Autore Topic: La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza  (Letto 965 volte)

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La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 14:47:11 »
L'ammazzacaffè
rubrica a cura di fish_mark

"La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza"



Sul sito Financial Fair Play – ripreso dal sito web Tifoso bilanciato - Ed Thompson ha provato a fare una analisi comparata mettendo in relazione i criteri utilizzati dalla Serie A italiana e quelli della Premier league, perprovare a capire che cosa accadrebbe:
•   se la Premier League adottasse il criterio di ripartizione italiano
•   se la Serie A adottasse il criterio di ripartizione inglese

Ricordiamo, gli attuali criteri

La Serie A prevede che il valore netto dei diritti (le REN) vengano divisi fra le squadre secondo i criterio:
•   40% in parti uguali;
•   30% sulla base del bacino d’utenza (25% sulla base dei sostenitori e 5% sulla base della popolazione residente nel Comune in cui gioca la squadra);
•   30% sulla base dei risultati ottenuti dalla squadra (5% sulla base dei risultati della stagione, 15% sulla base dei risultati del quinquennio precedente, 10% sulla base dei risultati storici dal 1946/47).

La Premier League, invece, distingue fra i ricavi nazionali e quelli esteri, e provvede a dividerli in maniera diversa:
             La quota nazionale (il 61% del totale) è divisa come segue:
•   il 50% in parti uguali;
•   il 25% a seconda del numero di volte che un Club viene trasmesso live;
•   il 25% a seconda della classifica dell’anno.
             La quota estera (il 39% del totale) è ripartita in parti uguali.
Il risultato è che la quota complessiva di diritti che vengono attribuiti in maniera uguale ad ogni squadra della Premier League è complessivamente pari al 70% del totale.
La preponderanza del criterio “solidale” in Premier League è apprezzabile immediatamente da questa tabella di confronto:





Nonostante il piatto italiano sia inferiore del 22% rispetto alle entrate TV della Premier League, la Juventus riceve 27,4 milioni di Euro in più del Manchester City. AC Milan ha ricevuto 12,5 milioni di Euro in più dei club di Manchester. I club posizionati fra la 3a e la 6a posizione ricevono circa la stessa per le due leghe. La vera disparità è nelle squadre  dal 7 ° posto in giù: il Wolves riceve il doppio dei ricavi  TV rispetto alla più bassa in Italia e la metà delle italiane riceve circa 21,1 milioni di Euro a stagione in meno delle loro controparti inglesi.
Effettivamente, mentre la differenza fra il Manchester City ed il Wolves è di 1,5 volte, in Italia la Juventus ottiene 4,2 volte il fatturato del Pescara.
Il sistema italiano applicato alla Premier League




Cinque delle prime sei squadre avrebbe guadagnato in modo significativo con il sistema italiano. L’unica eccezione è il Manchester City che probabilmente ha la più bassa base nazionale di supporter rispetto agli altri top team. Arsenal e Man Utd potrebbero ottenere il massimo dell’incremento grazie alla loro grande base di supporter su base nazionale. L’Arsenal hao anche il vantaggio di venire da una grande città ed hanno risultati storici molto buoni.
All’altro estermo, ad eccezione dell’Aston Villa, tutti i club sotto l’ottava posizione riceverebbero di meno con il modello italiano. l’Aston Villa guadagnerebbe grazie al  punteggio molto nel criterio dei  Supporter, alla provenienza da una grande città e un buon punteggio derivante dai risultati del dopoguerra. I grandi perdenti sarebbero lo Swansea – con una riduzione di quasi 26 milioni di Euro – e finirebbero per essere la squadra meno premiata, nonostante la loro buona posizione in campionato della scorsa stagione.


