Autore Topic: Un milione di tifosi senza squadra  (Letto 4205 volte)

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Offline Er Matador

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Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #20 : Lunedì 19 Luglio 2010, 16:33:22 »
Ciao ammiraglio, ti confermo che alcune nostre vedute sono effettivamente comuni. Prendiamo ad esempio la ristrutturazione dei campionati; io procederei così:

- serie A 16-18 squadre: la prima soluzione sarebbe la più tecnica, anche per dare respiro ai nostri club e non arrivare a pezzi nelle competizioni internazionali, la seconda è più realistica.
Tenuto conto che nel torneo a 20 un paio di formazioni si staccano regolarmente sul fondo rispetto alle altre, sottrarre la loro presenza dà un risultato nel complesso equo.
Ah, dimenticavo: tre retrocessioni.

- serie B 20 squadre: il girone unico extralarge, ma non ai livelli folli degli ultimi anni, è sempre stato una scuola di tenuta fisica e psicologica in grado di temprare chi saliva nella categoria superiore.
Proporzionato alla massima serie, lo trovo un patrimonio da recuperare.
Tre promozioni (due dirette più play-off, come accade ora), tre retrocessioni dirette, le tre dal quartultimo al sestultimo posto spareggiano con le seconde dei gironi di C, un po' come nel Relegationspiel fra la terzultima della Bundesliga e la terza della Zweiteliga.

- serie C unica a tre gironi di 18-20 squadre: le prime promosse direttamente; delle seconde, da definire tramite play-off, si è detto.
Due retrocessioni per girone: l'ultima direttamente, l'altra tramite play-out.

Si andrebbe dalle 90 alle 98 squadre, e come numeri arriviamo alle stesse conclusioni per vie leggermente diverse.

I due punti su cui proprio non ti seguo sono il bacino d'utenza e le retrocessioni dal calcio professionistico.

Del primo ho già evidenziato il punto saliente: il fatto che una società non riesca ad andare avanti è indipendente dai duecento spettatori a partita.
Questione di incidenza degli incassi, che non viene spostata di una virgola aggiungendo un paio di zeri alla media spettatori: i presidenti potranno anche invocare abbonamenti in serie per premiare lo sforzo compiuto dalla società, ma sanno benissimo che il tessuto locale da cui dipende la sopravvivenza del club è casomai quello imprenditoriale.
Perché, allora, punire chi fa calcio in maniera sana a favore di chi ha l'unico e discutibile requisito di rappresentare una città più popolosa?
Per citare un esempio tratto dall'ultima serie B: al calcio serve di più lo splendido Cittadella di quest'anno, che gioca in un impianto dopolavoristico semideserto, o lo sgangherato carrozzone di Cairo col suo nome abusivamente ostentato?
Non discuto che fra le piccolissime realtà ve ne siano molte incapaci di tenere il passo, magari dopo una stagione sulle ali dell'entusiasmo: ma è un problema di organizzazione societaria, bilanci e adeguatezza alla categoria.
Le duecento persone non incidono minimamente in tal senso: e parlo di soldi, non della mia personale opinione sul tifoso giunta, ormai, al punto in cui lo sostituirei con cori e urli preregistrati.

Quanto al secondo punto: ferma restando l'esigenza di rigore e stabilizzazione gestionale, togliere completamente il parametro tecnico dei risultati nel definire i passaggi di categoria snatura il senso stesso del torneo.
Per dire, quali obiettivi difenderebbe una formazione precocemente esclusa dai discorsi di vertice, ma priva anche del pungolo costituito dalla lotta per la salvezza?
Non saprebbe cosa fare, anche perché l'unico modello di comportamento offerto dalla nostra cultura sportiva sarebbe il vendersi le partite per mettere quattrini a bilancio ed inseguire la salvezza societaria.
Il vero problema è quello già posto per il salto dalla B alla Prima Divisione: come ammortizzare le retrocessioni per non trasformarle in bancarotta?
Una misura cautelare l'ho già proposta, limitandole a due per girone onde evitare che il ricambio delle partecipanti alla categoria assuma ritmi troppo frenetici.
Altri interventi, orientati al contenimento dei costi, possono essere ricavati nelle pieghe del regolamento e delle strategie gestionali.
Tornando ad esempio ai gironi geografici, che risparmiano folli trasferte da un capo all'altro d'Italia con le relative spese.
Oppure varando il doppio stadio: una società di piccole dimensioni con pubblico ridotto, salvo per alcune partite di cartello, si accorda preventivamente con la titolare di un impianto viciniore e più capiente accludendo tale contratto alla documentazione per l'iscrizione al torneo.
In tal modo si eviterebbe l'assurdo di adeguare un impianto, più che sufficiente alle esigenze ordinarie, per un paio di partite all'anno: situazione sulla quale si sono arenate le esperienze di parecchi sodalizi per il resto del tutto adempienti.
Mai dimenticare e mai ripetere esempi come il "Morelli" di Brescello, ristrutturato a spese del Comune per poi vedere la squadra migrare al dismesso "Mirabello" di Reggio Emilia, o la surreale vicenda del Gallipoli, costretto a disputare l'intera stagione a Lecce con un costo d'affitto che sopravanzava di gran lunga gli incassi.
Altro punto fondamentale i premi valorizzazione, da elargire soprattutto ai Dilettanti per non approfondire eccessivamente il solco che li divide dal calcio professionistico e mantenere sostenibile il vitale ricambio fra le due categorie.
Per dire, un club di serie D valorizza un bomber da 20 gol a stagione? Ne ricaverà un beneficio sia tecnico sia economico, mettendo d'accordo due aspetti di massima i cui interessi sembrano spesso escludersi a vicenda.
O ancora fare chiarezza sui rapporti coi vivai delle grandi di serie A, mettendo fine a equivoci e premi di valorizzazione non pagati: vedi il caso di Giacomo Ferrari, consolidato bomber delle categorie inferiori (Alzano in primo luogo) cui il Modena negò a lungo il debutto nella massima serie per non corrispondere il suddetto emolumento alla società in cui era cresciuto.

