Autore Topic: Trent'anni  (Letto 3918 volte)

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Offline carpelo

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Re:Trent'anni
« Risposta #20 : Martedì 3 Agosto 2010, 13:51:54 »
Ieri sera replica della puntata di blu notte, maestosamente condotta da Lucarelli.
Tra depistaggi, piste estere, logge massoniche uno scenario deprimente ed inquietante.
Ecco appunto. Permettimi roccobak, io non ce la faccio a fermarmi alla commemorazione delle vittime.
Sono passati trenta anni, teoricamente è cambiata pure la classe politica al potere, ma ancora non si sa niente.
Sono stati condannati Fioravanti e la Mambro, colpevoli di altre terribili morti. Hanno riconosciuto la responsabilità di quanto fatto con i NAR, ma hanno sempre detto di essere innocenti riguardo alla strage di Bologna. Ieri su Repubblica c'era un articolo su Fioravanti che sta incontrando i parenti dell "sue" vittime ( http://www.repubblica.it/cronaca/2010/08/02/news/bologna_fioravanti-6007414/ ). Non voglio assolutamente parlare del personaggio, mi interessa di più la storia, quello che è davvero successo e riporto questo passaggio (il virgolettato è del Fioravanti):

"Al di là delle responsabilità come Nar che ci rendono meritevoli delle relative punizioni, di fronte a una stazione ferroviaria saltata per aria, la risposta dello Stato italiano, attraverso la magistratura bolognese, è stata: "Non si sa chi materialmente abbia messo la bomba, non si conoscono mandanti né movente né si ha notizia della provenienza dell'esplosivo. Si sa solo che a metà della catena di comando c'erano un ragazzo e una ragazza di 22 anni provenienti da Roma. Ai quesiti irrisolti, dice la sentenza, sarà data risposta con indagini successive. Sono passati 15 anni*, ma ancora oggi non si conoscono mandanti, movente, esecutori e provenienza dell'esplosivo. È una sentenza rimasta appesa al vuoto". Nella speranza di ottenere la revisione, l'"ex criminale" Fioravanti chiese tempo fa un colloquio riservato con Francesco Cossiga. "Cossiga, gli domandai, mi dia un pezzo di carta per riaprire un processo, un foglietto che dimostri che Sparti è stato pagato dai servizi per accusarci. Oppure che dimostri il ruolo di Gheddafi nella strage come ritorsione al tentativo, circa un mese prima, di ucciderlo sui cieli italiani. Tentativo ammesso più volte dal leader libico e poi concluso con il tragico errore dell'abbattimento del Dc9 a Ustica". "Foglietti non ce ne sono - rispose l'ex presidente della Repubblica - ma Gheddafi con Bologna non c'entra. La strage fu provocata da esplosivo palestinese in transito per la stazione bolognese, ma esploso per errore".


*ndc. ci si riferisce alla condanna confermata dalla Cassazione nel 1995


Un'altra cosa vorrei sapere (magari da qualcuno più informato). Il segreto di stato può durare al massimo 30 anni. Perchè non esce fuori niente? C'è chi dice (uno del PDL di cui non ricordo il nome) che non c'è segreto di Stato su Bologna, mentre da tante altre parti leggo il contrario, anche il presidente dell' associazione dei familiari delle vittime ne parla.

zorba

Re:Trent'anni
« Risposta #21 : Martedì 3 Agosto 2010, 17:30:14 »
(Il Fatto Quotidiano 01.08.2010)

STRAGE 2 AGOSTO 1980

Bologna, il governo scappa e tace

(di Maurizio Chierici)