Il sistema inglese applicato alla Serie A
Si parte dal monte ricavi (le REN) suddiviso fra quota nazionale ed internazionale: la prima pesa per 834 milioni di Euro, la seconda per 116 milioni di Euro.
La quota nazionale viene quindi suddivisa come abbiamo precedentemente descritto: il 50% in parti uguali, il 25% sulla base delle presenze TV ed il 25% sulla base della classifica dell’anno precedente. Nel nostro caso, poiché l’utilizzo del criterio dei passaggi televisivi live non è applicabile all’Italia (tutte le partite sono in diretta) si è ipotizzata una media ponderata fra una ripartizione in parti uguali (5%) e quella derivante dal numero di supporter.




Il riequilibrio dei ricavi fra le squadre sarebbe importante. Se, attualmente, la Juventus percepisce una quantità di denaro pari a 4,2 volte quelle del Pescara, questo rapporto scenderebbe fino al 1,9.



Interessante notare soprattutto la tabella qui di sotto, dove si riportano le differenze in termini di ricavi dall’applicazione dei due differenti criteri. Importante riduzione delle strisciante, ma fa piacere sapere che i nostri cuginetti incasserebbero una decina di milioni in meno, anche il Napoli avrebbe di che lamentarsi, mentre per noi ci sarebbe un discreto vantaggio di 3 milioni di euro.



Guardiamo agli altri 3 principali campionati europei dove, a parte La Liga spagnola (che ha un sistema di ripartizione ancora meno equo di quello della Serie A), sia la Bundesliga tedesca che la Ligue 1 francese hanno un sistema di ripartizione che tende a prevedere una quota rilevante dei diritti distribuiti in parti uguali e la differenza essenzialmente dipendente dai risultati sportivi più recenti.
Due le obiezioni di fondo delle grandi squadre :
•   i diritti televisivi provengono dall’audience che le pay tv contano di raggiungere con la trasmissione degli eventi, quindi è corretto che le squadre che hanno un seguito maggiore vengano premiate in maniera più che proporzionale alle altre;
•   una contrazione dei ricavi da diritti televisivi porterebbe una diminuzione di competitività delle squadre italiane in Europa, minori ricavi UEFA ed un conseguente progressivo impoverimento del campionato di Serie A.
Sul primo punto si potrebbe, provocatoriamente, obiettare che anche se si facesse un campionato a 5/6 squadre l’interesse scemerebbe e che, quindi, l’effetto di contrazione dei ricavi si avrebbe lo stesso; ma, probabilmente, il prodotto “grande squadra” sarebbe comunque venduto.
La realtà dei fatti è che questa grossa differenza impone, di fatto, uno status quo al campionato di Serie A, con la sostanziale impossibilità da parte di una squadra “media” di vedere premiato un risultato annuale significativo e di trarre risorse economiche per proseguire un cammino di progressiva crescita.
Sul secondo punto, invece, il ragionamento è molto più debole. Intanto perché, proprio come nel caso della Premier League, le nostre squadre top stanno già incassando molto di più delle loro rivali europee. Eppure, i risultati in campo UEFA non sono così gratificanti.
Secondariamente perché le altre nazioni stanno progressivamente migliorando il proprio coefficiente UEFA (sia nazionale, sia delle singole squadre) probabilmente perché anche le medie, quando si trovano a partecipare ad una competizione europea, sono sufficientemente dotate di risorse economiche per assicurare la costruzione di una rosa dignitosa. Le squadre italiane, invece, spesso e volentieri falliscono miseramente. E questo provoca un danno a tutto il sistema e previene da ulteriori ricavi (ricchi!) disponibili per chi partecipa alle competizioni UEFA, in particolare alla Champion’s League.