Idee e spazi di manovra non mancano, anche perché fare peggio rispetto a errori e omissioni accumulatisi negli anni è davvero difficile.
Ma tutto con un obiettivo: mantenere continuità fra i campionati, lasciando a Galliani e a qualche altro scalcinato monopolista le superleghe e le superseghe mentali al riguardo.
Anche perché, sparita la valorizzazione dei giovani dal panorama della serie A, un collegamento non troppo discontinuo fra le categorie inferiori (dove gli italiani hanno ancora spazio) e i palcoscenici più prestigiosi (dove il ricambio urge) è l'unica possibilità di mantenere in vita una scuola tecnica e una sufficiente produzione di giocatori.

zorba

Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #21 : Martedì 20 Luglio 2010, 07:36:43 »
(Il Fatto Quotidiano 20.07.2010)

UN CALCIO A PARTE

IL PALLONE È SGONFIO

Società cancellate dai campionati e malaffare: è, davvero, lo specchio del Paese
 
(di Oliviero Beha)

E meno male che quella del “calcio specchio del Paese” sarebbe una metafora scontata: scontata da chi e per chi, di grazia? E in che senso? Perché giusta o ingiusta, approssimativa, contraddittoria? O scontata magari come fosse una merce in saldo, una specularità metaforica di “bassa stagione”? Che confusione, che distrazione, che impicci concettuali quando ci si occupa di calcio con lo stesso spirito con cui si scopre la corsa – che so? – a quarant’anni e ci si arrischia in maratone dalle quali a fatica esci vivo! Non è atrabile né spleen di chi se ne occupa da tanti, troppi anni, credetemi: è piuttosto la realtà che ti salta addosso e chiede solo di essere analizzata per quello che è, senza lenti deformanti ma casomai focalizzate su rapporti sempre più evidenti tra politica e calcio all’interno del sistema-Paese. Giuro che sfido la banalità: eppure mi capita di leggere anche Soloni di altre/alte materie che “ci azzeccano poco”, sia alla Di Pietro che alla Zingarelli (a volte in contrasto tra loro...), oppure che rimangono volentieri in superficie senza neppure un centimetro di carotaggio per vedere che cosa ci sia appena un po’ sotto. È vero, la profondità si nasconde in superficie, ma questo è un paradosso di Wilde, non di Berlusconi & Abete o Abeti.

