E’ una riflessione che faccio da giorni, da quando c’è stata l’iniziativa “Libera la Lazio” in Lazio-Sassuolo: il clamore mediatico è stato notevole, ne hanno parlato i media italiani e stranieri, giornali e televisioni, in quanto veniva posto in risalto la contestazione civile ma imponente di uno stadio di 50mila persone, tifosi di una importante società di calcio italiana, verso il Presidente ed il suo modo di gestire la società stessa, in tutte o quasi le sue sfaccettature. Ha creato clamore perché “imponente”, perché si è mostrato davanti alle telecamere uno stadio pieno, unito nella contestazione, ma unito anche nell’Amore verso la S.S. Lazio, ovvero verso le sue sorti, il desiderio spasmodico e passionale di pretendere un livello tecnico agonistico di alto livello, nazionale ed internazionale, ed un’espressione interna ed esterna fedele ai valori di coloro che nel 1900 furono i suoi fondatori, di quei valori che nel 1927 fecero sì che si dicesse “….la Lazio non è una semplice società sportiva, è altro, è di più….”, e che per l’appunto impedì che la Lazio si unisse alla fusione già programmata di società romane, che portarono alla nascita dell’as roma…..questi valori, il loro insieme anni dopo fu sintetizzato sotto il nome di LAZIALITA’ (….termine coniato dal giornalista Michele Plastino, ma oggi termine che ha fatto proprio un grande tifoso e giornalista, Guido De Angelis, per intitolare una rivista ed una trasmissione televisiva.
Premessa fondamentale è che oggi chi contesta in maniera oltranzista, anche da quasi 10 anni, o chi in maniera più tiepida, o anche chi è contrario alla contestazione, è per l’appunto unito da un comune sentimento: l’Amore per la LAZIO, anche se hanno diverse ricette o diverse idee su come questo obiettivo possa essere raggiunto.
Tutti sappiamo che le guerre fratricide, già in atto, arrecano danno enorme alla Lazio, ai suoi destini sportivi e non, e che nella città di Roma, dal 1927, è sempre stato in atto, qualche volta tentato altre solo sopito o teorizzato, una volontà, neppur tanto nascosta, di avere come espressione della realtà calcistica Capitolina una sola grande società, l’a.s. roma per l’appunto; era il volere di Italo Foschi ed altri dirigenti federali nel lontano 1927, lo è ancora oggi, anche se in forme diverse e meno palesi. Tale riflessione è palesemente confermata dal comportamento di Unicredit, banca che a fronte di una esposizione creditizia verso l’a.s. roma, invece di procedere al rientro con la valorizzazione del patrimonio della società as roma, ed il relativo recupero dei crediti, con la vendita dei giocatori, come avvenne negli anni 2002, 2003 e 2004 con la simile situazione createsi alla S.S. Lazio, quando Capitalia per rientrare della sua esposizione verso il club non fece un piano di valorizzazione del club per poi avviare una piano graduale di rientro e contemporaneo mantenimento di alta competitività, ma vendette i migliori giocatori per rientrare il più facilmente possibile delle somme dovute, per poi cedere la società all’acquirente che presentasse i minimi requisiti per il solo acquisto, non curandosi, come è avvenuto tre anni fa con l’as roma, allorquando la banca decise di finanziare la gestione del club, non vendendo i giocatori migliori, e cercando acquirenti o osci che potessero rilevare quote della società, garantendo però e pretendendo da essi che mantenessero un livello agonistico molto alto. E’ palese che la finalità di una banca non è quella certamente di garantire un livelo agonistico alto di un club indebitato, ma soprattutto quello di rientrare il più presto possibile del credito vantato: avviene così per tanti imprenditori, avvenne così per la S.S. LAZIO, che fu smembrata, indebolita, ed i suoi tifosi dovettero veder ceduti i loro beniamini, senza alcun tipo di incertezza o rispetto per la storia del Primo club Romano, per nascita e Palmares.
Tutti i tifosi laziali sognano una Lazio forte, una società ambiziosa ed attiva sul mercato e sul palcoscenico nazionale ed internazionale, una società che esprima i valori che Noi etichettiamo con la LAZIALITA’, ebbene sperare o sognare un nuovo Proprietario, o Presidente, un imprenditore o un gruppo industriale italiano o estero che prenda le redini della S.S. LAZIO è non solo normale ma anche lecito, legittimo e naturale, come naturale è la spinta dell’uomo a migliorarsi.
La Lazio non è una società minore, non è l’espressione minoritaria di una società, non è questo quello che volevano i suoi fondatori, non è quello che vogliamo noi, tifosi ed Amanti della Lazio….NOI LAZIALI….ora molti Laziali hanno ide diverse, visione diverse sul come far prendere coscienza di ciò all’attuale gestione, ma Tutti sono uniti per desiderare il meglio per la LAZIO.
