Autore Topic: Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)  (Letto 596 volte)

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Offline Clazia

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Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« : Sabato 9 Novembre 2013, 13:10:52 »
Sento spessissimo ripetere dai cosiddetti "opinionisti" di calcio, e perfino poco fa dal Mister in conferenza stampa, che i cosiddetti - uso la locuzione senza alcuna ironia, proprio nel senso di definizione - "giovani", che già hanno mostrato di essere bravi o quantomeno bravini, vadano inseriti  poco alla volta, perchè non avrebbero il minutaggio nelle gambe, potrebbero restare shockizzati da un eventuale sconfitta e così via.

Ma quanto è vera, davvero, questa cosa?

Provo a spiegarmi meglio:
- c'è una sorta di convenzione tacita (ossia, ovviamente, non parlo di limiti legali/formali)  circa  un "tetto" relativo all'età? (mi viene in mente Pato, che quando lo vedemmo la prima volta aveva ancora l'acne adolescenziale, e però già incantava)
- se un "giovane", ribadisco, ovviamente che già ha dato la sensazione di essere valente, esordisce  in prima squadra in una partita sfortunata, resta davvero shockato, o bruciato, o invece, magari, si sente ancora più motivato a rivalersi? (mi viene in mente Muslera, che tutto fece fuorchè deprimersi)
- un "giovane" non ha, semmai, più resistenza fisica, entusiasmo, fiato, cervello più sgombro e sereno, di altri calciatori meno giovani?
- questa specie di titubare sull'impiego dei "giovani", poi, mi sembra più evidente, da parte delle squadre del nostro campionato - non parlo della Lazio in particolare - con quelli provenienti dai rispettivi settori giovanili, salvo poi andarsi ad acquistare all'estero pischellini apparentemente fenomeni ed inserirli subito (mi viene in mente, come un po' a tutti credo, Zarate, ma solo perchè è qualcosa che da Laziale ho vissuto di più, ma credo che cose del genere accadano più o meno anche nelle altre squadre). Perchè accade ciò? Ossia, perchè compro un pischello all'estero e lo impiego subito ed invece un mio primaverino tentenno, ci penso, e se poi lo brucio, e se poi mi si deprime, e chissà se regge 90 minuti,  ecc.?

Insomma, perchè dobbiamo essere così titubanti a mettere definitivamente in prima squadra, per esempio, un Keita?
Se volevo sentimme tranquilla mica che nascevo Laziale.

Take a sad song and make it better.

Eagle70

Re:Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« Risposta #1 : Sabato 9 Novembre 2013, 13:19:38 »
Sento spessissimo ripetere dai cosiddetti "opinionisti" di calcio, e perfino poco fa dal Mister in conferenza stampa, che i cosiddetti - uso la locuzione senza alcuna ironia, proprio nel senso di definizione - "giovani", che già hanno mostrato di essere bravi o quantomeno bravini, vadano inseriti  poco alla volta, perchè non avrebbero il minutaggio nelle gambe, potrebbero restare shockizzati da un eventuale sconfitta e così via.

Ma quanto è vera, davvero, questa cosa?

Provo a spiegarmi meglio:
- c'è una sorta di convenzione tacita (ossia, ovviamente non parlo di limiti legali/formali)  circa  un "tetto" relativo all'età? (mi viene in mente Pato, che quando lo vedemmo la prima volta aveva ancora l'acne adolescenziale, e però già incantava)
- se un "giovane", ribadisco, ovviamente che già ha dato la sensazione di essere valente, esordisce  in prima squadra in una partita sfortunata, resta davvero shockato, o bruciato, o invece, magari, si sente ancora più motivato a rivalersi? (mi viene in mente Muslera, che tutto fece fuorchè deprimersi)
- un "giovane" non ha, semmai, più resistenza fisica, entusiasmo, fiato, cervello più sgombro e sereno, di altri calciatori meno giovani?
- questa specie di titubare sull'impiego dei "giovani", poi, mi sembra più evidente, da parte delle squadre del nostro campionato - non parlo della Lazio in particolare - con quelli provenienti dai rispettivi settori giovanili, salvo poi andarsi ad acquistare all'estero pischellini apparentemente fenomeni ed inserirli subito (mi viene in mente, come un po' a tutti credo, Zarate, ma solo perchè è qualcosa che da Laziale ho vissuto di più, ma credo che cose del genere accadano più o meno anche nelle altre squadre). Perchè accade ciò? Ossia, perchè compro un pischello all'estero e lo impiego subito ed invece un mio primaverino tentenno, ci penso, e se poi lo brucio, e se poi mi si deprime, e chissà se regge 90 minuti,  ecc.?