Non vanno a Bologna perché hanno paura delle domande. Non vogliono rispondere mentre trafficano per rinviare la fine del segreto di Stato che una legge del governo Prodi fissa a 30 anni. Il 3 agosto, passato il ricordo delle vittime, il tempo interminabile scade: si aprono i cassetti, vien fuori la verità. Può rivoluzionare sentenze, giuramenti, libri, ogni inchiesta. Finalmente in vetrina burattini e burattinai. Dovranno rispondere ai familiari di chi ha perso la vita sulla strada delle vacanze e guardare in faccia i sopravvissuti nella vita grama. Ma il ministro Maroni e gli altri ministri di Berlusconi non hanno paura solo della rabbia di chi aspetta da 30 anni, perché Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione che non vuol dimenticare, ha chiesto di separare la cerimonia: nelle sale comunali con i politici; in piazza, sul palco, solo chi se la sente di affrontare la folla. “Si faceva così fino al 1993: è stato Ciampi a pretendere l’impegno davanti alla gente di chi ha responsabilità pubbliche. Diciassette anni dopo si torna all’antico per evitare qui silenzi nascosti sotto l’alibi dei fischi. Il 2 agosto era diventato lo spazio nel quale si agitava il malcontento di chi non sopporta l’ambiguità dei governi. Proteste che trionfano sui giornali e nelle televisioni. Il giorno dopo non parlano d’altro. E trascurano i misteri non risolti. E noi restiamo senza risposte”. Adesso la voglia di rimandare l’apertura dei cassetti neri. Il governo Berlusconi li vorrebbe sigillati per chissà quanto tempo: “Sarebbe una vergogna politica bipartisan”. Ma la paura di mostrare la faccia si intreccia con le strutture del governo della libertà. E devono scappare. Il processo per la strage di Bologna è il solo ad aver inchiodato chi ha messo le bombe e chi ha coperto il crimine. Fioravanti, Mambro, Ciavardini, braccia minori. Ma i protagonisti che inquietano sono altri, il generale Pietro Musumeci (numero 497, loggia P2) stratega del Sismi, servizi segreti comandati dal generale Giuseppe Santovito: la morte lo ha salvato dalla galera prima della sentenza. E poi il colonnello Belmonte, Benincasa, Francesco Pazienza che l’anno scorso è uscito di prigione dopo aver scontato la pena della strage. Un filo lega gli uomini che hanno “deviato” le indagini sull’attentato, e il filo parte dalla loggia di Licio Gelli, tutti protagonisti P2. Anche Gelli é colpevole, condanna a 15 anni, sentenza sospesa per l’accordo con la Svizzera che ne ha permesso l’estradizione in Italia solo per intrighi finanziari.

Per complicare le indagini dei magistrati, hanno inventato voci e messo assieme i bric brac delle falsità. Tra le vittime il povero Spadolini dirottato su una pista libica della quale parlare sottovoce perché Fiat ed Eni erano socie di Gheddafi. I treni diventano palestre dell’imbroglio: nel gennaio ‘81 sul Taranto-Milano si scoprono passaporti stranieri, armi ed esplosivo compatibile con le bombe di Bologna. Ecco: se il 3 agosto si apre il vaso di Pandora, con quale animo affronteranno la verità gli uomini P2 del governo sul quale già si allunga l’ombra di una P3 giocattolo della loggia venerabile? Come immaginare Berlusconi e Cicchitto, numerari di Gelli, sul palco di Bologna a rispondere a chi vuol sapere su quel passato che non è passato.

Giornalisti fedeli danno una mano, Giuliano Ferrara si sbraccia, sudando. Ma il coraggio di affrontare non la gente, ma le domande di Bolognesi e degli altri, quel coraggio non riescono a trovarlo. Stanno trattando la trappola del rinvio del segreto di Stato. Anche perché Santovito, Musumeci, Pazienza, perfino Gelli erano e sono solo filtri di un potere superiore invisibile. Che sopravvive e deve difendersi da magistrati e giornali.

zorba

Re:Trent'anni
« Risposta #22 : Martedì 3 Agosto 2010, 17:58:40 »
(Il Fatto Quotidiano 03.08.2010)

La rabbia dei parenti: “Io non li perdono” Ma c’è chi con Giusva è andato a cena

(di Roberta Zunini)

