Autore Topic: Storia e patrimonio di una città e di un popolo  (Letto 420 volte)

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Storia e patrimonio di una città e di un popolo
« : Mercoledì 8 Gennaio 2020, 08:04:27 »
www.LaLazioSiamoNoi.it



                           Se è acclarato, come diceva Hesse, che di una storia è vero solo ciò che un ascoltatore crede, allora non sarebbe facile spiegare a un casuale uditorio che si ritrovasse a Roma nell’anno 2020 quanto sia grande la storia di una delle creature più belle di questa città. Bistrattata da chi ne ha sempre patito l’esistenza, ingombrante per chi pensava d’averla cancellata con un colpo di spugna 93 anni fa, monolite inscalfibile nonostante le intemperie e gli eventi avversi che spesso l’hanno colpita, mai assoggettata ai tentativi di chi l’ha usata per scopi e fini poco nobili. La Lazio c’è. Nonostante tutto. La Lazio è qui nell’anno 2020, pronta a compierne 120 e a ribadire - se ce ne fosse bisogno - quanto considerevole sia il patrimonio che essa porta con sé. Una Polisportiva che così grande in Europa non ce n’è, con 75 discipline ad animare lo sport italiano, a darle lustro e campioni, ma anche solo svago e diversivo rispetto alla noia, al digitale che impera e tutto ammanta. E che orgoglio sarebbe per Luigi Bigiarelli e i suoi amici, fondatori e pionieri, che dello sport come mezzo di diffusione dell’ideale egalitario e olimpico avevano fatto una missione. La Lazio è ferro e piuma per citare la battuta di un attore sempre sottovalutato e che della Lazio era tifoso. Un po’ come Lei, aquila mal sopportata da troppi, anche cantori delle gesta sportive, che invece dovrebbero guardare a lei come a uno scrigno dal quale saper cogliere perle inestimabili, sottovalutata da un mondo che ha sposato la logica del guadagno e della massa e non quella del merito e del racconto. La Lazio è un popolo che non si è mai arreso, che ha preso la storia della propria amata e l’ha fatta diventare un manifesto di vita, uno stile da assecondare anche nel quotidiano, nella regolarità del giorno che vive senza sussulti. La Lazio per il tifoso Laziale non è mai stata, non è e non sarà mai “Lazietta”. Termine antipatico, poco consono a quello che la Lazio rappresenta. Non lo è stata mai, nemmeno nei momenti più bui, quando il sole sembrava tramontato definitivamente, lasciando alla notte il passo e il dominio. La Lazio non può essere “Lazietta”, ce lo dice la storia e non solo quella recente. Il patrimonio che rappresenta questa società non può diventare spot elettorale, non può ridursi a un prima e un dopo. La Lazio è una linea temporale continua, trascendente rispetto ai presidenti, ai giocatori, agli allenatori. Usare il termine “Lazietta”, storpiare il nome di una società che da 120 anni segna indelebile la storia di Roma, è acrobazia che ha un solo esito possibile: la caduta rovinosa di chi la compie. E che tradotto vuol dire errore di comunicazione grave commesso da chi, invece, la Lazio dovrebbe rappresentarla senza mai metterne in dubbio grandezza, lignaggio e blasone. Essi figli non di un terzo posto, di una Coppa Italia o di una Supercoppa, ma di un ideale e di una storia che da 120 anni scandiscono la vita di un popolo, che per la Lazio farebbe ogni cosa, che per la Lazio c’è stato, c’è e ci sarà e che non ha mai fatto distinzioni di suffissi per amare. Un popolo che ama sempre e comunque. “E non c’è cosa più bella sulla nera terra, se non ciò che si ama”. La Lazio. 


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