Insomma, perchè dobbiamo essere così titubanti a mettere definitivamente in prima squadra, per esempio, un Keita?

parto dal presupposto che ormai il discorso acerbo, non pronto, rischio di bruciarlo etc etc nel calcio di oggi non esiste piu'.
basta essere pronti fisicamente, il resto e' fuffa.
io credo, spero di sbagliarmi, che all'interno dello spogliatoio della Lazio esista un gruppetto che se la comanda.
non faccio nomi perche' non sono sicuro, ma condizionano le scelte del mister.
spero di sbagliarmi, ma temo che quando rientrera' lulic e subito dopo mauri, keita non lo vedremo piu'.

ps: a me una scena ha colpito molto giovedi sera.
al primo gol di floccari nessuno e' andato incontro a keita, che poi 3/4 del gol era suo, nemmeno floccari stesso che ha preferito fare una scenetta burlona.
a mio modesto parere dovevano andargli incontro e leccargli il piede, a cominciare da floccari.
idem a bergamo, perea lasciato solo in mezzo a 7 atalantini.


Offline BobLovati

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Re:Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« Risposta #2 : Sabato 9 Novembre 2013, 13:22:24 »
no Cla´; si tratta dell´applicazione ( eccetto i campionissimi, che si fanno riconoscere praticamente da subito ) del famoso adagio latino di " cum grano salis "  (cit)
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Offline Wasicu

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Re:Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« Risposta #3 : Sabato 9 Novembre 2013, 13:40:17 »
Sento spessissimo ripetere dai cosiddetti "opinionisti" di calcio, e perfino poco fa dal Mister in conferenza stampa, che i cosiddetti - uso la locuzione senza alcuna ironia, proprio nel senso di definizione - "giovani", che già hanno mostrato di essere bravi o quantomeno bravini, vadano inseriti  poco alla volta, perchè non avrebbero il minutaggio nelle gambe, potrebbero restare shockizzati da un eventuale sconfitta e così via.

Ma quanto è vera, davvero, questa cosa?

Provo a spiegarmi meglio:
- c'è una sorta di convenzione tacita (ossia, ovviamente, non parlo di limiti legali/formali)  circa  un "tetto" relativo all'età? (mi viene in mente Pato, che quando lo vedemmo la prima volta aveva ancora l'acne adolescenziale, e però già incantava)
- se un "giovane", ribadisco, ovviamente che già ha dato la sensazione di essere valente, esordisce  in prima squadra in una partita sfortunata, resta davvero shockato, o bruciato, o invece, magari, si sente ancora più motivato a rivalersi? (mi viene in mente Muslera, che tutto fece fuorchè deprimersi)
- un "giovane" non ha, semmai, più resistenza fisica, entusiasmo, fiato, cervello più sgombro e sereno, di altri calciatori meno giovani?
- questa specie di titubare sull'impiego dei "giovani", poi, mi sembra più evidente, da parte delle squadre del nostro campionato - non parlo della Lazio in particolare - con quelli provenienti dai rispettivi settori giovanili, salvo poi andarsi ad acquistare all'estero pischellini apparentemente fenomeni ed inserirli subito (mi viene in mente, come un po' a tutti credo, Zarate, ma solo perchè è qualcosa che da Laziale ho vissuto di più, ma credo che cose del genere accadano più o meno anche nelle altre squadre). Perchè accade ciò? Ossia, perchè compro un pischello all'estero e lo impiego subito ed invece un mio primaverino tentenno, ci penso, e se poi lo brucio, e se poi mi si deprime, e chissà se regge 90 minuti,  ecc.?

