Autore Topic: Donati e il doping  (Letto 3874 volte)

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Zapruder

Donati e il doping
« : Giovedì 20 Marzo 2014, 09:06:37 »
Mi hanno prestato "Lo sport del doping" di Alessandro Donati, ex allenatore di atletica leggera ma, soprattutto, strenuo combattente contro gli imbrogli da trent'anni a questa parte, e attuale consulente della WADA (l'agenzia internazionale antidoping).

Che dire? Un'infarinatura sul tema la avevo, ma questo libro - e ogni fatto è puntigliosamente documentato - è il colpo definitivo a qualsiasi credibilità dell'atletica italiana, e soprattutto del ciclismo, negli ultimi trent'anni. Sono descritti gli effetti incredibili sulle prestazioni dell'autoemotrasfusione prima e dell'EPO in seguito, che hanno trasformato persone normali e mezze cartucce in irresistibili campioni. Tutto ruota attorno alla figura di Conconi, che sperimentava l'EPO su sé stesso e a 57 anni s'arrampicava in bici sullo Stelvio impiegando due minuti in più di Moser (!), a sua volta noto fruitore delle pratiche dell'inquietante professore.

Quando, a istinto, iniziai a non credere più a certi mostruosi record dell'atletica o all'improvvisa comparsa di nuove stelle nel ciclismo, avevo avuto la percezione giusta. Nonostante questo, da giovane appassionato, m'ero ciucciato ingenuamente tutta la retorica sulla superiorità culturale dello sport nell'Est europeo e delle loro fantastiche atlete degli anni Settanta.

La retorica sciovinista appartiene anche a noi italioti e uno come Pantani passa come un campione inciampato in un controllo con risultati dubbi. Balle. Era un campione "costruito", come tanti altri.

Escono a pezzi - ma questo non sorprende - il CONI, la FIDAL, l'intero movimento sportivo italiano. Esce a pezzi la fiducia di chi, come me e tanti altri, di fronte a certe prestazioni ha sperato qualche volta che ci fosse ancora qualcosa di pulito: non c'è invece atleta o ciclista di punta, negli ultimi 30 anni, che non sia passato direttamente o indirettamente sotto le mani dell'onnipresente Conconi: il quale a un certo punto, con una dose di sfacciataggine senza limiti, fu perfino incaricato in commissioni antidoping (!), perché conosceva bene la materia (!). Uno scempio.

Consiglio la lettura perché non si tratta del solito pippone indefinito del solito lottatore coi mulini a vento: qui dentro c'è tutto, documentato per filo e per segno.

Offline quantomanca?

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Re:Donati e il doping
« Risposta #1 : Giovedì 20 Marzo 2014, 20:38:36 »
Zap - non sono totalmente d'accordo, parlo per esperienza diretta.
Negli anni'80 quello che faceva Conconi non era chiarissimo, e anche la percezione del doping era diversa. E' vero che il CONI si e' fidato di Conconi ma veniva percepito come qualcuno in grado di migliorare le prestazioni degli atleti attraverso la cosidetta "scienza dell'allenamento"  piuttosto che con pozioni magiche.
Tanto e' vero che piu' recentemente Ferrari, a differenza di fuentes e' stato usato dagli stranieri invece che dagli atleti di casa.

Oggi, dire "scienza" suona ingenuo ma all'epoca non era cosi' bianco e nero. Al CONI non importava se l'atletica fosse allenata da Donati o Conconi, per cui e' chiaro che Donati si sia messo sulla difensiva sia dall'inizio rispetto magari alla FIDAL o al CONI.

Non tutto quello che dice Donati e' oro insomma, si vuole un po' vendicare.
Per il doping, ora, al CONI sono spietati. Gli spagnoli difendono i loro atleti alla morte e col cacchio che fanno quello che fa il CONI. Ma anche i francesi e gli americani sono molto piu' permissivi sul timing degli esami a sorpresa per esempio, che tanto a sorpresa non sono.


Zapruder

Re:Donati e il doping
« Risposta #2 : Venerdì 21 Marzo 2014, 11:51:52 »
La cosa che più mi ha colpito è il salto di qualità che l'EMO e l'EPO comportano (comportavano?), in termini di prestazioni. Un salto di qualità tale da rendere praticamente inutile l'allenamento classico.

Ha ragione quantomanca? nel dire che all'inizio non sembrava esserci nulla di strano in queste pratiche. Ricordo anch'io, da modestissimo podista, gli articoli tecnici negli anni '80 che spiegavano dell'anemia dell'atleta - dovuta allo "stress" dei globuli rossi nonché addirittura a un'azione di schiacciamento meccanico degli stessi dovuto alla corsa, tutte fesserie inventate da Conconi secondo Donati - e dell'utilità di prelevare dallo stesso sangue "ricco" per poi ri-trasfonderlo prima delle gare. Peccato per le conseguenze sull'organismo di questo giochino; peccato che poi il giochino fu sostituito dalla più comoda assunzione di EPO.

