Autore Topic: Lo sport a Roma è morto: le grandi colpe delle istituzioni  (Letto 376 volte)

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Lo sport a Roma è morto: le grandi colpe delle istituzioni
« : Venerdì 11 Dicembre 2020, 08:01:26 »
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di Tiziano Carmellini

Ma quale Capitale dello sport, a Roma lo sport (inteso per tutto ciò che non concerne al calcio) se non è morto è in fin di vita. L’uscita della Virtus dal campionato di serie A di basket conclama solo una situazione che va peggiorando da anni. La sintesi, fin troppo drammatica è: a Roma conta solo il calcio. Il resto è come se non ci fosse, nonostante le moltissime realtà interessanti, perché quando si tratta di fare il salto di qualità, crescere ed entrare nella schiera delle squadre che disputano i campionati maggiori, c’è sempre qualcosa che si blocca.

Con l’addio della Virtus Roma Basket la Città Eterna si ritrova fuori dai massimi campionati di pallacanestro, volley (dove la prima squadra milita addirittura in A3), pallanuoto con la Lazio che ha dovuto iniziare una guerra a suon di carte bollate per trovare una piscina dove continuare ad allenarsi. È presente nel Top Ten di rugby nel quale però non riesce ad incidere.I problemi di fondo sono diversi e vanno dalla mancanze di infrastrutture, al poco aiuto della istituzioni, allo scarso interesse dei media che non stimolano il pubblico a seguire le squarde di Roma.

E quando parliamo di «assenza» delle istituzioni, non vuole essere solo l’ennesimo attacco a una gestione capitolina «grillina» che comunque continua a far acqua da tutte le parti, perché era così anche prima dell’era Raggi. Diciamo che l’attuale sindaco non ha fatto granché per provare ad aiutare le squadre della Capitale. Un esempio su tutti quello proprio della Virtus, che ha dovuto lasciare il Palazzetto dello Sport di viale Tiziano allagatosi ormai tre anni fa e tutt’ora inagibile. Il Campidoglio millantò rapidi lavori e rapida riapertura cosa mai avvenuta, ovviamente. Da qui tutte le complicazioni che comporta il dover andare ad allenarsi e poi a giocare ogni volta in un impianto decentrato e costoso come il PalaEur. Si parla di circa quindicimila euro a partita per poterlo utilizzare: costi che si aggiungono a costi e che hanno contribuito al tracollo del povero Toti lasciato solo a gestire un club che faticava a fare mille spettatori durante le partite di campionato.

Già, perché un altro dei problemi di Roma è questo: la gente va a vedere solo le partite di calcio, il resto è come se non esistesse. Senza il giusto risalto gli sport «minori» in questa città sono diventati così «minori» da diventare minuscoli fino quasi a scomparire. Con la Virtus basket è successo un po’ quello che era accaduto qualche anno addietro con il rugby. La Roma che vinse lo scudetto nel 2000 pagò le spese di quel successo e poi lentamente andò verso un declino che la portò al fallimento. Nonostante i molti tentativi di rianimarla da parte di imprenditori che oltre alla passione avrebbero avuto bisogno di supporto da parte delle istituzioni.Si chiuse l’era del presidente mecenate Renato Speziali poi dopo il rischio del fallimento il club venne «affidato» all’imprenditore Paolo Abbondanza (sul modello di quanto fatto con Toti per il basket) ma dopo alcuni anni successe più o meno quello che in questi giorni è accaduto alla Virtus.

Per non parlare del volley, uno degli sport nazionali più praticati in giovane età e che invece a Roma non trova un’espressione agonistica di livello da una vita. Anche qui per le squadre della Capitale uno dei problemi principali è proprio quello degli impianti. La prima squadra di Roma maschile, che attualmente milita nella Serie A3 (per fare un paragone la serie C del calcio), è costretta ad allenarsi in giro per la città, ma deve andare a giocare le partite al Paladifiore di Ostia. E non va meglio alle donne dell’Acqua &Sapone ora impegnate nel campionato di A2: spedite al PalaFonte di Fonte Meravigliosa. Un viaggio della speranza ogni volta... ma a Roma ormai agli altri sport non sta rimanendo nemmeno più quella.

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