Autore Topic: Reja e il giallo del telefono finito in mani romaniste  (Letto 601 volte)

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Reja e il giallo del telefono finito in mani romaniste
« : Sabato 1 Marzo 2014, 10:50:51 »
(Messaggero)


LA STORIA
ROMA Qualche numero torna: «Dopo lo sconforto di Sofia, questa è l’unica gran bella notizia». Il suo cellulare è stato ritrovato, Reja accenna almeno un sorriso al rientro a Roma, dopo l’eliminazione in Europa League. Lo scorso 10 febbraio s’era tuffato in centro per una passeggiata con la moglie Livia.
Era il giorno dopo il derby, il tecnico aveva concesso un lunedì di riposo alla squadra e a se stesso. Voleva respirare il suo ritorno. Non era ancora riuscito a rivivere la bellezza della capitale in un mese, così immerso a Formello per risollevare le sorti della Lazio.

LA SIM SOSTITUITA
Doveva essere un pomeriggio relax, s’è trasformato in un tramonto di stress: «Ero sceso dal taxi e dopo due minuti m’ero accorto di aver lasciato il cellulare sul sedile posteriore. Chiamavo subito a ripetizione, ma già non rispondeva nessuno. Così passavo altre tre-quattro ore, telefonando senza ricevere alcun riscontro. Alla fine bloccavo la scheda in serata».
Chi s’era appropriato dell’apparecchio, l’aveva già buttata in qualche angolo sperduto della città: «Ma non sapeva che il mio I-phone è registrato. E io avevo lasciato tutti i dati alla questura per ritrovarlo», sghignazza Reja. In attesa che il suo smartphone torni letteralmente fra le sue mani. Lì custodisce una parte della sua carriera, gli attestati di stima, persino qualche trattativa segreta. C’erano forse ancora le chiamate “disperate” in uscita a Matri e Quagliarella a gennaio.

IL DERBY
Giallo risolto, appena due settimane dopo l’accaduto. Giustizia flash. Reja aveva sporto denuncia di smarrimento lo scorso 13 febbraio, a tre giorni dalla passeggiata “maledetta”. Quasi non ci credeva più, invece ecco la svolta. Nel registro degli indagati è finito un quarantenne di fede giallorossa per “appropriazione di cosa smarrita” (art 647) che rischia fino a due anni. Chissà che alla base del gesto non ci fosse anche un principio di rabbia: il tecnico della Lazio, il giorno prima, aveva infatti fermato sullo 0-0 la Roma nella corsa scudetto. Peccato che la piccola “vendetta” poteva costare all’indagato più del previsto. Una denuncia per furto di Reja e il misfatto gli sarebbe valso addirittura un’accusa di “ricettazione”: «Ma non m’importa nulla – giura Edy – perché io voglio solo riavere il mio I-phone. Non tanto per il valore in se stesso, quando per i 600 contatti che avevo in rubrica. Sono riuscito a recuperarne solo la metà nella mia agendina a Lucinico». Aveva passato una giornata intera a trapassare i numeri. Ora riavrà pure gli altri dalla sua parte.

L’OPERAZIONE
Attesa finita. Il telefonino infatti, dopo le ultime verifiche da parte degli investigatori, sarà restituito al legittimo proprietario. Gli agenti della sezione di polizia giudiziaria interna a Piazzale Clodio, su delega della Procura, lo hanno “intercettato” e svolto diversi approfondimenti.
Chi l’aveva recuperato, infatti, aveva cominciato a utilizzarlo con una nuova scheda. Persino con una certa disinvoltura. “Non sapevo di chi fosse l’apparecchio, così ho pensato di tenerlo. Mica è reato?”, si è giustificato con gli investigatori l’indagato, che finirà sotto processo davanti al Giudice di Pace. La vittima Reja assicura d’essersi accorto subito dello smarrimento e di aver richiamato il suo numero a più non posso, dopo pochi minuti. Non solo: in rubrica c’erano tutti i contatti del mondo del calcio. C’erano pure quelli di Lotito e Tare, già sbandierati però molti giorni prima su diversi forum e social network. Quella è un’altra storia, fatta di minacce denunciate e numeri di cellulari (quello del ds) cambiati per difendere la privacy. Di certo la morale è comune: a Formello le chiamate possono cambiarti la vita.
Alberto Abbate
Adelaide Pierucci

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