Donati racconta la sua versione, certo, ma il quadro che ne viene fuori è tremendo: non c'è realtà - est europeo, americani, cinesi - che non appaia profondamente connivente con le peggiori pratiche dopanti; non ci sono record o gare che si possano dire "puliti" senza dubbio alcuno. La lista dei record dell'atletica, che un tempo conoscevo a memoria, mi appare oggi come una colossale truffa.

Offline benvolio

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Re:Donati e il doping
« Risposta #3 : Venerdì 21 Marzo 2014, 12:22:48 »
Non ho letto il libro di Donati, magari cerchero' di farlo, ma sul "valore aggiunto" del doping sistemico mi sono debitamente documentato quando nei '90 esplose nel ciclismo il battage delle imprese impossibili. Il lavoro pioneristico di Conconi sfocio' in quello che solo grazie ai francesi (peraltro anche lor in malafede) fu smantellato almeno come fondale. Il fenomeno Armstong non e' che l'eccellenza del malaffare diffuso che infesto' il ciclismo e non salvo' praticamente nessuno (l'omerta' di quel mondo e' probabilmente costata la vita a Pantani). Non so se Donati riporta le verifiche effettuate dalla Wada. Se non erro, l'Epo sistemica garantiva un salto di classifica minimo di quindici posizioni. Letterariamente, Fignon racconta che la sua decisione di smettere col ciclismo avvenne quando nel '94 sul Col du Telegraph lui fece una tirata in progressione per preparare lo scatto di Begno. Per il solito, racconta il compianto Fignon, quando lui andava in progressione gli restavano a ruota i quattro, cinque migliori. Ebbene, voltandosi, lui vide non meno di trenta corridori che lo seguivano allegramente. Ripete' lo scatto e il risultato fu lo stesso. Anzi a quel punto venne passato in tromba dal gruppetto. Capi' che il mondo era cambiato...
In atletica, invece, lo statalismo del doping dell'Est Europa e' noto (le c.d. donne uomoo...) mentre piu' di recente il sistema epo e ormone della crescita e' divenuta un'impresa commerciale di priom'ordine con i velocisti USA, ma a livello di steroidi tutti i lanciatori attingevano ampiamente (ricordiamo il caso Andrei in Italia).
Il problema e' che gli investimenti nel doping si sono saldati  con il marketing e le sponsorizzazioni (Armstrong, laboratorio Balto negli USA ecc...) arrivando a fra chiudere gli occhi agli Organismi internazionali. Suggerisco di seguire da vicino Froome e Contador nella prossima stagione. Il primo lo ricordiamo sul Ventoux lo scorso anno arrivare a 120 pedalate e a valori ascensionali medi assurdi. Il secondo l'ho visto come una palla di cannone sul Passo Lanciano alla Tirreno Adriatico di pochi giorni fa. Ricordava gli scatti di Pantani al Giro e al Tour...
In atletica i marciatori sono da riverificare in blocco, gli sprinter caraibici da indagare, quelli USA anche, i lanciatori e qualche saltatore pure.
Speriamo solo che si riesca a lavaguardare la passione dei ragazzi che fanno immani sacrifici, soprattutto in atletica.

ThomasDoll

Re:Donati e il doping
« Risposta #4 : Lunedì 7 Aprile 2014, 13:51:37 »
Quando, adolescente, lessi la progressione di Eugen Ray sui 100 rischiai di cadere dalla sedia.
A 16 anni andava più piano di qualsiasi pippone zampettante sui pistini di Caracalla.
A 20 suonava sui 100 Pietro Paolo Mennea correndo ripetutamente sotto i 10:20.
A 22 la mamma nemmeno lo riconosceva se lo incontrava per strada e per le piste era già un lontano ricordo manco tanto piacevole.
La prestazione non viene stravolta solo da EPO e Emodoping, gli steroidi hanno alterato tutto, fin dagli anni di Tamara e Irina Press, di Eva Klobukowska eccetera.
Il libro è tremendo, anche se troppo personalizzato su Donati. Distrugge diversi campioni dello sport italiano, ma non arriva certo inaspettato. Anzi, mi ha fatto molto piacere sapere che Mei, Patrignani, il mio idolo Sabia, Materazzi, Tilli e almeno fino a Roma 87 Pavoni siano stati atleti puliti, come pure lo sciatore di fondo (Barco? oddio non ricordo). Sul ciclismo, purtroppo, già si sapeva, ne esce a pezzi anche la canoa.
Anche l'amara considerazione che a ogni poltrona saltata sia seguita una nomina peggiore della precedente, e che alla fine i meno peggio siano stati Nebiolo e Pescante la dice lunga...
lettura anche un po' noiosa, ma necessaria, soprattutto per chi ha figli che potrebbero diventare sportivi d'eccellenza.

