www.calciomercato.comdi Luca Capriotti
Ciao, sono la Lazio, e in due mesi e mezzo non ho operato una cessione della prima squadra che non fosse un ex Primavera. Il vero problema di questa società,
in un calciomercato completamente congelato in Italia, ad oggi è quello delle cessioni: vendere per comprare, vendere per dare l'avvio alla vera
era Sarri. Senza gli acquisti veri, la struttura teorica del calcio di Sarri rischia di rimanere lettera morta.
Niente calcio vero, niente estetica, niente Sarrismo: a Sarri servono giocatori adatti. Dobbiamo evitare la congiuntura astrale che ha portato al fallimento-Scudetto di Sarri alla Juventus: un mix micidiale di incomprensioni, mercato fallimentare e totalmente fuori zoom, polemiche coi senatori e con la stampa.
UNA CERTA IDEA DI STAMPA - La stampa, nella migliore delle nostre tradizioni romane, ha già deciso che:
Sarri si chiama Mau, che i rapporti tra Luis Alberto e l'allenatore sono ai minimi storici, che Kamenovic, che Kostic, che i nuovi acquisti. In attesa
della svolta di Ferragosto (il momento magico in cui tutti compreranno), chi ha vissuto i nuovi inizi in casa Lazio lo sa.
Dopo il momento iniziale di entusiasmo, scatta la voglia di polemica. E appena c'è una traccia di sentiero, come succede a chi va per boschi, i nostri ci si infilano per impallinare l'odiato di turno.
In questo caso Luis Alberto.LUIS ALBERTO SI PRESTA - Luis Alberto in qualche modo ha tutto per essere antipatico alla stampa romana.
Vorrebbe andare via come loro, ma non ci riesce, e quanti giornalisti si specchiano in questo, costretti a rimestare con la penna il mondo Lazio quando vorrebbero fare altro. Luis Alberto ha perfino il brutto vizio di dire le cose che pensa, non si accontenta di pubblicare veline passare dalla Lazio sull'aereo più bello del mondo, o similia.
Non ricerca i rapporti, che a Roma sono la base: se dai la maglia, fai un sorriso in più, o ti spendi in pubbliche relazioni, hai vita lunga. Altrimenti sei solo un rompiballe che vuole andare via.
Un giochetto al massacro che spesso in passato ovviamente ha fatto il gioco della società, nella miglior tradizione della stampa fiancheggiatrice italica, ben contenta di alimentare il fango su alcuni giocatori che non volevano rinnovare chiedevano troppo (rispetto agli angusti standard) o non hanno accettato poco. O banalmente volevano cambiare aria, che nel professionismo è la norma, perché la vulgata che le società di calcio siano una famiglia può andar bene come slogan di una campagna abbonamenti, ma non nella realtà nuda e cruda.
ORA I FATTI - Siccome questa società si è sempre vantata dei fatti, delle solide realtà, ebbene,
le mettano in atto. Altrimenti tutta la bella costruzione sarrista rimarrà come sempre onere dell'allenatore. Giochetto troppe volte rifilato ad Inzaghi: a lui il compito del miracolo, dopo che altri nemmeno il compitino riuscivano a fare.
Sarri chiamatelo Mau, pure se è orrendo, ma non appellatelo solo come un amichetto con cui giocare a Tresette. Giocateci pure, al suo gioco. È l'unico modo per divertirci davvero. Ciao sono la Lazio, se voglio divertirmi devo aiutare Sarri. Ora, e sono già in ritardo.
p.s. E se c'è la possibilità di fare un bel colpo (se c'è davvero, e se è Coutinho), facci lei, signor direttore.