CONCLUSIONE dell’articolista Ed Thompson:
In Italia, il premio per il raggiungimento di una posizione di alta classifica è solo il 5% del budget totale, per cui sarebbe necessario un proprietario con disponibilità economiche importanti per finanziare un club di medie o piccole dimensioni nell’attesa di raccogliere la ricompensa finanziaria per il successo del proprio club. In Italia i premi non sono così istantanei, con pagamenti in corso sulla base di elementi che richiedono molto tempo per cambiare (ad esempio i ‘sostenitori’ nazionali, i risultati dei 5 anni e le posizioni dal dopoguerra). Tuttavia, in Premier League un club viene premiato quasi istantaneamente attraverso le regole del “Merit payment” e del “Facility Fee“.
È interessante notare che l’equità della distribuzione delle risorse TV rende in realtà la Premier League  molto più attraente per un potenziale proprietario. Se avessimo una distribuzione meno egualitaria dei fondi TV, probabilmente avremmo avuto meno ricchi investitori che scelgono di investire il loro denaro in club come il Fulham, QPR, Stoke e Bolton.
Visto che anche in Italia, spesso, invochiamo il ricco mecenate proveniente dall’Oriente (che sia Russia, Medio Oriente o Cina), siamo sicuri che gli effetti di breve e medio periodo (quelli di lungo li stiamo già sperimentando …) non siano opposti a ciò che si riteneva di voler raggiungere?
Oppure, ed è uno scenario altrettanto plausibile, non vi è una vera visione strategica di insieme (inteso come “sistema calcio”) ma una difesa da parte del più forte di uno status quo. Che per ora lo protegge. Ma che potrebbe anche danneggiarlo in futuro.
La versione originale dell’articolo è su www.financialfairplay.co.uk
Grazie al sito web tifoso bilanciato.



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Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #1 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 15:23:03 »
Il topic è aperto non solo alla lettura ma anche ad ogni osservazione critica.
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Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #2 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 15:48:10 »
Insomma, agli sciecchi chi glielo fa fare? E perché gli sceicchi affollano il campionato inglese e non anche quello spagnolo?

Partendo dal presupposto che IO VOGLIO VINCERE LO SCUDETTO, perché ho la sensazione che in termini di competitività la squadra potrebbe farcela (basterebbero un altro paio di acquisti ben indovinati), mi rendo conto che in queste circostanze non è possibile arrivare a comeptere per questo altissimo traguardo.
In questo il nostro presidente non ha tutti i torti quando gioca sul tavolo con il freno tirato. Le sue disponibilità sono comunque di molto limitate (non è né un petroliere, né un ricco ereditiere, né ha un gruppo industriale di livello almeno medio) e quindi gestisce la Lazio con le "sue gambe", coerente in pratica con l'indirizzo dato da Cragnotti all'epoca dell'ingresso in borsa.

Questo però produce una situazione nel quale noi, nei due scorsi campionati, arriviamo al giro di boa nelle primissime posizioni, in teoria e sul piano della matematica in corsa per lo scudetto, e la società non ha praticamente operato sul mercato per sue motivazioni indiscutibili, anche se non del tutto convincenti.
Intanto il Milan un paio di anni fa andava su Cassano, Van Bommel ed Emanuelson (spendendo peraltro una decina di milioni di euro, mica uno sproposito), mentre noi rimediavamo uno Sculli al mercatino di Porta Portese, e l'anno seguente la Juventus raccattava gli ultimi scampoli con Borriello e Toni, mentre noi eravamo fermi, liquidando in fretta e furia la sola Cissè (e sorvoliamo sull'affaire Honda).

Dunque con qualche milione in meno per le grandi e qualcuno in più per noi e le medie (si noti il rapporto tra l'ultima della Premier che incassa 49 mln di euro e l'ultima della serie A, il Pescara, che raccoglie soltanto 29 milioni di euro) si avrebbe un campionato molto più competitivo, molto più giusto, dove aumenterebbero le nostre chances, anche per i traguardi più impensabili.

Caro Presidente, pensaci.
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POMATA

Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #3 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 16:07:16 »
Fish, io sono strasicuro che il presidente possa pensarlo, ma il rischio di fare il botto è alto...guarda domenica che hanno combinato...

