www.ilmessaggero.itLazio, ultima chiamata per l’Europa. Reja: «Se perdiamo, giusto non andarci»
di Gabriele De Bari
Ci sono partite che decidono una stagione e dove ogni errore può diventare fatale e avere il sapore di un verdetto. Da una parte il Livorno, protagonista di uno zibaldone tecnico senza precedenti, che avrà l’ultima occasione per restare agganciato al treno della salvezza. Dall’altra la Lazio, in lotta con altre 4 avversarie per l’ultimo posto che vale l’Europa League. Come la Lazio anche il Livorno è una delusa di quest’annata sfortunata e ora tutti chiedono il massimo a una sfida senza appello. Per dare corpo ai loro sogni, sia gli amaranto che i biancocelesti, infatti, dovranno soltanto vincere perché un pareggio condannerebbe entrambi a un finale di campionato senza stimoli e carico di polemiche.
NOVITA’ TATTICHE
Dopo la deludente prova contro il Torino, Edy Reja, spera di vedere un’impennata romanzesca, un rigurgito d’orgoglio, che consenta di rialzare le quotazioni della squadra alla borsa del campionato. Ma le assenze importanti (Marchetti ancora non convocato), la disperazione dell’avversario, ormai all’ultima spiaggia, il tradizionale ambiente ostile dell’Ardenza rappresentano delle connotazioni che aumentano notevolmente il coefficiente di difficoltà della trasferta in Toscana (la squadra è partita da Termini, a bordo di un Frecciabianca, scortata da una ventina di Carabinieri). L’allenatore goriziano, dopo le 7 reti incassate contro Napoli e Torino, ha lavorato parecchio sull’assetto difensivo e ripresenterà Cana al fianco di Biava e, soprattutto, riproporrà Lulic, piuttosto restio ad arretrare la posizione, nel ruolo di terzino sinistro, al posto dello squalificato Radu. Accorgimenti tattici necessari nel tentativo di migliorare l’assetto difensivo, apparso piuttosto fragile nelle recenti esibizioni. Troppe volte, infatti, le amnesie del reparto arretrato hanno mortificato le ambizioni dei biancocelesti, anche nelle partite meno complicate. E il Livorno ha proprio in attacco le armi migliori per vincere l’incontro: il cannoniere Paulinho (13 gol) e il trequartista Siligardi. Gli amaranto hanno già fallito il match dell’anno, perdendo in casa lo scontro diretto con il Chievo, però resta comunque un avversario in grado di creare problemi a una Lazio che ha poche certezze e che sbaglia troppe volte.
SENZA PUNTE
La prolungata assenza di Klose e il leggero infortunio a Postiga, comunque fuori condizione, indurrà Reja a varare un assetto offensivo inedito, senza centravanti. Con Mauri che agirà ancora alle spalle di Candreva e Keita che non sono punte ma esterni. Le speranze si appuntano sulla fantasia e sulla capacità di questi ultimi, di creare la superiorità numerica, e sulle qualità balistiche del romano, arrivato già a 11 centri. Candreva torna da temuto avversario nello stadio dove cominciò la carriera, uno stimolo in più per continuare nella lunga striscia positiva. Per l’azzurro, in odore di Mondiale, questa è la migliore stagione in assoluto e, se la squadra può ancora sperare nel sesto posto, lo deve soprattutto ai suoi gol. Il tecnico friulano ci crede ancora. «L’Europa è possibile però, se non dovessimo vincere, sarebbe giusto restarne fuori. Faremo di tutto per conquistare questo traguardo e poco importerà se bisognerà anticipare i tempi del ritiro. Il nostro obiettivo dev’essere quello di mettere insieme dodici punti in queste ultime quattro giornate. Affrontiamo una formazione che giocherà sull’agonismo, rivitalizzato dal cambio in panchina, non sarà semplice per noi ma abbiamo i mezzi per batterla. Ho visto i ragazzi bene, dal punto di vista fisico, ho pensato a un terzetto di centrocampo con Onazi, poi valuterò a partita in corso. Entrambe le squadre avranno motivazioni fortissime ma la qualità della Lazio è superiore e potrebbe diventare fondamentale». Cavanda, molto deludente contro il Toro, andrà in panchina: gli verrà preferito Pereirinha. Questa volta è davvero l’ultima chance: fallirla significherebbe anticipare i processi e pensare alla prossima stagione.