Ci vorrebbe un Prefontaine italiano, uno che sconvolga dall'interno il sistema a furia di prestazioni e contestazioni. C'e' un totale abbandono della pratica di base; non ci sono investimenti in infrastrutture; i programmi di collaborazione con scuole e universita' sembrano assegnazione dei fondi agli enti tipo comunita' montana. Non e' un caso che le donne siano molto piu' competitive e dignitose degli uomini. Esse lavorano sin dall'inizio contro tutti e tutto in un clima di totale disorganizzazione e se riescono a superare la soglia della mediocrita' hanno una tale carica da essere competitive in qualsiasi contesto (ovviamente nei limiti della capacita'). I maschietti sono trattati da bambacioni, coccolati come motivo di assegnazione di fondi da parte del Coni al gruppo militare di turno, tenuti sotto la campana e mai portati in gare significative di benchmark. I meeting che si stanno riorganizzando in estate sono altri pretesti di sponsorizzazioni e basta. Un siepista, un ottocentista italiano non gareggia mai in contesti adeguati, non sa come si gestisce una gara di livello, non sa dare di gomito al momento gisuto, non sa quando satre davanti, quando resistere, quando fare il massimo sforzo. Per non dire poi dei connubi deleteri fra famiglie, tecnici federali egruppi sportivi militari. Li' non si capisce se l'atletica e' un modo per avere un posto fisso, una vetrina ben pagata o cosa altro. Chiudo con una domanda retorica: quanto potra' mai cosstare l'allestimento di un impianto di base (pista e uno spogliatoio spartano)? Nei parchi romani non ce ne potrebbe essere uno per municipio almeno?
Sono domande troppo difficili?
Meglio aspettare fiduciosi il prossimo talento adamantino, ieri Howe oggi D. Greco domani chissa'. Il problema e' che quando il talento si infortuna il medagliere e la cla ssifica del ranking ti fa vedere quello che hai seminato: zero...