I FATTI, IN omaggio allo spirito e alla lettera di questa testata: parto da oggi e riepilogo a ritroso gli ultimi giorni, anche di fretta e di grana grossa. Si sono appena scatenate falangi di parlamentari che protestano per le 21 squadre non iscritte ai campionati (1 di B, l’Ancona, e le altre di Lega Pro di Prima e Seconda divisione, in arte C1 e C2). Sul calcio c’è poco da discernere tra destra e sinistra, se non sulle fasce... e neppure tra i fasci... muscolari s’intende. Sono soprattutto gli amministratori locali che difendono il “mordente” sociopolitico del pallone che per loro si traduce   nelle raccolte di voti cui unicamente (!?) tengono. E che dunque chiedono in massa ed energicamente ai loro rappresentanti in Parlamento di non far fallire “anni di storia del calcio!” per misere bancarotte. Soluzione? Pretendere per l’iscrizione fideiussioni meno onerose o meno esose, secondo il punto di vista. E si sono mossi nelle aule come non fanno se non nei casi eccezionali, tipo le sedute notturne per le leggi-bavaglio. Questa è la prima, consistente, urlata reazione all’esclusione di quel lungo elenco di club, qualcuno davvero storico, qualcuno troppo   spesso impicciato in ladronerie tradizionali, qualcuno al Nord, molti al Sud e abbastanza al centro. Federalismo bancarottiero rotondocratico allo stato puro. Penserete: è la dimostrazione che “oggi” il calcio è diventato lo specchio del Paese e della politica del Paese, un Paese in bancarotta e in crisi nera più generale, prima di tutto “culturale” come scopre in ritardo deprecabile l’Ostellino di ieri sul Corriere. E no, qui cascano gli asini. Basta cliccare su un motore di ricerca, et voilà, di bancarotte calcistiche, fideiussioni insufficienti o falsificate e relative proteste della politica “salva-calcio” (memorabile lo “spalma-debiti” di Berlusconi pro-Lotito e la Lazio nel 2003) ne trovate a bizzeffe da decadi. Ma nessuno finora ci aveva fatto caso, perlomeno non “abbastanza” caso. Il calcio era il calcio, la politica la politica. Guai a confondere le acque, si rischiava di annegare. E difatti, difatti...

MA CONTINUIAMO a ritroso. I parlamentari protestano perché il Consiglio Federale competente come era prevedibile dalla vigilia ha escluso venerdì scorso le 21 società di cui sopra. Non avevano presentato la domanda di iscrizione perché dissolte tra i debiti, oppure l’avevano presentata ma senza documentazione e certezza fideiussoria. Quel giorno stesso era scoppiata la polemica per le dichiarazioni di Don Ciotti, di “Libera”, a proposito delle “mani delle mafie sul calcio”. Scandalo? Un pochino, qualche reazione dell’establishment di grande fattura tipo “vorrà dire che staremo più attenti”, una più generale disattenzione e un’intervista al procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, tifoso del Palermo, che nella solita promiscuità con Zamparini tra il tifo e il resto aveva commentato sagacemente: “Mi sembra strano che le mafie investano denaro nel calcio che non è produttivo”. Hai capito, anche il procuratore? E il dubbio che l’investimento delle mafie non sia se non parzialmente per ripulire denaro (si fa per dire, vista l’opacità del pallone) ma essenzialmente per coinvolgere socialmente popolo e amministratori in uno scambio di potere e favori che si svolge come vediamo sempre e comunque e a qualunque livello? L’idea che il calcio sia il veicolo di comunicazione e di intrecci più immediato ormai sulla faccia della terra, una specie di “cocaina legale” che intossica o può intossicare il sistema nervoso di una cittadinanza, specie se povera d’altro, fino a renderla “dipendente” nel senso più mafioso possibile? Questo, procuratore mio, è un riprovevole dettaglio? O non piuttosto lo specchio perfetto, non più convesso o deformante, del Paese nel calcio e del calcio nel Paese?

E A FARLA PIÙ cialtrona, un giorno prima di tutto ciò c’erano stati titoli cubitali (assai più che sulle faccenduole appena menzionate...) sulle dichiarazioni di Totti romano de’ Roma contro la Lega, ma quella Nord... con immediata risposta della medesima molto più a suo agio in querelle di tal livello che quando deve spiegarci – per dire – il federalismo fluviale. Ah, non sapete che cos’è o che cosa potrebbe diventare il “federalismo fluviale”? È semplice. Prendete il Po: ogni regione attraversata penserà da par suo e suddividendolo ben bene al proprio tratto di competenza, magari correndo appresso al flusso d’acqua per misurarla in tempo, prima che oltrepassi la dogana federalista...

E pensare, tornando al calcio, che la metafora “scontata” dello specchio offerto dalle imprese sudafricane della Nazionale allo stato comatoso di un Paese, nel modo in cui perdeva e non tanto perché perdeva (differenza decisiva), non era mai apparsa così contundente e netta: anche se aveva sollevato un piccolo vespaio pur senza farne parlare Vespa che “attovagliava” ben altri personaggi nel frattempo in vista del “dopo”. Invece pare che sia una metafora “contata”, nel senso che conta tutti i giorni o quasi un’altra dimostrazione della sua veridicità. E un Paese fondato sul calcio che va a rotoli, e dietro al quale naturalmente si agitano le stesse lobbies che hanno triturato il sistema-Italia, davvero non è di buon augurio per nessuno, se non per i soliti “happy few” o “lorsignori” o come volete chiamarli. Si potrebbe rigirare la frittata sostenendo che appunto è il calcio a essere fondato su “questo” e non altro Paese. Ma mi parrebbe una volta di più la dimostrazione di un teorema che le cose ci sbattono in faccia quotidianamente. Ad maiora... 

