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Il feeling con i tifosi per ritrovare appeal
« : Sabato 17 Maggio 2014, 15:47:41 »
Corriere dello Sport


Il feeling con i tifosi per ritrovare appeal


Prima delle operazioni di mercato, prima di ogni cosa, con la massima urgenza occorre risolvere il contrasto fra la frangia oltranzista del tifo biancazzurro e la dirigenza della società. Perché questa fretta. Perché un nuovo semi deserto all’Olimpico per l’ultima di campionato non farebbe altro che mettere il sigillo sul braccio di ferro, e si sa che l’ultima immagine di una storia è quella più difficile da cancellare.
Secondo, perché tutto questo avrebbe affetti deleteri non solo sul presente (dove i danni sono stati già consumati: con un tifo adeguato la Lazio avrebbe ora quei quattro o cinque punti in più che le avrebbero consentito l’accesso all’Europa League), ma anche sull’immediato futuro. Parlando nei giorni scorsi con un celebre procuratore di calciatori, ho avuto la conferma di quanto immaginavo. Mi ha detto il procuratore: «Ma quale giocatore di prima fascia pensi che accetterebbe di trasferirsi in una squadra abbandonata dai propri sostenitori e con un presidente in eterno conflitto con il mondo?». Già, chi se non giovani di belle speranze o i vari Saha, Postiga o Kakuta pagati (strapagati nel caso del portoghese: 1,6 milioni per sei mesi!) per bivaccare, leccarsi le ferite e stare alla larga dai campi di gioco?
Cerchiamo di non sciupare tutto. La squadra di Reja ha una buona intelaiatura, se tiene i migliori e prende un paio di top player (Rakitic sarebbe il massimo e proprio da queste pagine lo consigliammo mesi fa), può inserirsi fra le prime quattro o cinque del campionato. Ma non vedo motivo alcuno per cui un Rakitic, su cui piovono offerte da mezza Europa, dovrebbe scegliere la Lazio. A meno che…
L’unico evento che potrebbe restituire appeal alla Lazio è la pace sociale, l’afflusso massiccio allo stadio, il calore attorno alla squadra. Ero all’Olimpico lo scorso lunedì, per quella indimenticabile festa dello scudetto 1974, assieme ad altre 65.000 persone, alle centinaia di bandiere biancocelesti. Uno spettacolo vintage, e però la testimonianza di un amore riposto ma non sopito, di un serbatoio d’amore e di entusiasmo tuttora presente. I ragazzi di Maestrelli guardavano estasiati in alto, come quel 12 maggio di quarant’anni fa. Mi ha detto Giancarlo Oddi: «Chissà cosa darei perché questo spettacolo si ripetesse ogni volta che la Lazio di oggi gioca in casa. Come la nostra Lazio di allora…».
L’evento dello scorso lunedì dovrebbe servire da lezione a Claudio Lotito ma anche ai sostenitori dello sciopero, per le ragioni che ho esposto. Questi ultimi non hanno ancora fatto un passo indietro, il presidente ne ha fatti alcuni, timidi, incerti: l’abbassamento dei prezzi per la partita col Verona, il referendum fra i tifosi per il nome dell’Academy. Poco? Forse. Ma a breve avremo la prova se si tratta di un inizio di reale riavvicinamento alla gente laziale o della solita fuffa. Lo sapremo attraverso l’applicazione dell’articolo 35 del regolamento Uefa sulle licenze per i Club: «Tutte le squadre europee devono dotarsi obbligatoriamente di un funzionario per le relazioni con i tifosi in modo da instaurare un dialogo diretto e costruttivo con i propri sostenitori». Si chiamerà Supporter Liaison Officier questa figura che Lotito dovrà inserire in società in tempi brevissimi. La scelta è ampia, basta ricordare l’accoglienza riservata ai 65.000 di pochi giorni fa a Wilson, Oddi, e gli altri indomabili del ’74, ad Alessandro Nesta, a Gigi Casiraghi, a Beppe Signori. E perché no Giorgio Chinaglia jr? Di padre in figlio. Il fil rouge della lazialità.
Sarà la prova del nove per il presidente più contestato d’Italia. Se la supera non ci saranno più alibi. Tutti attorno alla squadra. E forse qualche giocatore di gran talento si riaffaccerà a Formello.
di Franco Recanatesi

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