Autore Topic: Il ricordo del Professor Scoglio a sette anni dalla dipartita.  (Letto 579 volte)

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feiez

Il ricordo del Professor Scoglio a sette anni dalla dipartita.
« : Mercoledì 3 Ottobre 2012, 19:19:19 »
Scoglio, sette anni dopo

Giuseppe Giannotti

Genova. Aveva detto: «Morirò parlando del “mio” Genoa». E così è stato. Era il 3 ottobre 2005. Una data che i tifosi del Genoa non dimenticheranno. Durante una trasmissione sportiva, a “Primocanale”, Franco Scoglio, l’uomo di Lipari, storico e mitico allenatore rossoblù, dopo una discussione accesa con il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, accusò un malore fatale, un infarto che lo uccise sul colpo. Vani tutti i tentativi di soccorso.

Il Professore se n’è andato così, in modo plateale, come plateale era stata la sua presenza in rossoblù. Scoglio non amava le mezze misure, affrontava le situazioni con impeto, andando qualche volta anche sopra le righe. Ma lo faceva spinto da quella passione viscerale per il calcio. Sì, il calcio era la sua vita. E il Genoa il suo amore. Per il Genoa, che lo aveva chiamato in soccorso in una stagione drammatica, a forte rischio serie B, nel 2001/2002, Scoglio, all’epoca allenatore della Tunisia, aveva lasciato la guida di quella Nazionale, già qualificata per i Mondiali in Corea e Giappone per accorrere in aiuto del Grifone. Sperava, il Professore, di compiere la missione rossoblù e tornare a guidare la Tunisia al Mondiale. Ma la Federcalcio tunisina si sentì offesa per essere stata lasciata senza guida, oltretutto per una squadra della serie B italiana. Ma quella squadra era il Genoa e in Tunisia non potevano sapere quanto Scoglio amasse il Grifone. Scoglio salvò il Genoa, ma perse i Mondiali. E per lui fu un vero dolore.

Il Genoa gli rimase sempre nel cuore. Spesso tornava a Genova, s’informava della situazione della squadra e della società. Avrebbe voluto riprendersi quella panchina. Ma la frattura con Preziosi era ormai insanabile. E per lui non ci fu un’altra chance.

A sette anni dalla sua morte, i tifosi rossoblù lo ricordano ancora. Non tutti erano dalla sua parte, anche per quel suo modo di fare così irruento, quasi dittatoriale. Ma Scoglio, a cui va il merito di aver riportato il Genoa in serie A al suo primo tentativo, nel 1988/89, resta comunque un posto di diritto nella pagine di storia rossoblù.

http://www.ilsecoloxix.it/p/sport/2012/10/03/AP4YImbD-scoglio_sette_anni.shtml

zorba

Re:Il ricordo del Professor Scoglio a sette anni dalla dipartita.
« Risposta #1 : Mercoledì 3 Ottobre 2012, 19:25:05 »
Personalmente (per quello che ho potuto sentire nelle sue interviste e nei suoi interventi da commentatore addetto ai lavori nelle trasmissioni sportive) ho un ottimo ricordo dell'uomo e del professionista; mi ha sempre dato l'idea di una persona di grande coerenza, onestà e sincerità.

Offline Er Matador

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Re:Il ricordo del Professor Scoglio a sette anni dalla dipartita.
« Risposta #2 : Giovedì 4 Ottobre 2012, 04:56:12 »
Personaggio brillante, eccessivo e carismatico, di quelli che si amano o si odiano.
Un ayatollah, diremmo forse oggi in tempi saturi di esposizione mediatica del mondo arabo-islamico: a maggior ragione parlando di uno che, da quelle parti, aveva lasciato tracce importanti.
Così era Francesco Scoglio, a tutti noto come Franco, lanciato dal Messina in cui tra gli undici "bastardi" - come affettuosamente chiamava i suoi giocatori - militava anche un giovane Totò Schillaci.
Legata a quella squadra è anche la locuzione "palle inattive", che fece conoscere la verve oratoria del Professore.
Al di là dell'espressione un po' ampollosa, dietro quelle parole c'era un'intuizione importante: sin lì ai calci piazzati non era stata dedicata una preparazione del tutto sistematica; Scoglio ne fece quasi una scienza e gli sviluppi sulle palle da fermo, che in origine partivano dal piede di Beppe Catalano, gli diedero spesso ragione.

Nella tattica era fondamentalmente un italianista senza pudori nei confronti del catenaccio, per quanto non privo di intuizioni nel limare la collocazione e le caratteristiche dei singoli.
Il suo vezzo era casomai quello di spacciarsi per zonista, cercando di limitare i danni dell'evidenza opposta con un'altra delle sue intuizioni linguistiche: "zona sporca", che nel suo modo di esprimersi avrebbe dovuto indicare una linea a quattro da cui un centrale si staccava occasionalmente, per recuperare la posizione di libero.
In realtà, almeno su questo punto, un po' di fumo lo vendeva poiché, come ebbe a dire un cronista, "se questa è zona, la era anche quella di Rocco": ma il fascino del personaggio era tale da indurre a condonargliela come una debolezza umana, o addirittura un capriccio d'artista.