Insomma, perchè dobbiamo essere così titubanti a mettere definitivamente in prima squadra, per esempio, un Keita?

Clazia concordo in pieno su quello che dici e infatti io parlavo (concretamente) di
provare anche Tounkara in prima squadra. perché si puo' fare vista la situazione
che viviamo.     Per il resto devo diti a giustificativo che usiamo troppo i "cliquet"
le frasi fatti, i concetti fatti, che sono piu' comodi e meno impegnativi in un
discorso che sicuramente che non capiamo piu' di tanto. Ho sempre combattuto
le etichette e continuo a farlo.
salutissimi.     

Pomata

Re:Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« Risposta #4 : Sabato 9 Novembre 2013, 13:52:10 »
Keita deve essere titolare subito, è l'unico che si mangia il campo.

Offline cuchillo

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Re:Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« Risposta #5 : Sabato 9 Novembre 2013, 14:39:16 »
Non sei prima facie un fenomeno vero del livello di Bruno Giordano, tanto per intendersi, sono anch'io dell'opinione che ci voglia una gradualità nell'inserimento.
Ma questo vale nel calcio come in qualsiasi ambito lavorativo.
Tu all'avvocato con l'abilitazione da 15 giorni gli faresti preparare il ricorso del tuo cliente più importante? Io ci penserei bene, anche se molto bravo. Anche se predestinato a diventare una legal eagle.
Io credo, e lo dico senza colpevolizzarli, che questa situazione che vive la Lazio è legata a doppio filo (anche) all'utilizzo di tanti giovani. Uno dall'inizio va bene, due è già un lusso. I giovani sono belli per ciò che ti potranno dare ma sono anche quelli che, per farli giocare, ti tolgono punti. E' il più classico dei trade-off.
Si prenda il gol di Denis. L'errore lo fa Cavada, ma Onazi non fa nulla per rimediare all'errore. Ed è chiaramente distante dal compagno, che è vero che gioca male il pallone ma è altresì vero che lì Onazi deve accorciare sull'esterno quando Cavanda gioca il pallone, non può stargli a 20 metri.
Insomma, il mio convincimento è che se invece di due ragazzi di 21 anni lì ci fossero stati due trentenni, l'errore potevi, probabilmente, gestirlo diversamente.
Ma questo è un esempio.
D'altro canto, però, questa è proprio la stagione perfetta per l'utilizzo cospicuo di tanti giovani, anche contemporaneamente. Ed è anche a me ignoto il motivo per cui Keità non debba partire dal 1° minuto domani. Male che va, lo togli a metà partita.
Però, ecco, come principio culturale, se non fosse che quest'anno non ci stiamo giocando nulla, se non una salvezza che arrivi il prima possibile, io sono abbastanza d'accordo con chi è cauto nell'inserimento degli under 23.
Detta in altre parole, lo scorso anno, di questi tempi, anche se fosse emerso un Keità, non gli avrei fatto vedere il campo manco col radiotelescopio...   
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

Offline Er Matador

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Re:Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« Risposta #6 : Sabato 9 Novembre 2013, 14:43:16 »
io credo, spero di sbagliarmi, che all'interno dello spogliatoio della Lazio esista un gruppetto che se la comanda.
non faccio nomi perche' non sono sicuro, ma condizionano le scelte del mister.
spero di sbagliarmi, ma temo che quando rientrera' lulic e subito dopo mauri, keita non lo vedremo piu'.

ps: a me una scena ha colpito molto giovedi sera.
al primo gol di floccari nessuno e' andato incontro a keita, che poi 3/4 del gol era suo, nemmeno floccari stesso che ha preferito fare una scenetta burlona.
a mio modesto parere dovevano andargli incontro e leccargli il piede, a cominciare da floccari.
idem a bergamo, perea lasciato solo in mezzo a 7 atalantini.
La penso come te: ma credo che il discorso di Clazia andasse al di là delle contingenze di casa nostra, per concentrarsi sulla questione giovani in generale e a livello nazionale.

