www.lalaziosiamonoi.itQuestione di millimetri, di attimi vissuti in bilico. Un intervento sbagliato, un'uscita imprecisa, e le certezze si sgretolano. É il destino dei portieri, è la vita di Federico Marchetti, perennemente nel limbo dell'incertezza. A suon di grandi prestazioni il portierone di Bassano del Grappa si è riconquistato la fiducia di tutti e di prepotenza si è ripreso un posto in Nazionale. Ma negli ultimi mesi quei guantoni hanno cominciato a tremare, e la porta laziale, solo un anno fa considerata inaccessibile, è diventata la meta preferita degli attaccanti della Serie A. Ad oggi sono 24 (in 17 partite tra Serie A, Europa League e Supercoppa Italiana) le volte che Federico si è dovuto chinare a raccogliere il pallone nella propria rete, per una media di 1,4 gol subiti a partita. Solamente in cinque occasioni (contro Chievo, Fiorentina, Cagliari, Legia Varsavia e Apollon Limassol), la porta del numero 22 capitolino è rimasta inviolata. Numeri figli di una squadra in totale confusione, in cerca di un'identità di gioco, dove i senatori sono i primi che faticano a riemergere.
RECORD D'IMBATTIBILITA' – Imbattibilità, una parola che poco ha a che fare con la porta dei biancocelesti. Poco meno di un anno fa, se la squadra di Petkovic non prendeva gol, oltre che della difesa, grande merito andava attribuito a Marchetti. Proprio dopo un Samp-Lazio, conclusosi 1 a 0 per i capitolini, l'ex Cagliari toccava quota 454 minuti di imbattibilità. Una mole impressionante di secondi, frutto di sei gare (tra campionato ed Europa League) concluse senza subire reti. La parola record, allora, era d'uso quotidiano. Al giorni d'oggi, invece, di record che fanno sorridere non ce n'è più traccia. Le parate decisive arrivano col contagocce, molto più frequenti sono, invece, le indecisioni. L'ultima proprio due giorni fa a Marassi, quando un tiro tutt'altro che irresistibile di Gabbiadini viene trasformato in gol dal duo Konko-Marchetti. Federico va in confusione, smanaccia un pallone in malo modo, e Soriano deposita in rete. Qualche giornata prima, contro il Sassuolo, un altro errore decisivo, che costa i tre punti alla Lazio. La punizione di Floro Flores sembra innocua, ma la rete si gonfia ugualmente. E poi ancora contro il Trabzonspor in quel di Trebisonda, tre gol subiti, di cui almeno due evitabili. La domanda sorge spontanea: cos'è successo al vero Marchetti?
BERISHA E IL MERCATO - “Non so cosa accadrà con Marchetti in futuro. Potrebbe partire se al club pervenisse un’offerta da un club straniero, per esempio". Parlava così Etrit Berisha del suo collega di reparto, non proprio il modo migliore per iniziare una nuova esperienza. Come benzina sul fuoco, arriva poi l'episodio di Nicosia, che incrina il rapporto con i tifosi. Tutta colpa di quel “ma che volete”, indirizzato ai supportersi biancocelesti, delusi e amareggiati per l'ennesima prestazione incolore. Poco dopo il chiarimento, prima di Lazio-Cagliari, sotto la Nord, il cuore pulsante della tifoseria. È una calma apparente, le voci di mercato agitano nuovamente le acque. “Federico piaceva al Milan, piaceva e piace tutt'ora a mister Allegri. Gli ultimi contatti risalgono a prima che Federico si trasferisse alla Lazio. Lui è felice a Roma, ha un contratto fino al 2016". Dichiara Beppe Bozzo, l'agente del giocatore. Ed ecco che improvvisamente il futuro nella capitale del numero 22 non è più così sicuro. All'età di 30 anni, Marchetti potrebbe scorgere davanti a sé l'ultima occasione per giocare in un top club europeo. È il calcio, nulla di anomalo, vincere è l'obiettivo di ogni giocatore, e se nella squadra in cui giochi le prospettivi non sono così rosee, è anche logico che i tuoi occhi comincino a guardare altrove.
LA NAZIONALE – Il Mondiale in Sudafrica, il ritorno in maglia azzurra, la gara contro l'Armenia. Tre istantanee che racchiudono al meglio il tormentato rapporto di Marchetti con la Nazionale italiana. Il 4 febbraio del 2013, Federico è presente nella lista dei convocati del ct Prandelli, due anni e mezzo dopo l'ultima volta (24 giugno del 2010, Slovacchia-Italia). Coverciano torna ad essere casa sua, ma l'insidia è proprio dietro l'angolo. Allo stadio San Paolo di Napoli, il 15 ottobre del 2013, l'Italia affronta l'Armenia, nella gara valevole per le qualificazioni al Mondiale. La Nazionale azzurra si è già assicurata un pass per il Brasile, ma per essere testa di serie deve vincere ad ogni costo. Al triplice fischio il risultato è fermo sul 2 a 2, e sul secondo gol armeno di Mkhitaryan, decisivo è l'errore di Marchetti (schierato dal primo minuto), che sbaglia completamente il tempo dell'uscita e permette al pallone di terminare in rete. Un abbaglio ci può stare, ovvio, ma in Nazionale anche una sola sbavatura può costare cara. “Dobbiamo capire se alcuni giocatori a certi livelli mantengono un determinato comportamento a livello di personalità”, dichiara il ct azzuro qualche tempo dopo. Le carte si rimescolano nuovamente, torna in auge il nome di De Sanctis, che sull'altra sponda del Tevere sta facendo faville. Nulla è perduto per Federico Marchetti, di tempo e modo per raddrizzare una stagione nata storta, ce n'è. Ma non bisogna sprecarlo.