Ed in nome di questo Amore oggi più che mai dobbiamo capire, se ce ne fosse bisogno, che il momento è critico, delicato, cruciale, a differenza del passato oggi c’è la tv satellitare, c’è internet, c’è la globalizzazione, quello che si fa non rimane all’interno dello stadio, o nel quartiere, o nella città, o solo negli occhi e nella mente di chi è testimone o protagonista di un evento, oggi viene visto, commentato, ed alcune volte strumentalizzato, da tutto il mondo, dall’Italia alla Cina, dagli Emirati al Brasile, dalla Svezia a Singapore…..lasciare lo stadio vuoto non significa solo isolare o esprimere una contrarietà e quindi il non voler condivider con il Presidente del club il nostro Amore, se abbiamo la vista corta, e ragioniamo sull’immediato e su chi sta seduto allo stadio, l’effetto di essere lasciato solo è cmq un segnale forte, ma, per ciò che ho espresso prima, non si esaurisce solo nell’animo, nella mente e negli occhi di Lotito, ma è un immagine ed un evento che viene visualizzato, percepito e fatto proprio in tutto il mondo, e se per Noi Laziali le ragioni ed i sentimenti sono chiari, a lungo andare, se tali sensazioni per noi rimarrebbero tali, per gli occhi del mondo, per il sistema calcio, commerciale ed industriale, questi fenomeno di 2abbandono” o “isolamento” verrebbero naturalmente assorbiti e le naturali conseguenze sarebbero di una società che non riesce a farsi amare, di una tifoseria minoritaria, di un ambiente negativo, un ambiente che giustificherebbe degli investimenti minori, un disimpegno che vedrebbe naturalmente giustificato con l’esiguo seguito che il club avrebbe, e relativo minor appeal. Proprio chi teorizza che Lotito non ama la Lazio e non è Laziale dovrebbe facilmente comprendere che un isolamento ed un abbandono dello stadio e conseguente boicottaggio di prodotti ufficiali ed abbonamenti tv non scalfirebbe chi non è innamorato dei nostri colori, anzi troverebbe una giustificazione morale agli occhi suoi e di chi segue il fenomeno Lazio da fuori, un alibi al continuo non salto di qualità.
Se vogliamo mettere spalle al muro la Presidenza, porla di fronte ai suoi doveri morali, verso una società nobile ed ultracentenaria, togliere ad essa ogni alibi, dobbiamo si esprimere in maniera netta e chiara il nostro dissenso, ed il malcontento per il modo di gestione, ma allo stesso tempo essere visibili, presenti, testimoniare che siamo un Grande Popolo ed un grande Club, mostrando al mondo la Bellezza e l’Unicita’ dei nostri Colori, del nostro Simbolo, dei nostri Valori, veicolando sì in maniera chiara la rabbia ed il malcontento, ma abbinandole ad un immagine attraente, presente, APPASSIONATA, CALDA, una immagine che rappresenterebbe SOSTANZA, SEGUITO e PATRIMONIO verso un eventuale e futuro acquirente della società, usare la nostra IDENTITA’ e la nostra PASSIONE per attrare e far innamorare chi potrebbe e vorrebbe riportare il club nell’alveo dei più forti d’Europa e del mondo, ribadire al mondo che a Roma c’è una grande tifoseria, un grande popolo, e questo è la S.S. LAZIO, uno stadio pieno, appassionato, sarebbe sempre in prima pagina, una realtà vuota magari farebbe notizia per qualche giorno, al massimo per un mese, ma non di più, ci dimenticherebbero, ci tratterebbero come una realtà minore, e verremmo collocati dove oggi sono collocati club minori. Uno stadio vuoto e senza colore, per quanto comprensibile data l’attuale arida gestione, non è attraente, noi vecchi e fedeli tifosi avremmo intatto l’amore, ma le nuove generazioni, i bimbi, coloro che sono fuori, lontano da Roma (penso agli Emirati, non so perché…) avrebbe l’immagine di una realtà “scarna e magra”…..e sappiamo che sarebbe letale, soprattutto perché dall’altra parte c’è la propaganda più populista e conformista, pronta ad approfittare della nostra “assenza”.
Non c’è altra scelta, richiede forza, richiede resistenza, richiede costanza, ma da sempre ESSERE LAZIALI ha significato RIMARCARE UNA IDENTITA’ e NON CERCARE FACILE CONSENSO. Essere LAZIALI, e lo sanno i più maturi, significa essere scozzesi in terra inglese, lo sanno chi ha vissuto gli anni ’80, sappiamo bene che noi Laziali non ci esaltiamo per un plastico di uno stadio, o per una presentazione di un giocatore che pesa 110 kg, siamo Laziali, non siamo populisti e dagli entusiasmi facili, perché SIAMO LAZIALI, facciamoci riconoscere nel mondo, replichiamo sempre LAZIO-Sassuolo e non LAZIO-Atalanta, la squadra non è Lotito, è dura ma non c’è altra strada, non aggiungiamo danno al danno, solo una immagine positiva e partecipativa, a prescindere dai risultati, può attrarre qualcuno verso la nostra realtà.
Domenica e successivamente riempiamo lo stadio, incitiamo la squadra, sventoliamo i nostri vessilli, le nostre bandiere, le nostre sciarpe, esprimiamo il dissenso, ma trasmettiamo Amore verso la Nostra Passione e la Nostra Lazio: non c’è altra strada, è il momento di Amare la LAZIO !!![/b