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Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #4 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 16:14:17 »
Fish, io sono strasicuro che il presidente possa pensarlo, ma il rischio di fare il botto è alto...guarda domenica che hanno combinato...

ma gli arbitri alla fine è un piccolo problema.
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POMATA

Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #5 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 16:18:36 »
ma gli arbitri alla fine è un piccolo problema.

Concordo a metà, il problema sono le 3 strisciate che da anni non permettono a nessuno di vincere e questo lo fanno maneggiando il sistema calcio a piacere loro...gli arabi lo sanno benissimo e x questo che non vengono...e lo sanno pure l'ameregani di fronte a noi, infatti non hanno messo un euro ancora...

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Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #6 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 16:38:18 »

ERRATA COCCIGE



Sul sito Financial Fair Play – ripreso dal sito web Tifoso bilanciato - Ed Thompson ha provato a fare una analisi comparata mettendo in relazione i criteri utilizzati dalla Serie A italiana e quelli della Premier league, perprovare a capire che cosa accadrebbe:
•   se la Premier League adottasse il criterio di ripartizione italiano
•   se la Serie A adottasse il criterio di ripartizione inglese

Ricordiamo, gli attuali criteri

La Serie A prevede che il valore netto dei diritti (le REN) vengano divisi fra le squadre secondo i criterio:
•   40% in parti uguali;
•   30% sulla base del bacino d’utenza (25% sulla base dei sostenitori e 5% sulla base della popolazione residente nel Comune in cui gioca la squadra);
•   30% sulla base dei risultati ottenuti dalla squadra (5% sulla base dei risultati della stagione, 15% sulla base dei risultati del quinquennio precedente, 10% sulla base dei risultati storici dal 1946/47).

La Premier League, invece, distingue fra i ricavi nazionali e quelli esteri, e provvede a dividerli in maniera diversa:
             La quota nazionale (il 61% del totale) è divisa come segue:
•   il 50% in parti uguali;
•   il 25% a seconda del numero di volte che un Club viene trasmesso live;
•   il 25% a seconda della classifica dell’anno.
             La quota estera (il 39% del totale) è ripartita in parti uguali.
Il risultato è che la quota complessiva di diritti che vengono attribuiti in maniera uguale ad ogni squadra della Premier League è complessivamente pari al 70% del totale.
La preponderanza del criterio “solidale” in Premier League è apprezzabile immediatamente da questa tabella di confronto:




Nonostante il piatto italiano sia inferiore del 22% rispetto alle entrate TV della Premier League, la Juventus riceve 27,4 milioni di Euro in più del Manchester City. AC Milan ha ricevuto 12,5 milioni di Euro in più dei club di Manchester. I club posizionati fra la 3a e la 6a posizione ricevono circa la stessa per le due leghe. La vera disparità è nelle squadre  dal 7 ° posto in giù: il Wolves riceve il doppio dei ricavi  TV rispetto alla più bassa in Italia e la metà delle italiane riceve circa 21,1 milioni di Euro a stagione in meno delle loro controparti inglesi.
Effettivamente, mentre la differenza fra il Manchester City ed il Wolves è di 1,5 volte, in Italia la Juventus ottiene 4,2 volte il fatturato del Pescara.
Il sistema italiano applicato alla Premier League




Cinque delle prime sei squadre avrebbe guadagnato in modo significativo con il sistema italiano. L’unica eccezione è il Manchester City che probabilmente ha la più bassa base nazionale di supporter rispetto agli altri top team. Arsenal e Man Utd potrebbero ottenere il massimo dell’incremento grazie alla loro grande base di supporter su base nazionale. L’Arsenal hao anche il vantaggio di venire da una grande città ed hanno risultati storici molto buoni.
All’altro estermo, ad eccezione dell’Aston Villa, tutti i club sotto l’ottava posizione riceverebbero di meno con il modello italiano. l’Aston Villa guadagnerebbe grazie al  punteggio molto nel criterio dei  Supporter, alla provenienza da una grande città e un buon punteggio derivante dai risultati del dopoguerra. I grandi perdenti sarebbero lo Swansea – con una riduzione di quasi 26 milioni di Euro – e finirebbero per essere la squadra meno premiata, nonostante la loro buona posizione in campionato della scorsa stagione.