“Li odio, li odierò per sempre, il mio odio non diminuirà mai. Mi stupisco persino di quanto il mio odio non accenni a diminuire. Anzi oggi li odio ancora di più perché sono liberi nonostante tutti gli omicidi che hanno commesso. E se anche non fossero stati loro a mettere la bomba alla stazione, li odio comunque perché erano criminali anche prima dell’attentato. Giusva aveva ammazzato tante altre persone innocenti prima di portarmi via l’unica figlia che avevo”. La figlia di Anna Cenci si chiamava Antonella ed è morta assieme al fidanzato e ai suoi tre fratelli che avevano preso il treno in Sicilia per andare a farle visita al Nord. Giuseppina Marino è l’unica sopravvissuta dei quattro fratelli perché era rimasta a casa, a Ravenna, a preparare la festa per il loro arrivo. Mentre Anna Cenci non ha potuto partecipare alla celebrazione di ieri, perché le sue gambe di settantatreenne non la sostengono più, Giuseppina ieri si trovava ad Altofonte, un paesino in provincia di Palermo dove vive l’anziana madre e dove vivevano i suoi fratelli. Da quando, anni fa, la salute della madre è peggiorata, il 2 agosto lo va a passare con lei nel cimiterino del paese in provincia di Palermo. Anche Giuseppina non perdona Fioravanti e la Mambro, e rimane stupefatta nel sapere che qualcuno li possa aver perdonati. “Lo vengo a sapere ora da lei che la sorella di una vittima ha perdonato quei due e li ha persino incontrati. Mi domando come abbia potuto. È disumano. Io non li perdonerò mai Fioravanti e la Mambro, sto male ogni volta che penso a loro, liberi, liberi di crescere la loro figlia mentre io non conoscerò mai i miei nipoti, i figli che mio fratello avrebbe potuto avere con la figlia della signora Anna”. Giuseppina e Anna hanno continuato a sentirsi, sono rimaste legate nel microcosmo che si genera sempre nel macrosmo di vicende epocali. “Mi fa inorridire pensare che i parenti di una delle loro vittime possano aver cenato con loro”, dice gelida Giuseppina. Queste due signore - indissolubilmente legate dalla morte tragica dei loro familiari più stretti – non solo ignoravano che una degli 85 parenti delle vittime, la signora Anna Di Vittorio, avesse perdonato pubblicamente coloro che sono stati riconosciuti come gli autori materiali della strage, ma, cosa più grave, non sapevano che il suo parere avesse aiutato i giudici a scarcerare Giusva Fioravanti . “Anch’io non sono mai stato contattato dai magistrati in merito alla raggiunta ravvedutezza di Giusva Fioravanti”, dice Vittorio Brosio, fratello di Anna Maria scomparsa a 28 anni, con il marito e il figlio di 6 anni, nella polvere della deflagrazione. “Ignoravo che la magistratura avesse utilizzato anche il parere di un parente delle vittime per concedere la libertà a Fioravanti. Voglio dire solo questo, del resto non voglio parlare”. Paolo Bolognesi - il presidente dell’associazione vittime della strage di Bologna – dopo il discorso tenuto durante la commemorazione in cui ha scandito ancora una volta i nomi degli esecutori materiali, dice che è “vergognoso che il parere della signora Anna Di Vittorio e di suo marito, amico di una vittima, possa aver indirizzato i giudici a dare la libertà condizionata a Fioravanti”. “La cosa scandalosa, terribile è che i giudici non hanno contattato tutti i familiari delle vittime ma si sono accontentati del parere di questi due signori. Come se il loro parere fosse uguale a quello dei familiari delle altre ottantaquattro vittime. I magistrati hanno violato la legge perché andavano sentite tutte le parti lese”. La scarcerazione di Fioravanti è tuttavia avvenuta seguendo la procedura dettata dai codici. Con la riforma dell’ordinamento giudiziario del 1987, infatti, se dopo 20 anni di carcere il detenuto, compreso chi sconta l’ergastolo, ha tenuto comportamenti tali da mostrarne il sicuro ravvedimento si può procedere alla “condizionale”. Dopo una “condizionale” di cinque anni senza macchie e passi falsi, il detenuto può essere messo definitivamente in libertà.


bak

Re:Trent'anni
« Risposta #23 : Mercoledì 4 Agosto 2010, 11:20:30 »
Nota a latere, a Buenos Aires è morto Giovanni Ventura.

Carpè, i dubbi e i timori che hai sono gli stessi miei. In mezzo a questa strage ci sono pezzi interi di Stato deviati dalla P2.
L'episodio della bomba messa sul treno Taranto-Milano dai carabinieri, per ordine di Musumeci che era uno che di quella loggia era parte integrante, mi sembra emblematica di questo sistema.