PS (Ray a 29 anni ci ha lasciato, R.I.P.)

ThomasDoll

Re:Donati e il doping
« Risposta #5 : Lunedì 7 Aprile 2014, 13:58:32 »
questa la merda che prendeva
state attenti, non vi fidate di nessuno...

http://en.wikipedia.org/wiki/Oral-Turinabol

da leggere anche:
http://www.clinchem.org/content/43/7/1262.full

e hanno lasciato il segno anche in positivo, perché esiste gente deficiente come me, che non posso cancellare il ricordo delle galoppate entusiasmanti di Marita Koch.

Offline aaronwinter

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Re:Donati e il doping
« Risposta #6 : Sabato 19 Luglio 2014, 13:22:11 »
Quando, adolescente, lessi la progressione di Eugen Ray sui 100 rischiai di cadere dalla sedia.
A 16 anni andava più piano di qualsiasi pippone zampettante sui pistini di Caracalla.
A 20 suonava sui 100 Pietro Paolo Mennea correndo ripetutamente sotto i 10:20.
A 22 la mamma nemmeno lo riconosceva se lo incontrava per strada e per le piste era già un lontano ricordo manco tanto piacevole.
La prestazione non viene stravolta solo da EPO e Emodoping, gli steroidi hanno alterato tutto, fin dagli anni di Tamara e Irina Press, di Eva Klobukowska eccetera.
Il libro è tremendo, anche se troppo personalizzato su Donati. Distrugge diversi campioni dello sport italiano, ma non arriva certo inaspettato. Anzi, mi ha fatto molto piacere sapere che Mei, Patrignani, il mio idolo Sabia, Materazzi, Tilli e almeno fino a Roma 87 Pavoni siano stati atleti puliti, come pure lo sciatore di fondo (Barco? oddio non ricordo). Sul ciclismo, purtroppo, già si sapeva, ne esce a pezzi anche la canoa.
Anche l'amara considerazione che a ogni poltrona saltata sia seguita una nomina peggiore della precedente, e che alla fine i meno peggio siano stati Nebiolo e Pescante la dice lunga...
lettura anche un po' noiosa, ma necessaria, soprattutto per chi ha figli che potrebbero diventare sportivi d'eccellenza.

PS (Ray a 29 anni ci ha lasciato, R.I.P.)

In realtà ricordo bene che la vittoria di Mei su Cova ed Antibo, ai 10.000 di Stoccarda ove occupammo manu militari il podio, venne anche proposta immediatamente in chiave polemica dallo spezzino contro il comense come "vittoria dell'atletica pulita contro quella aiutata" (Cova era allenato da Giorgio Rondelli a Milano)

Sì, il fondista era Silvano Barco, lo conoscevo personalmente (per frequentazione delle stesse Gran Fondo) ma oggettivamente nel suo caso la progressiva marginalizzazione rispetto al giro della nazionale (se di questo parla il libro) dipese più da atteggiamenti agonisticamente guasconi che da altro (ricordo una prima frazione sopra le righe, di staffetta 4x10 forse alle Olimpiadi di Calgary, in cui voleva testardamente - e contro le consegne - staccare mostri come Svedesi e Norvegesi, salvo poi finire irrimediabilemente staccato, compromettendo il risultato di un'Italia che all'epoca era senz'altro tra le candidate all'oro)

Questo non toglie il giudizio sull'ampio ricorso alle pratiche emopoietiche nel giro del Fondo, ricordo che andavo a correre con Camillo Onesti, del giro dello staff tecnico della Nazionale, e lui ne accennava ampiamente. E comunque, basterebbero il misterioso (per altri) ritiro improvviso della Di Centa da un Mondiale alla vigilia di un test dell'ematocrito - controlli inetrni rivelavano il superamento del valore massimo consentito? - adducendo motivi di una peritonite che invece non è mai stata certificata da cartelle cliniche, e l'implosione quasi immediata dello squadrone femminile - la stessa Belmondo (lei un vero talento naturale, sin dalle giovanili) si era spesso lanciata in polemiche neanche tanto velate contro le pratiche adottate da Di Centa, Paruzzi ecc. un po' come Mei con Cova.

Su Conconi effettivamente all'epoca il giudizio non era così netto, il soggetto non si portava dietro solo l'aurea di "stregone" da zone grigie, ma era ed è ancora visto come un vero scienziato dello sport, uno dei primi a ragionare in termini fisiologici delle prestazioni possibili sulla maratona sino ad arrivare a calcolarne il potenziale tempo al secondo, sulla base del test cui lui stesso aveva dato il nome  e che serviva a derivare la capacità lattacida e la VO2max.
All'epoca, fine anni '70, quando finivo di studiare - e correre - non facevo altro che leggere i libri suoi, e di Arcelli.
Damose da fa (remix di aaronwinter)
Damose da fa' (feat. Disabitato)