Il sistema inglese applicato alla Serie A
Si parte dal monte ricavi (le REN) suddiviso fra quota nazionale ed internazionale: la prima pesa per 834 milioni di Euro, la seconda per 116 milioni di Euro.
La quota nazionale viene quindi suddivisa come abbiamo precedentemente descritto: il 50% in parti uguali, il 25% sulla base delle presenze TV ed il 25% sulla base della classifica dell’anno precedente. Nel nostro caso, poiché l’utilizzo del criterio dei passaggi televisivi live non è applicabile all’Italia (tutte le partite sono in diretta) si è ipotizzata una media ponderata fra una ripartizione in parti uguali (5%) e quella derivante dal numero di supporter.




Il riequilibrio dei ricavi fra le squadre sarebbe importante. Se, attualmente, la Juventus percepisce una quantità di denaro pari a 4,2 volte quelle del Pescara, questo rapporto scenderebbe fino al 1,9.



Interessante notare soprattutto la tabella qui di sotto, dove si riportano le differenze in termini di ricavi dall’applicazione dei due differenti criteri. Importante riduzione delle strisciante, ma fa piacere sapere che i nostri cuginetti incasserebbero una decina di milioni in meno, anche il Napoli avrebbe di che lamentarsi, mentre per noi ci sarebbe un discreto vantaggio di 3 milioni di euro.



Guardiamo agli altri 3 principali campionati europei dove, a parte La Liga spagnola (che ha un sistema di ripartizione ancora meno equo di quello della Serie A), sia la Bundesliga tedesca che la Ligue 1 francese hanno un sistema di ripartizione che tende a prevedere una quota rilevante dei diritti distribuiti in parti uguali e la differenza essenzialmente dipendente dai risultati sportivi più recenti.
Due le obiezioni di fondo delle grandi squadre :
•   i diritti televisivi provengono dall’audience che le pay tv contano di raggiungere con la trasmissione degli eventi, quindi è corretto che le squadre che hanno un seguito maggiore vengano premiate in maniera più che proporzionale alle altre;
•   una contrazione dei ricavi da diritti televisivi porterebbe una diminuzione di competitività delle squadre italiane in Europa, minori ricavi UEFA ed un conseguente progressivo impoverimento del campionato di Serie A.
Sul primo punto si potrebbe, provocatoriamente, obiettare che anche se si facesse un campionato a 5/6 squadre l’interesse scemerebbe e che, quindi, l’effetto di contrazione dei ricavi si avrebbe lo stesso; ma, probabilmente, il prodotto “grande squadra” sarebbe comunque venduto.
La realtà dei fatti è che questa grossa differenza impone, di fatto, uno status quo al campionato di Serie A, con la sostanziale impossibilità da parte di una squadra “media” di vedere premiato un risultato annuale significativo e di trarre risorse economiche per proseguire un cammino di progressiva crescita.
Sul secondo punto, invece, il ragionamento è molto più debole. Intanto perché, proprio come nel caso della Premier League, le nostre squadre top stanno già incassando molto di più delle loro rivali europee. Eppure, i risultati in campo UEFA non sono così gratificanti.
Secondariamente perché le altre nazioni stanno progressivamente migliorando il proprio coefficiente UEFA (sia nazionale, sia delle singole squadre) probabilmente perché anche le medie, quando si trovano a partecipare ad una competizione europea, sono sufficientemente dotate di risorse economiche per assicurare la costruzione di una rosa dignitosa. Le squadre italiane, invece, spesso e volentieri falliscono miseramente. E questo provoca un danno a tutto il sistema e previene da ulteriori ricavi (ricchi!) disponibili per chi partecipa alle competizioni UEFA, in particolare alla Champion’s League.

