Più che autoassegnazione, io ipotizzo una sorta di estensione arbitraria da parte di un qualche redattore.
L'idea che mi sono fatto è che sia andata proprio così, tranne che per il termine "arbitraria". Insomma, credo non casuale.
Rileggendo la storia calcistica di quegli anni, e gli indizi che sono stati via via portati alla luce, non ultimi i recenti riferimenti riportati da Zap (l'annuario del 1927 che non assegnava ancora quel titolo al Genoa, la pagina del Corriere del 1922, ecc.), credo si possa affermare che il titolo del 1915 non sia stato mai formalmente assegnato e che la sua assegnazione sia stata attribuita "sottobanco" e senza clamori e in un periodo "insospettabile", ossìa circa quindici anni dopo (nell'annuario del 1929 "magicamente" compare, come segnalato da Zap qualche mese fa, nella riga del 1915 la frase "assegnato al Genoa", non "Genoa" e basta come per i club vincitori negli altri anni, ma una precisa definizione...).
Non ci sono, e credo che non ci possano essere per la "forma senza forma" con cui è avvenuto, prove, ma il tricolore del Genoa del 1915 viene partorito, nell'idea che mi sono fatto, a seguito e come conseguenza più o meno diretta di quanto avvenuto nel 1925 nella controversa disputa tra Bologna e Genoa per la vittoria del campionato settentrionale. Le polemiche furono roventi, l'epilogo con la vittoria bolognese un atto violento e prevaricatore, a giudizio di molti e soprattutto dei genoani, della squadra del potentissimo gerarca fascista Arpinati. Quella vicenda, le polemiche che ne seguirono, crearono non pochi problemi a questo importante personaggio, già avviato a ruoli di primo piano nell'ambito della federazione calcistica e destinato ad altrettanto successo in ambito politico, tanto che alla fine del decennio si avviava a ricoprire la carica di Ministro dell'Interno del governo fascista.
La successiva vicenda dello scudetto revocato al Torino nel '27, cui non conseguì l'assegnazione al Bologna giunto secondo, sembra a detta di alcuni, probabilmente non lontani dalla realtà, per un ben studiato "beau geste" dello stesso Arpinati, ne fece aumentare la stima presso l'opinione pubblica e costituì una bella riverniciata alla sua popolarità sportiva dopo le polemiche del '25.
Con il girone unico che prendeva la luce, con la Juve di Agnelli e il Toro di Cinzano che si stavano per impadronire del nuovo calcio del professionismo, con le storiche Pro Vercelli e Genoa che cedevano il passo, c'era bisogno di restituire alla contesa sportiva gli equilibri e le armonie utili a che i nuovi centri di potere si definissero e si consolidassero. Ognuno ebbe il suo tornaconto, più o meno alla luce del sole.
Anche il Genoa, ormai in parabola discendente, ottenne una "onorificenza" postuma. La ottenne senza clamori, la ottenne addirittura in modo "inconsapevole", la ottenne attraverso la regola goebbelsiana, applicata evidentemente qualche anno prima ma con altrettanta efficacia, che
"a forza di ripetere una menzogna questa diventa realtà". A forza di scrivere, non in prima pagina, ma lontano dai titoli e sottovoce, perché se in un discorso vuoi convincere qualcuno senza che questo abbia dubbi e senza creare contraddittorio,
basta affermare la tua finta verità nella parte meno importante dello stesso, così tra un annuario e un albo d'oro pubblicato sul Littoriale (
dal 1927 rilevato da... ops... Arpinati...) e senza alcuna necessità di una forma, di una delibera, di un atto che - quindici anni dopo - chiunque, anche una camicia nera con mezzo grammo di cervello, avrebbe contestato, lo scudetto del 1915 divenne del Genoa tra un foglio di giornale e l'altro, magari nelle pagine meno lette, ma facendo sì che nel tempo diventasse fatto acquisito. E così fu.
E le altre? Possibile che non lo rivendicarono? La Lazio per esempio non disse nulla?
Stava per iniziare il campionato a girone unico, arrivava il professionismo, la battaglia era per assicurarsi un posto al sole e potervi partecipare, il riferimento la Carta di Viareggio e la stella polare di una squadra per città, varie Pro-Loco (definizione perfetta di Zap...
) venivano costituite e i posti in prima fila in via di esaurimento. Tutti cercavano il proprio tornaconto o comunque il biglietto per stare lassù...
La Lazio, dopo il voltafaccia di Foschi e la fusione (per fortuna
col senno di poi ) saltata, stava spareggiando col Napoli per poter accedere a quella che sarà la Serie A. Uno, poi un altro spareggio ancora senza esito. Poi, alla fine, per la Federazione possono stare tutte e due in Serie A pur di farci entrare con fervore "dannunziano" la Triestina e pur di non perdere qualche pezzo importante e dalla storia sportiva romantica (
la smettessero però di rompere il c... con il dilettantismo, eppure Vaccaro è sveglio, possibile che non s'arrendono... manco fossero "i tre parametri..." con cento anni di anticipo... ).
Anche la Lazio ebbe quindi, direttamente o indirettamente, il suo di tornaconto e, in quel momento, la possibilità di essere nel massimo campionato, dopo aver rischiato di essere cancellata prima dalla Carta, poi dallo spareggio e in generale dal passaggio epocale al professionismo che la trovava impreparata allora e per qualche anno, e il tornaconto che ottenne, che poi si chiamava sopravvivenza, valeva ben di più di un titolo di quindici anni prima di cui ormai era sbiadito anche il ricordo e l'interesse.
Lo scudetto del 1915 non esiste, andava soltanto revocato al Genoa che mai lo conseguì, neppure d'ufficio.
Oggi, dopo che lo hanno detenuto per un secolo abusivamente, possono girarlo alla Lazio per altri cento anni, per poi rimetterlo in condominio.