Come tecnico vero e proprio, il suo limite era nel suo punto forte: l'empatia con l'ambiente.
Se scattava la reazione chimica, metodi, entusiasmo e modi da capopopolo erano in grado di risollevare squadre già avviate all'estrema unzione.
Se il meccanismo si inceppava, non rimaneva che chiamare qualcun altro.
"A Genova il miglior allenatore del mondo, altrove il peggiore": così riassumeva sé stesso, con la consueta enfasi e un tocco di insolita modestia.
Al netto dell'iperbole - e sostituendo "Genova" con "un ambiente nel quale mi trovo bene", anche se per lui erano sinonimi - non andava, come detto, molto lontano dalla verità.

Il lavoro qualitativamente migliore lo svolse forse proprio al timone della Nazionale tunisina, della quale si portò una buona metà al Grifone in occasione del suo ritorno in panchina (per salvare i rossoblù dalla C1: in B già c'erano, ndr).
Qualcuno ricorda l'estremo difensore El Ouaer, lo statuario libero Badra, l'esterno Bouzaiène, l'alterno fantasista Gabsi, il velocista con una mezz'ora scarsa di autonomia Mhadhebi?
Sotto la sua guida sembravano davvero in grado di incidere nel calcio che conta.
El Ouaer non era probabilmente "tra i primi cinque portieri del mondo", come lo presentava il Prof., ma in quel derby della Lanterna - da cui venne una spinta decisiva per la salvezza - sembrò davvero imbattibile.
Badra stava lavorando sulla scarsa velocità di base e imponendo doti non banali in costruzione: tant'è che si parlava di un interessamento dell'Udinese, il cui fiuto nello scoprire talenti a prezzi modici è noto da anni.
Con la partenza di Scoglio verso una meno memorabile esperienza da Ct della Libia - penultima tappa prima di un malinconico crepuscolo, di passaggio nel disastrato vecchio Napoli di Naldi -, i suoi ex allievi si eclissarono con la stessa rapidità che li aveva visti irrompere nel calcio italiano: come se solo lui avesse in tasca le chiavi per farli funzionare al meglio.

Meritano di essere ricordate la sostanziale correttezza sottostante al suo personaggio, le dichiarazioni mai banali e la coerenza nel mettersi comunque in gioco: verboso e sopra le righe sì, tutto chiacchiere no.
Volendolo consegnare ai posteri in un'istantanea, difficile non pensare al già citato derby di ritorno del 2001/'02 dopo il definitivo 2-0: il Professore percorre la linea laterale inneggiando al pubblico, il quale ricambia concentrando tutte le attenzioni su di lui tornato a salvare la Patria.
Come se quanto accadeva in campo fosse, al confronto, solo una conseguenza scontata e secondaria.
La pignoleria del cronista avrà magari annotato qualche eccesso di agonismo, condito da un numero un po' troppo alto di interventi fallosi.
Ma la trasformazione di una squadra morta in quegli undici assatanati era più che mai tutta opera sua, perché nessun altro ci sarebbe riuscito in quel modo.

Un erede? Se ci si limita alla facciata mediatica - sul resto il confronto sarebbe impietoso -, Mourinho ha la presenza, il culto della personalità e qualche lampo nel coniare frasi celebri che a volte lo ricordano da vicino.
Rispetto allo Special One, il Professore vantava però una dote in più nel gestire la propria immagine: il senso della misura.

Offline AlenBoksic

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Re:Il ricordo del Professor Scoglio a sette anni dalla dipartita.
« Risposta #3 : Giovedì 4 Ottobre 2012, 08:37:46 »
Era un grande venditore di fumo col concetto della zona sporca,
però era anche un grande conoscitore di calcio.
Approdò a Lucca nel gennaio 1993 e, come disse, "qui bastava mettere il libero", mossa che un Orrico ancora narcotizzato dai miasmi nerazzurri si rifiutava di fare (peccato del quale si scusò poi pubblicamente). Ad aprile girava ancotra in maglione girocollo perchè portava bene.
 :D
C sarebbe da chiedersi come mai il calcio italiano non partorisca più questi fenomeni legati indissolubilmente ad una città e ad una società che invece fiorivano un pò dappertutto nel suo periodo d'oro: da Pescara a Bologna, da Lucca a Genova sponda rossoblu passando per Foggia (i nomi degli allenatori è inutile metterli).

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Offline Drenai

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Re:Il ricordo del Professor Scoglio a sette anni dalla dipartita.
« Risposta #4 : Giovedì 4 Ottobre 2012, 11:50:25 »
quando arrivò in A col genoa aveva questa fama di santone innovativo, era l'epoca di sacchi e c'era voglia di trovare un altro genietto in qualsiaso nome nuovo si affacciasse nel calcio.
ricordo che venne a giocare a roma dopo poche giornate, era al flaminio, ed ero curioso di vedere questo "nuovo" profeta immaginandomelo zonista e dal calcio offensivo, e ricordo che rimasi sbalordito quando trovai una squadra barricatissima che pensava solo a distruggere il gioco altrui. se non ricordo male finì 0-0 praticamente senza tiri in porta :)
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