CONCLUSIONE dell’articolista Ed Thompson:
In Italia, il premio per il raggiungimento di una posizione di alta classifica è solo il 5% del budget totale, per cui sarebbe necessario un proprietario con disponibilità economiche importanti per finanziare un club di medie o piccole dimensioni nell’attesa di raccogliere la ricompensa finanziaria per il successo del proprio club. In Italia i premi non sono così istantanei, con pagamenti in corso sulla base di elementi che richiedono molto tempo per cambiare (ad esempio i ‘sostenitori’ nazionali, i risultati dei 5 anni e le posizioni dal dopoguerra). Tuttavia, in Premier League un club viene premiato quasi istantaneamente attraverso le regole del “Merit payment” e del “Facility Fee“.
È interessante notare che l’equità della distribuzione delle risorse TV rende in realtà la Premier League  molto più attraente per un potenziale proprietario. Se avessimo una distribuzione meno egualitaria dei fondi TV, probabilmente avremmo avuto meno ricchi investitori che scelgono di investire il loro denaro in club come il Fulham, QPR, Stoke e Bolton.
Visto che anche in Italia, spesso, invochiamo il ricco mecenate proveniente dall’Oriente (che sia Russia, Medio Oriente o Cina), siamo sicuri che gli effetti di breve e medio periodo (quelli di lungo li stiamo già sperimentando …) non siano opposti a ciò che si riteneva di voler raggiungere?
Oppure, ed è uno scenario altrettanto plausibile, non vi è una vera visione strategica di insieme (inteso come “sistema calcio”) ma una difesa da parte del più forte di uno status quo. Che per ora lo protegge. Ma che potrebbe anche danneggiarlo in futuro.
La versione originale dell’articolo è su www.financialfairplay.co.uk
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Offline nanaighel

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Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #7 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 16:41:42 »
Complimenti....proprio un bel lavoro

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Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #8 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 17:27:08 »
A me ha impressionato soprattutto l'ultimo grafico dove in alto si vede un'Udinese con 16 milioni in più e un Chievo con 15 milioni, mentre in basso è bello (ma fine a sé stesso) notare che con questo diverso criterio vengono tolte alle strisciate cifre pazzesche come i 38 milioni della Giuve, 30 all'Inter, 26 al Milan, 10 all'ATAC (!!!) e 8 al Napule.
Del resto, perché negli ultimi 20 anni vincono sempre le stesse 3 squadre, salva la parentesi (quasi mortale) delle romane? La rispsta è sotto gli occhi di tutti.

Ultima notazione. Nel criterio inglese si tiene conto del risultato di classifica dell'anno precedente in ragione del 25% della quota nazionale.
Da noi hanno escogitato un criterio che tiene conto e del risultato dell'ultimo anno (5%), degli ultimi 5 anni (15%) e degli ultimi 60 (10%). Che senso ha tutto questo se non di cristallizzare i rapporti di forza, sportivi e non, tra le varie squadre? Dove sta il rispetto - EUROPEO - del principio della libera concorrenza per cui chi compete deve avere almeno ragionevoli chances di poter vincere?

Inoltre, si tiene conto nel criterio inglese delle trasmissioni live del Club (non tutte le partite vengono trasmesse) in ragione del 25%, mentre da noi si elabora il concetto di bacino di utenza composto dai sostenitori (certificati da un sondaggio, non legato ad abbonamenti e presenze allo stadio: una ingiusta assurdità) e dalla popolazione di residenza ( :S).
E' possibile sapere da qualche parte gli ascolti effettivi delle singole partite oltre al numero di abbonati squadra per squadra?

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La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #9 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 17:45:13 »
La grande differenza tra noi è gli inglesi è che la voce dei diritti tv non è la maggiore fra le entrate di bilancio. Fra stadio e prodotti ufficiali, financo sponsorizzazioni, macinano molti più soldi del sistema italiano.
Molto equo il loro sistema che tiene conto della classifica come parametro di valutazione e non di vecchi retaggi baronali di tornei amatoriali vinti negli anni 50.
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

Offline DinoRaggio

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« Risposta #10 : Giovedì 1 Novembre 2012, 08:40:16 »
Post interessantissimo, poi vado ad applaudire mark. Prima un po' di commenti.

