(Gazzetta dello Sport ed. Roma)
Lorik Cana, in un colpo solo, ha fatto felici tutti. L’Albania, la Lazio, Petkovic, se stesso. In patria, un divo e l’osservato speciale al di là del mare lo era già da panchinaro, figuratevi ora. La Lazio e Petkovic, visto il momento poco esaltante di Dias e Ciani, avevano bisogno di un altro titolare in difesa. E lui, Lorik, voleva sentirsi davvero importante per la squadra. Dopo la partita con il Borussia Moenchengladbach, ha ammesso di essere abbonato al canale tematico della Lazio, «perché rivedere le proprie partite fa parte del lavoro quotidiano». Vedersi in campo fa un altro effetto, lo sa anche lui. Immaginate la scena: Cana, disteso sul divano, ad analizzare i suoi movimenti e quelli del reparto. Non il centrocampo, ma la difesa, la sua nuova casa.
Metamorfosi
Fosse rimasto Reja, non è detto che Cana avrebbe fatto lo stesso. Il tecnico lo considerava troppo falloso per stare in mezzo al campo, ancor meno adatto a giocare più dietro, come invece fa — con buoni risultati — con la nazionale allenata dall’italiano De Biasi. Il risultato? Tanta panchina e un umore ai minimi storici, nonostante la presenza a Formello di un connazionale e amico come Tare, da sempre uno dei suoi più grandi estimatori. Poi è arrivato Petkovic, che con l’avvento della difesa a tre gli ha improvvisamente spalancato le porte del campo, lasciandolo lì anche giovedì con il modulo a quattro. Cana, a centrocampo, avrebbe forse faticato a trovare spazio come un anno fa; da difensore, invece, si è ritrovato in cima alle gerarchie attuali del croato.
Record superato
Contro il Pescara, accanto a Dias o Biava («giocare con elementi della sua esperienza rende tutto più facile», ha detto l’albanese di Biava), quasi sicuramente ci sarà ancora Cana, vicinissimo a raggiungere il numero di presenze dello scorso campionato: furono 15, con quella di domani sarebbero già 14. Il conto complessivo (coppe comprese), è invece già in attivo: 21 presenze con Reja, 23 con Petkovic, con tre mesi di stagione ancora da giocare. Motivi per essere felice, il Guerriero ne ha parecchi: in Albania apprezzeranno, a Roma forse di più. (marco calabresi)