Cercando di analizzarla in quest'ottica: qualche anno fa Rosario Rampanti, protagonista di una breve esperienza in A sulla panchina del Toro e poi nei quadri delle giovanili azzurre, si espresse in maniera lapidaria sulla questione.
"In Italia abbiamo cinquanta Owen, solo che non li facciamo giocare": questa la sua sintesi.
Ovviamente la realtà tecnica non era e non è rosea come lascia intendere l'interpretazione letterale, peraltro inopportuna perché immagino che una dichiarazione del genere andasse intesa almeno in parte come una provocazione.
Rimane il dato di fatto: all'estero gli Owen e Rooney, se dimostrano talento precoce, vanno in campo senza troppa anticamera; da noi la trafila è assai più lunga e contorta.
Personalmente, sono dell'idea che i giovani vadano lanciati quanto prima purché ci si attenda da loro quanto realisticamente possono dare.
Nel caso di Keita - per rimanere ai fatti di casa nostra - si deve partire da alcuni dati di fatto:

1) pur rappresentando al momento la principale se non l'unica risorsa in grado di collegare centrocampo e attacco - la serata con l'Apollon non poteva essere più chiarificatrice in questo senso -, non può caricarsi per intero la squadra sulle spalle

2) il suo contributo va inserito in un contesto tattico meno evanescente, anche per non innescarne la degenerazione in bimbominkia di cui abbiamo tragici e assai esemplificativi ricordi durante la gestione Ballardini

3) nel calcio di oggi è impossibile per chiunque evitare qualche calo di rendimento, figuriamoci per un elemento non ancora del tutto plasmato

4) non regge - e forse non reggerà neanche da giocatore maturo - i novanta minuti per questioni aerobiche legate al suo modo di giocare, in cui scatti e accelerazioni intervengono di continuo e in maniera decisiva

dati al netto dei quali il ragazzo merita un ruolo di primo piano nell'organico attuale.

Perché Petko lo "rischia" con tanta parsimonia? Tentiamo di capirlo analizzando possibili torti e ragioni nel suo atteggiamento.
Dei torti è presto detto: la pavidità connaturata - mi spiace dirlo, perché le qualità umane non gli mancano - al carattere dell'uomo fa scopa con una cultura tendenzialmente gerontocratica, che paralizza il nostro Paese anche al di fuori del calcio e in cui il tecnico di Sarajevo sembra essersi ambientato sin troppo bene.
Le ragioni passano per due considerazioni non banali.
Una è la peculiarità dell'ambiente e del tifoso romano: inarrivabili nel passare dall'estremo dell'euforia a quello della depressione sulla scorta di una singola prestazione, trascinando su questa altalena anche le valutazioni relative ai singoli.
Se i modi più semplici per condizionare negativamente un giocatore sono il distruggerlo con le critiche e l'esaltarlo eccessivamente, in un contesto del genere sono entrambi perennemente a portata di mano.
L'altra ragione è legata a precedenti come quello di Davide Santon, titolare e protagonista ancora minorenne prima di un rapido oblio e di una carriera dignitosa, ma non certo all'altezza delle premesse.

Per capirci: se a vent'anni si è ancora considerati delle promesse, è quasi impossibile - con l'eccezione di Pirlo, maturato in maniera decisiva attorno ai 25, anche per il cambio di posizione in campo - andare al di là dello status di buon giocatore.
Se a 17 anni si è già determinanti - come lo erano Peruzzi, Buffon, Nesta, Maldini, giusto per citare qualche nome -, le prospettive sono ben altre.

