www.calciomercato.comdi Luca Capriotti
Sarrismo, fino in fondo. A furor di popolo.
Per acclamazione. La Lazio ha preso
Maurizio Sarri, e il popolo Lazio (mi verrebbe da dire il Twitter Lazio) è stato partigiano, fiancheggiatore, sabotatore di qualsiasi altra voce o possibile pista. Se i social sono davvero la voce popolare, della pancia, il popolo biancoceleste ha scelto da giorni. E ha vissuto una settimana drammatica, a postare emoticon ben note che non ripeterò ma fanno riferimento ad un vizio del nostro nuovo allenatore (fa strano scriverlo),
a refreshare e a fissare con ansia le altre piste, citate ogni tanto da siti e giornali. Mazzarri, Gotti, Pereira, Mastrolindo, Geppetto, Italiano, qualunque nome, dal più bravo al dimenticato da Dio è stato osteggiato, detestato. Distoglieva dall'unico vero obiettivo: Maurizio Sarri.
SARRI A FUROR DI POPOLO - A furor di popolo, Sarri arriva a Roma acclamato quasi come le legioni acclamavano il loro generale per farlo imperatore (un po' retorico, mi perdonerete, è la gioia).
Un plebiscito: quasi nessuno voleva altri nomi, cercava altre piste.
Il Sarri di Napoli è rimasto negli occhi, e le altre esperienze lo hanno reso solo più prezioso - e titolato - agli occhi dei tifosi. E l'entusiasmo della piazza è stato incredibile, trascinante
: le radio all'apertura delle dirette avevano un solo canovaccio, in toscano, i giornali pure, gli acquisti, i nomi, la Lazio di Sarri. Sul sito ufficiale Lazio esce un articolo (poi riproposto anche dagli account social), un indizio, e tutti impazziscono. Sarà lui, che in molti chiamano il Comandante, lui con i suoi vezzi da anti-divo, la sua tuta e il suo calcio raffinato ma maturato in anni di gavetta, i suoi clichè e le sue frasi-bomba:
sarà Maurizio Sarri a chiudere l'era Inzaghi. E ad aprirne una nuova e diversa. E la Lazio ha scelto a furor di popolo un nome capace di accendere l'entusiasmo, accendere la piazza, accendere ben altro oltre che le proverbiali amiche dei fumatori.
Sarri spazza il cupo pessimismo post-Inzaghiano, maturato dopo un addio troppo veloce, troppo improvviso, perfino inaspettato. Maturato dopo il clacson all'uscita di Formello a festeggiare un rinnovo che non c'è stato.
Non ce lo meritavamo quel clacson. L'ANTIMOURINHO - In molti, a proposito dei social, hanno parlato dell'ira funesta di Lotito dopo il dietrofront di Inzaghi, della sua voglia di rivalsa.
Ha preso l'allenatore migliore su piazza, lo pagherà bene, ha scelto in condivisione totale con un popolo che non sempre lo ha sostenuto, ma forse in fondo l'ha veramente capito. In qualche modo tra la piazza e questo presidente maccheronico, capace, economicamente feroce e potente si è creato un qualche legame. E questo legame ha permesso al n.1 in casa Lazio di capire l'unico desiderio post-Inzaghi:
un allenatore che potesse ergersi sui 7 colli e fronteggiare lo Special One, José Mourinho, preso dalla Roma in barba ad ogni conto economico proprio per rilanciare l'entusiasmo della piazza giallorossa. E tutta qui si gioca, per ora, la lotta capitolina: al picco di adrenalina lato Roma risponde Lotito con un colpo forte sul tavolo, quel Sarri che proprio la Roma aveva corteggiato, dall'identità caratteriale e tattica fortissima.
Ma non è banalmente e solo l'anti Mourinho.
Uscire da questo steccato di provincia è Sarri. Muoversi fuori da questi soliti schemi è Sarri. Fare un salto in avanti nel buio sorridendo è Sarri.
Sperare è Sarri. Ma quale anti-Mourinho: Sarri è una nuova era. Un nome che è un movimento: il
Sarrismo. Un nome che è stato romanzato (almeno prima del suo passaggio alla Juve): gioia e rivoluzione, dicevano tempo fa su una nota pagina Facebook. Al machismo carismatico del tecnico portoghese si contrappone la barba sfatta, quel rivolo di fumo che vola verso una testa oceanica e attenta, sormontata da un paio di occhialetti (e se sentite rumore di droni, è lui).
La Lazio ha preso Maurizio Sarri, e il popolo Lazio (mi verrebbe da dire il Twitter Lazio) è stato appassionato fiancheggiatore, sabotatore di qualsiasi altra voce o possibile pista. Potete smettere tutti, ora: ci penserà Maurizio Sarri. Ora quel clacson potete suonarlo tutti, possiamo suonarlo noi.
Partito da lontano, arrivato a Roma. Sarrismo perché un popolo ha voluto. Per acclamazione.