Basare il 30% su un criterio volatile ed opinabile come il numero di tifosi e simpatizzanti mi sembra obbiettivamente meno equo di quello inglese per cui ricevi più soldi quanto più appari sulla TV in diretta. Certo, anche oltremanica, vedere che un QPR o un Fulham (solo perché di Londra) prendono 3 volte più soldi del Manchester United e quattro in più del Liverpool per il criterio della popolazione della città del club, non è che sia tanto più giusto, però è basato su numeri veri, e non presunti.

La scusa di dare più soldi alle strisciate in quanto in questo modo possono far bene in Europa ed aumentare l'appetibilità del calcio italiano non regge. Come ha notato giustamente Thompson: "È interessante notare che l’equità della distribuzione delle risorse TV rende in realtà la Premier League  molto più attraente per un potenziale proprietario.". Lo sceicco del Malaga sta facendo le valige perché in Spagna la stragrande maggioranza della torta se la pappano le solite due, oltre al deleterio fatto di creare, di fatto, due campionati: uno per le solite due, ed un altro per le altre 18 squadre.

Sarebbe ottimo conoscere pure i criteri della Bundesliga, credo che là abbiano dei ciriteri ancora più "solidali" ed "equilibranti", ed infatti pure i risultati sportivi, in termini di alternanza di vittoria del campionato, ne sono un'evidenza. Senza sognare il criterio assolutamente chimerico della NBA applicato al calcio italiano, vorrei che fosse tutto un po' più equilibrato, ma mi rendo conto che bisognerebbe prima di tutto riformare radicalmente il calcio italiano, a partire dalla Lega di serie A, non più al servizio di quelle tre / quattro squadre.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline DinoRaggio

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« Risposta #11 : Sabato 3 Novembre 2012, 18:04:51 »
Ho trovato questa immagine riferita alla stagione 2009-2010, sulla spartizione dei diritti televisivi.



Scandaloso il divario in Spagna, equilibratissima invece la situazione nella Bundesliga.

Interessante la statistica alla fine dell'immagine, riferita alla stagione 2010-2011. In realtà, i diritti TV "interni" della Premier League sono pari a quelli della serie A. A fare la (gran) differenza sono quelli "esteri", 581 a 90, con il campionato italiano superato (quasi doppiato) anche da quello spagnolo.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

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« Risposta #12 : Sabato 3 Novembre 2012, 20:04:01 »
Ho trovato questa immagine riferita alla stagione 2009-2010, sulla spartizione dei diritti televisivi.



Scandaloso il divario in Spagna, equilibratissima invece la situazione nella Bundesliga.

Interessante la statistica alla fine dell'immagine, riferita alla stagione 2010-2011. In realtà, i diritti TV "interni" della Premier League sono pari a quelli della serie A. A fare la (gran) differenza sono quelli "esteri", 581 a 90, con il campionato italiano superato (quasi doppiato) anche da quello spagnolo.

Grazie per il contributo.
il problema dei diritti esteri è uno dei punti più dolenti del nostro calcio: vendiamo poco e male, ma del resto il prodotto (il campionato) è abbastanza modesto.
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Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #13 : Sabato 3 Novembre 2012, 20:13:25 »
la situazione più equilibrata è quella inglese, dove l'ultima prende più della metà dei soldi rispetto alla prima.
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Offline DinoRaggio

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Re:La stolta arroganza del potere - l'insostenibile potere dell'arroganza
« Risposta #14 : Sabato 3 Novembre 2012, 20:41:56 »
Vero. In Spagna, comunque, è qualcosa di spaventoso. Un abisso fra le solite due e le altre.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)