieri. E’ un aspetto fondamentale per garantire continuità e rigenerare quel senso di appartenenza smarrito con il ricorso smodato agli stranieri. Certo ora c’è un’attenzione alla filiera che in passato la società, costretta a misurarsi e risolvere altri problemi, non aveva coltivato.

Progetto giovani. Si va in questa direzione e il lancio dell’Academy lo dimostra. I lavori dovrebbero scattare tra la fine di agosto e settembre. E’ previsto l’ampliamento del centro sportivo, che vedrà la nascita di una nuova foresteria, un centro medico e altri sei campi di calcio per riunire tutta l’attività del vivaio, convogliando a Formello anche le fasce d’età più basse. Con la crisi del calcio italiano e la figuraccia della nazionale di Prandelli al Mondiale, i centri di formazione giovanile sono diventati oggi un argomento prioritario. Il ds Tare, che ha giocato a lungo in Bundesliga, aveva convinto Lotito a sposare il modello della Germania largamente in anticipo rispetto agli altri club. Un entusiasmo veicolato anche dall’aquila Olympia, l’unica della Lazio di Lotito a non aver mai preso i fischi all’Olimpico, perché è il simbolo vivente del club nato nel 1900 in Piazza della Libertà. Nessun giocatore è riuscito a superarla negli indici di popolarità tra i tifosi, che la cercano e la fotografano ogni giorno nel ritiro sotto le Tre Cime di Lavaredo. E’ stata adottata, forse potrebbe essere sfruttata ancora meglio per esportare il brand della società e per avvicinarla, anche quando si trova a Formello, ai suoi tifosi. Volando tra le Dolomiti, attraverso una piccola telecamera applicata sul collo, sta registrando immagini da brivido. Il documentario verrà prodotto e trasmesso in Asia, veicolando il marchio della Lazio in Oriente.

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