Secondo la versione ufficiale McCartney scrisse Yesterday di notte, nell' appartamento Jane Asher, al numero 57 di Wimpole Street.
Si dice che si sia svegliato di colpo con la melodia in testa e che sia andato saltellando a piedi nudi fino al pianoforte per non farsela scivolare via dalla mente.
E che nei mesi successivi non abbia fatto altro che farla ascoltare a mezzo mondo perché aveva paura che quegli accordi che lo avevano svegliato e spinto in una sorta di trance magica verso il pianoforte appartenessero a chissà quale antica melodia che gli si era nascosta nel subconscio per poi riaffiorare inaspettatamente in quel modo.
Storia che si era inventata di sana pianta Brian Epstein per dare un tocco di appetibilità a quella canzone e contrabbandarla in mezzo ai pezzi di Help, dato che non era piaciuta a nessun e era stata rifiutata "perché troppo tenera" perfino da Chris Farlowe, al quale McCartney l'aveva praticamente regalata.
Farlowe, carnivoro da steak house, forse si riferiva al titolo originario, Scrambled eggs, dato che le uova gli facevano venire l'orticaria, o, più probabilmente ai timpani di Richard Lester, il regista di Help, letteralmente frollati dal ritmo debole, o anacrusico come in seguito pontificarono i beatlesologi, insomma da quell' incipit "in levare" di quel
sol fa fa-a che Paul andava ripetendogli ad ogni pausa di registrazione.
Ma torniamo all'origine del brano, quella più verosimile però, riportata dalla voce più attendibile e (dopo ormai mezzo secolo) definitivamente meno interessata, quella di Jane Asher:
"...Then, on April 5th, 1964, I was just 18 and Paul less than 22... (continuo traducendo alla bell'emmeglio) lui era già Paul McCartney ed io avevo puntato tutto su The Masque of the Red Death, il primo film che stavo girando da quasi adulta per avere una notorietà da adulta.
Paul dormicchiava ed io stavo crollando dal sonno quando Pico, il mio ragdoll appena castrato, decise di vendicarsi della mutilazione a cui lo avevo sottoposto mettendosi a passeggiare sul pianoforte per tenermi sveglia:
sol fa fa i primi tre passi con sosta sadica sulla terza nota e muso rivolto verso di me per vedere se avevo capito l'antifona, poi
la sol do-diesis re e quindi
do si si si e muso di nuovo rivolto dalla mia parte. E prima ancora che avessi preso una pantofola per lanciargliela contro senza nemmeno prenderlo s'era già fatto un
re re do si-bemolle la sol si ed era sparito.
Paul evidentemente stava dormendo con un orecchio solo, perché l'altro, quello musicale lo spinse ad alzarsi dal divano e correre al pianoforte per ripetere quelle 19 note e poi trascriverle su un pezzo di carta perché non gli "scivolassero" (parole sue) dalla mente.
Durante i mesi successivi non fece altro che tentare in tutti i modi di completare la melodia, anche gettando il gatto sulla tastiera del pianoforte, ma senza risultati apprezzabili. Cominciò ad esserne ossessionato fino a vivere in una sorta di incubo, che però in un certo senzo
mi * aiutò nella stesura del testo; il titolo della canzone ripetuto nel primo verso e l'
"...all my troubles seemed so far away" che segue, infatti, si riferiva al giorno prima del mio compleanno ed il
"...Suddenly, I'm not half the man I used to be..." all'angoscia del presente.
Gli altri te intanto continuavano a prenderlo poco sul serio, questo è quello che scrisse Lennon qualche anno dopo:
"Quelle 19 note rimasero in circolazione per mesi, ed volta che ci riunivamo per scrivere canzoni o per una sessione di registrazione tornavano fuori; l'unica cosa ci venne in mente di suggerirgli fu di insistere sul quel titolo: "Scrambled eggs", e per tutto quel tempo la cosa divenne più che altro uno scherzo tra di noi. Poi un mattino Paul si svegliò e la canzone e il titolo erano entrambi là, completi. In un certo senso mi dispiacque, ci eravamo fatti così tante risate..."
Tutto vero, anche il fatto che un bel giorno Paul si svegliò con la canzone completa apparsa come per incanto nella sua mente.
*Infatti nota per nota, parola per parola, notte per notte, gliela avevo sussurrata nel sonno fino a fagliela imparare a memoria, dopo averla composta spinta esclusivamente dal fatto di non poterne più. Tutto il resto è leggenda"
(Jane Asher)