Autore Topic: Laziomania: dovrebbero chiedere scusa a Simone Inzaghi  (Letto 363 volte)

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Laziomania: dovrebbero chiedere scusa a Simone Inzaghi
« : Martedì 12 Ottobre 2021, 11:02:55 »
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di Luca Capriotti

Ogni tanto ci ripenso: Inzaghi che esce da Formello, ha l'accordo per l'ennesimo rinnovo con la Lazio. Suona il clacson per festeggiare, è genuinamente felice. Torna a casa, parla con l'agente, con la famiglia, ci ripensa. Accetta la proposta dell'inter, prossima avversaria della Lazio in campionato. Quell'Inzaghi là, quello che corre sotto la Curva Nord, che abbraccia Sergej Milinkovic Savic per terra, che cade, che strepita a bordocampo, che accompagna le azioni con una partecipazione quasi fisica, quasi animale. Quell'Inzaghi così laziale, è andato via. Ma in realtà, se ci pensate bene, qualcuno dovrebbe chiedergli scusa. Altro che fischiarlo.

I FISCHI E LE COREOGRAFIE - In settimana se ne è parlato tanto: la Nord vorrebbe celebrare la storia che Inzaghi ha costruito con la Lazio, altri vorrebbero fischiarli, addolorati e incavolati per un rinnovo sbandierato e poi non firmato. Ma la realtà è che qualcuno dovrebbe chiedergli scusa. Pensate al suo ultimo anno: è il coronamento della sua storia alla Lazio, finalmente la sua squadra si è conquistata la Champions League.  Ora pensate al calciomercato che il ds Igli Tare, che da sempre lo ha sostenuto, che in molti dicono essere suo amico, gli costruisce, sotto la presidenza di chi lo ha allevato sin dal settore giovanile, Claudio Lotito: gli prende dalla sua Salernitana Akpa Akpro (lo stesso che Ventura non sapeva gestire in Serie B, secondo il nostro), per una cifra che non voglio nominare, gli prende Fares, gli prende Muriqi in attacco e non dà via Caicedo, gli prende in prestito Pereira, gli prende Hoedt come difensore centrale (la storica necessità della squadra ndr), gli prende Escalante in mediana. Gli rinnovano i big, che rimangono tutti (va detto, sennò pecchiamo di disonestà). Una campagna acquisti che numericamente sembra adeguata. Però lo diciamo sempre, si vede dai risultati: la Lazio in Champions va bene, ma la Champions costa cara. La Lazio arriva sesta, e ritorna all'Europa League, di nuovo. Non riesce a replicare il modello Atalanta, ad innestare quel circolo virtuoso che la Champions dovrebbe generare. Ma che fine fanno i tanto celebrati acquisti Champions (che io stesso ho contribuito a celebrare, lo dico subito).

CHE FINE HANNO FATTO - Facciamoci un rapido giretto: Akpa Akpro e Reina sono gli unici che rimangono a buon livello. Reina, pur a volte un po' controverso, è il portiere titolare della Lazio. Che non riesce a far rinnovare Strakosha, prodotto del settore giovanile che vorrebbe dire una buona plusvalenza in caso di cessione, ma è altra storia. Akpa fa quello che deve: è un'alternativa, si impegna, poco da dire. Gli altri? Muriqi continua a non giocare come dovrebbe: per fargli spazio è stato ceduto l'eroe degli ultimi minuti, quel Caicedo che è riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi, ad incidere la scorza diffidente dei laziali. Ceduto al Genoa, mentre il kosovaro resta, pesante gravame a bilancio, con uno score francamente mediocre, e prestazioni di quel livello. Non solo, ha anche avuto l'onore di finire su Report, mica male eh, con il titolo "una festa per Tare". Tutto da dimostrare, ma certo non una bella pubblicità. Pereira è in Brasile, in prestito pure là, rispedito al mittente, e manco era male. Escalante non piace per niente a Sarri, è stato superato da Cataldi, alla fine forse non era molto meglio del centrocampista romano che hai cresciuto in casa. E finisce pure lui in lista trasferimenti, uno dei pochi ad avere un minimo mercato. Poi andiamo, continuiamo: Fares via, Hoedt che doveva sistemarci la difesa? Via anche lui. Ah, ovviamente a gennaio arriva Musacchio, esperto difensore che avrebbe dovuto puntellare il reparto. Finisce malissimo, con prestazioni di livello basso, un errore in Champions da penna viola shocking. Pure lui rispedito al mittente. Ad Inzaghi rimproveriamo il clacson, ma per il resto?

PERSONALMENTE - Personalmente, ancora ci sto male a vedere Inzaghi sulla panchina dell'Inter. In qualche modo il calcio è anche un fatto di affetti, di famiglia, di persone che diventano vicine, comuni. Ho conosciuto Inzaghi, ci ho lavorato insieme, so che cosa crea in gruppo, so che la gente darebbe un braccio per lui, io avrei dato un braccio per lui. Ci sono stato male quando è andato via, capisco le logiche del calcio "moderno" (che forse è l'unico che ho vissuto) ma non le apprezzo. Conosco anche i difetti di Inzaghi, e penso che per la crescita sua e nostra è andata bene così. Ma non dimentico cosa abbiamo fatto insieme. Come ha fatto overperformare una squadra, come ha esaltato i suoi, ad alcuni ha proprio trasformato la carriera. Non mi scordo quanto mi sono divertito in maniera genuina con la sua Lazio. In maniera profonda, quel piacere di guardare e partecipare che solo il calcio sa regalare.

PENSIAMOCI BENE - Per questo dico: pensiamoci bene. Pensiamoci bene quando armeremo bocca e fiato per fischiarlo. Finita male, malissimo la sua esperienza alla Lazio, ma ricordiamoci bene come lo ha trattato, nell'ultimo anno, la società che lo ha cresciuto, che lui ha contribuito a portare in Champions League dopo 13 anni. Ricordiamoci che mercato gli ha regalato, con tanti clacson pure quella volta, difendendo a spada tratta per tutta la stagione i Muriqi e gli Hoedt. Ricordiamoci che, al primo accenno di relax e gioia, i nostri hanno combinato un patatrac, costringendo il nostro a far giocare un attaccante in palese difficoltà, a giocare in Champions con Hoedt, poi rispedito alla periferia del calcio senza tanti complimenti. Inzaghi ha delle colpe per quel finale? Certo. Qualcuno dovrebbe chiedergli scusa per quel mercato, ma in generale per non aver coronato l'anno migliore della nostra vita recente, quello che già avevamo l'onere di vivere da lontano, e che invece si è tramutato in un continuo problema di formazione, un continuo tormento dello stomaco. Non so se questo sposterà di una virgola il vostro pensiero su Inzaghi, penso di no. Ma io lo metto nel mazzo, perché secondo me conta molto sul suo ultimo anno, e chissà, magari pure sul suo addio. Io lo metto nel mazzo, perché Inzaghi non si merita fischi. Proprio no, non Inzaghi. Qualcun altro sì, non Inzaghi.

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