Cosa non ha funzionato del caso di Santon? Era un bluff, almeno a certi livelli, poi rivelatosi come tale? È stato bruciato per la troppa fretta di metterlo in campo?
Né l'una né l'altra, a mio avviso.
La prima parte del suo percorso non fa una grinza: poi è mancato qualcosa nella gestione del contraccolpo che inevitabilmente segue l'iniziale boom.

Per citare un esempio classico: rientrato dall'Argentina come stella di una Nazionale fra le più belle di sempre, il 21enne Cabrini passò un periodo ad allenarsi mentre il Trap schierava nel suo ruolo Cuccureddu.
Fu una sorta di camera di decompressione dall'euforia post-Mondiale e di perfezionamento tecnico-tattico, che gettò le basi per la successiva carriera da inamovibile.

Se oggi un allenatore si comportasse in questo modo, non sarebbe difficile immaginare il seguito.
Lui verrebbe immediatamente esonerato a furor di popolo, d'accordo.
Ma le conseguenze più significative riguarderebbero il percorso di crescita del giovane talento in fase di decollo.
Mettiamoci nei panni di un ragazzo in quella situazione: pieno di soldi, acclamato dalle folle, gratificato dalla società che immola il tecnico in disaccordo con lui.
Il rischio di perdere la testa è dietro l'angolo, e con esso il deragliare da un percorso che porta al consolidamento ai vertici a uno che porta al grande avvenire dietro le spalle.
Ho volutamente estremizzato per mettere a fuoco i concetti fondamentali: gratificazioni economiche troppo precoci, gerarchie società-tecnico vs giocatori divelte dalla sentenza Bosman, deficit d'insieme a livello disciplinare impediscono di gestire la fase cruciale nella formazione di un giocatore, vale a dire quella che segue un debutto folgorante.

L'esempio più clamoroso è forse De Rossi: in una realtà diversa sarebbe avrebbe continuato a crescere, diventando il centrocampista di livello mondiale che potenzialmente è sempre stato; nella brodaglia in cui sguazza è stato letteralmente atrofizzato allo stato di fenomeno di provincia a intermittenza.
E viene in mente - sempre attingendo alla stessa fogna - la saggezza con cui Mazzone schierava un altro ragazzo di belle speranze, cercando al tempo stesso di proteggerlo da una gloria troppo prematura, e quindi tendenzialmente effimera.
Sarà un caso, ma il comportamento del soggetto in questione era allora molto diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere.

Concludendo: sì, da noi si rischia di bruciare i giovani.
Ma perché abbiamo perso la capacità di lavorare su di loro, non per l'età in sé.

Offline Clazia

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Re:Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« Risposta #7 : Sabato 9 Novembre 2013, 17:24:14 »
Non sei prima facie un fenomeno vero del livello di Bruno Giordano, tanto per intendersi, sono anch'io dell'opinione che ci voglia una gradualità nell'inserimento.
Ma questo vale nel calcio come in qualsiasi ambito lavorativo.
Tu all'avvocato con l'abilitazione da 15 giorni gli faresti preparare il ricorso del tuo cliente più importante? Io ci penserei bene, anche se molto bravo. Anche se predestinato a diventare una legal eagle.
....
D'altro canto, però, questa è proprio la stagione perfetta per l'utilizzo cospicuo di tanti giovani, anche contemporaneamente. Ed è anche a me ignoto il motivo per cui Keità non debba partire dal 1° minuto domani. Male che va, lo togli a metà partita.
Però, ecco, come principio culturale, se non fosse che quest'anno non ci stiamo giocando nulla, se non una salvezza che arrivi il prima possibile, io sono abbastanza d'accordo con chi è cauto nell'inserimento degli under 23.
Detta in altre parole, lo scorso anno, di questi tempi, anche se fosse emerso un Keità, non gli avrei fatto vedere il campo manco col radiotelescopio...

