Lo sapete quante partite ha giocato Hernanes da titolare nel Brasile? Tre. A ventinove anni suonati.
Senza andare scomodare i Miti del passato, per i brasiliani il vero numero dieci, l'uomo di maggiore talento al quale si possono concedere pause e anarchia in cambio di giocate decisive e spettacolari, deve andare da Rivaldo in su. Quattro allenatori (Parreira, Dunga, Menezes, Scolari) hanno attraversato la carriera di Hernanes: nessuno gli ha mai regalato una maglia da titolare. Dal 2006 si sono susseguiti due Mondiali, due Coppe America, due Confederation Cup. Bottino di Hernanes: due convocazioni (Conf. 2013 e Mondiali 2014) e una sola presenza in campo dal primo minuto contro l'Italia.
Trequartista, mediano, terzino, portiere... Il ruolo è una questione marginale. Per loro Hernanes è semplicemente uno come tanti, un'onesta comparsa.
Spietato ma lucidissimo, come i numeri citati.
Sono fra quelli che invocavano un suo arretramento nel cuore del gioco, e non me ne pento: lasciarlo galleggiare fra le linee, per lunghi tratti fuori dal gioco e in attesa un'invenzione a surrogare la patologica mancanza di schemi offensivi, è un'idea mediocre e patetica come chi l'ha avuta.
Roba che può andar bene per Salvetti nel Cesena, non per la Lazio.
Il problema è che, per stazionare al centro della manovra, occorrono doti perlomeno minime di corsa, tempismo, personalità.
Doti di cui Hernanes si è dimostrato sprovvisto, alla stregua di un Liverani più bravo al tiro ma meno nelle verticalizzazioni.
Finché, accanto ai limiti del giocatore, non sono emersi quelli dell'uomo e del professionista nel gestire la cessione.
Lasciamo stare il fatto che essere posposti in quel modo non al Barcellona - che sarebbe doloroso, ma perfettamente comprensibile -, bensì a un bluff storico come la ex Italpetroli Milano, configuri una mancanza di rispetto.
Nel momento in cui si accetta un'offerta ritenuta migliore, ci si giustifica appunto col fatto di essere professionisti.
Ma allora bisogna dimostrarsi tali in tutto: anche onorando la maglia che si indossa, e la società da cui si viene stipendiati, fino a un minuto prima della partenza.
Così si è comportato Ledesma, che perse la causa per svincolarsi a causa di un madornale errore del suo avvocato, ma in campo non lasciò trasparire nulla.
Hernanes si è dimostrato simile a un merdev qualsiasi: magari un po' più debole e un po' meno stronzo, ma pur sempre un personaggio di modesto spessore.
Acqua passata, comunque.
Alla Lazio rimangono i proventi della sua cessione, coi quali si può guardare avanti assai più che con un mezzo giocatore in campo.
A lui rimangono sé stesso, la sua squadra di club e un posto da portaborracce nel Brasile più scarso di tutti i tempi.
Poca roba sotto tutti i profili: soprattutto il primo.