Autore Topic: Petkovic e l'esonero, la lenta agonia «Sì, mi sento in discussione»  (Letto 474 volte)

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di Gabriele De Bari
Una partita di calcio non è soltanto un gioco, perché qualche volta diventa una strada che può portare all’inferno. Vladimir Petkovic, dopo l’ennesima sconfitta esterna, è finito sui carboni ardenti, a difenderlo sono rimasti davvero in pochi, oltre a Lotito e Tare che fanno finta di niente, preferendo aspettare Natale prima di decidere. Ci voleva poco per capire che, con questa squadra, con queste scelte e queste carenze tecniche e tattiche, nessun miracolo poteva verificarsi. Così, anche il modesto Torino, sfrutta la situazione, mettendo a nudo i problemi del gruppo biancoceleste. La Lazio ha bisogno di una scossa e la posizione di Petkovic è diventata molto precaria, tanto che lo stesso allenatore bosniaco ne sta, timidamente, prendendo atto. «È proprio un momentaccio, gli avversari ci fanno gol alla prima occasione e ci manca la convinzione che arriva soltanto grazie ai risultati. Se mi sento in bilico? Certamente. È normale per un tecnico sentirsi in discussione, quando le cose vanno male». Le giustificazioni sono quelle di sempre: sfortuna, errori, sconfitte immeritate.

LO STESSO DISCO
Soliti alibi, niente di nuovo, nemmeno la consapevolezza che la situazione sta diventando drammatica. Alla vigilia Petkovic aveva detto che non bisognava più sbagliare, però è accaduto ancora, come se la realtà della squadra fosse soltanto questa. «Sul piano dell’impegno non posso rimproverare niente ai ragazzi, abbiamo giocato il novanta per cento della partita, purtroppo sbagliando l’ultimo tocco, l’ultimo tiro. Non meritavano di perdere. Ci sono dei limiti che tornano a ogni gara mentre, nello scorso anno, andava in maniera diversa e arrivavano anche i risultati». Ma il tecnico dimentica che questa situazione si trascina da 8 mesi e che, in trasferta, la Lazio ha vinto solo una volta nel 2013 e una sola partita nelle ultime 10 giornate! Dati allarmanti. Parla di mancanza di positività, mai che faccia un accenno alla mancanza di organizzazione e di gioco, alle scelte opinabili, ai continui cambi di formazione, alla confusione palpabile in ogni incontro.

OTTIMISMO FUORI LUOGO
Alla luce delle sconfitte, della pesante posizione di classifica, delle continue delusioni, sarebbe logico aspettarsi un atto di responsabilità da parte dell’allenatore. Anzi, prova persino a rilanciare quasi a voler esorcizzare il futuro. «Come contro il Napoli e nelle precedenti occasioni, ho visto ancora una squadra viva, con voglia di fare. Perciò non buttiamo via tutto. Dobbiamo restare compatti e continuare a lavorare, in particolare bisogna essere più propositivi, credere nel lavoro, essere convinti di poter superare questo periodo nero. Sono sicuro che, vincendo un paio di partite, riusciremo a venire a capo della crisi. Quanto a me confermo di non aver firmato con la Svizzera, ci sono state tante voci su questa vicenda che hanno cercato la speculazione. Con il presidente Lotito ci siamo sentiti sabato sera, il nostro rapporto non è cambiato». In una formazione che fatica tantissimo a fare gol (appena 19 in 15 giornate), fa notizia e preoccupa l’ennesima lunga assenza di Klose. Il tecnico cerca di chiarire la situazione relativa al tedesco. «Miroslav accusa ancora dolori, non era libero nei movimenti, non se la sentiva di partecipare a questa sfida». La sensazione è che il tecnico bosniaco ancora non si renda conto di quello che sta succedendo alla Lazio, della gravità che sta assumendo la classifica. E forse nemmeno il presidente Lotito.

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