Caro Cuchi, mi sono permessa di spezzettare il tuo post, ma solo per sottolineare alcune cose:
ecco, l'esempio "lavorativo" che fai tu non può calzare, di sicuro non nel settore mio specifico, per fare riferimento proprio a quanto dici: l'avvocato con l'abilitazione da 15 giorni sta già facendo pratica minimo da un paio di anni, e comunque il ricorso del cliente più importante ovviamente "non parte", nel senso che non esce dallo studio,  se non supervisionato dal titolare dello studio stesso. Però al giovane di studio, intanto, gli si fa fare tutto il lavoro preparatorio, di ricerca, redazione e stesura, e talvolta anche di incontro-scontro col cliente o con l'avversario (personalmente, appena entrata nello studio dove feci pratica mi schiaffarono in mano un fascicolo da un par di chili relativo ad una questione successoria che durava da cinque anni, ma questa è un'altra storia, e, ripeto, non c'entra nulla con quanto andiamo dicendo).
I calciatori, gli atleti, una volta buttati in campo, seppure preventivamente preparati ed indottrinati, poi, appunto, lì sul campo devono fare da soli, o meglio, con i loro compagni, però se sbagliano le "rettifiche" istantanee da parte del mister o chi per lui non sono fattibili.
Tutt'al più da parte di qualche collega anziano.
E questo è uno dei motivi per cui esistono le squadre giovanili ed i relativi tornei, e le squadre della serie maggiore, ed i relativi tornei, dove, appunto magari il calciatore anziano ed esperto può aiutare, rimediare ecc. all'eventuale errore da inesperienza del pischello.
Non pensavo - e mi scuso se non sono stata chiara - di far giocare tutti ragazzi della primavera di botto in una partita fondamentale di campionato di serie A, ma certe reticenze e resistenze ad inserire quelli tra i primaverini che invece già fanno intuire la potenzialità non dico del campioncino ma del buon giocatore, francamente, faccio fatica a capirle.

Tanto più che, come dicevo  si va spesso a cercare altrove, tra  pischelli, qualcosa di assai simile a quello che invece magari hai già in casa.
Ribadisco, non sto parlando della Lazio in particolare, ma di una sorta di comune mentalità nelle dirigenze delle squadre di serie A italiane. 

Quanto, invece, alla seconda parte del tuo post (da me spezzettato, te ne chiedo ancora venia) ecco, forse a questo volevo, incosciamente, arrivare: questa potrebbe essere la stagione perfetta, visto l'andazzo, ma soprattutto la confusione, i presunti malumori, i caxxi e stracaxxi che i cosiddetti "anziani", o molti tra essi, stanno patendo - o meglio, manifestando, che a patire in realtà siamo noi - per far giocare i giovani, a pelle di sicuro non confusi, nè di cattivo umore e via dicendo, ma, verosimilmente più disponibili e, se ci dice culo, perfino, con più entusiasmo. Sbaglieranno, statisticamente, di più? è possibile, ma come si dice "sbaglia chi fa".

Trovo, comunque, assai interessanti e condivisibili tutte le considerazioni di El Matador - che ringrazio per un così illuminante contributo.

La penso come te: ma credo che il discorso di Clazia andasse al di là delle contingenze di casa nostra, per concentrarsi sulla questione giovani in generale e a livello nazionale.
.....
Concludendo: sì, da noi si rischia di bruciare i giovani.
Ma perché abbiamo perso la capacità di lavorare su di loro, non per l'età in sé.


Che, poi, un po' di tristezza sta cosa la mette.

Se volevo sentimme tranquilla mica che nascevo Laziale.

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Offline Clazia

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Re:Quesito/i, si fa per dire, di carattere tecnico (i giovani)
« Risposta #8 : Domenica 10 Novembre 2013, 17:14:06 »
scusate, non è mio costume "uppare" i miei stessi post, ma oggi mi interessa ancora di più il vostro pensiero.

se vi va, ovviamente.

grazie.
Se volevo sentimme tranquilla mica che nascevo Laziale.

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