Offline franz_kappa

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Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #22 : Martedì 20 Luglio 2010, 15:27:09 »
Basta cliccare su un motore di ricerca, et voilà, di bancarotte calcistiche, fideiussioni insufficienti o falsificate e relative proteste della politica “salva-calcio” (memorabile lo “spalma-debiti” di Berlusconi pro-Lotito e la Lazio nel 2003) ne trovate a bizzeffe da decadi.

Memorabile anche la sua inattendibilità, signor Beha.
O lei si riferisce al decreto salva-calcio del 2003 di cui usufruirono tutti i maggiori club italiani ad eccezione della juventus (un provvedimento ad hoc che consentiva di abbattere il valore patrimoniale dei calciatori [ovvero gli ammortamenti residui, che precipitavano in un profondo rosso tutti i bilanci, mettendo a rischio la sopravvivenza del calcio italiano] e di iscrivere a bilancio le relative minusvalenze in 10 anni, poi ridotti a 5 dalla Ue) e quindi Lotito non c'entra nulla, oppure si riferisce alla transazione ottenuta dalla Lazio nel marzo-aprile 2005 in base a una legge dello Stato italiano (voluta dalla Lega per difendere piccoli e piccolissimi imprenditori del Nord, altro che il favore di Berlusconi a Lotito...)  e che consentì all'Erario di recuperare oltre 100 milioni di tasse non pagate, per quanto in un periodo piuttosto lungo.

In ogni caso, quello che ha scritto è impreciso, per non dire errato.

P.s.= quanto precede verrà inviato via mail all'autore dell'articolo dopo che avrò operato puntuale verifica di qualche elemento accessorio, giusto per evitare di scrivere inesattezze, visto che ho fatto appello solo alla mia memoria.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline giamma

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Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #23 : Martedì 20 Luglio 2010, 22:30:10 »
Franz ti sono grato per avermi risparmiato, vista la mia pigrizia, di scrivere esattamente le stesse cose.
Ancora grazie  :-*
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

bak

Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #24 : Mercoledì 11 Agosto 2010, 12:41:09 »
Sviluppi dell'ultima ora dal Messaggero.it

ROMA (10 agosto) - Rimini, Perugia e Mantova, appena cancellate dal calcio professionistico nazionale per i problemi economici che hanno decretato la fine della precedenti gestioni di questi club, ripartono dalla serie D. Lo ha reso noto la Federcalcio con una nota in cui sottolinea che queste tre squadre, e l'Atletico Arezzo che riporterà il football nella città toscana, sono state ammesse in sovrannumero alla serie D con delibera del presidente federale, d'intesa con il presidente della Lega nazionale dilettanti. Olbia e Manfredonia, sempre secondo quanto precisa il comunicato della Figc, ripartiranno invece dall'Eccellenza.

I gironi della serie D. Il Comitato Interregionale della Lega Nazionale Dilettanti ha varato oggi i gironi di Serie D 2010/2011. E' stato quindi ufficializzato l'organico a 166 società, determinato dalle 160 già formalmente iscritte a seguito dei ripescaggi della scorsa settimana, da 4 ex sodalizi professionistici (Mantova, Arezzo, Rimini e Perugia, queste ultime due ora giocheranno il derby rispettivamente contro Real Rimini e Pontevecchio) e da Gaeta e Bojano, che di fronte al Tnas (Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport) del Coni hanno ottenuto proprio oggi l'inserimento nel roster della nuova Serie D.

bak

Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #25 : Mercoledì 6 Aprile 2011, 19:03:18 »
Eppur si muove

Ancona, Coppa e Promozione in D

ROMA, 6 aprile - Allo stadio Casal del Marmo di Roma davanti a circa 2000 spettatori l'Ancona vince la Coppa Italia di Eccellenza battendo il Marino 3-1 e conquista anche il diritto a partecipare al prossimo campionato di Serie D. Il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Carlo Tavecchio ha consegnato la Coppa al capitano Emanuele Pesaresi dell'Ancona.

corsport.it

Offline Andre

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Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #26 : Mercoledì 6 Aprile 2011, 19:06:53 »
un altro ex, Pesaresi
da qualche parte la Lazio è in vantaggio (V.)

Offline quantomanca?

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Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #27 : Mercoledì 6 Aprile 2011, 21:29:45 »
Ancona e' la citta' di mio padre, mi fa piacere.

OT ma perche' non si puo' fare una coppa italia in cui partecipino tutte le squadre dall'eccellenza alla serie A?

Offline Andre

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Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #28 : Mercoledì 6 Aprile 2011, 21:48:38 »
Aiutatemi, o voi che avete memoria

Non fu Sensi ad incavolarsi dopo due uscite dalla coppa Italia alla prima curva, l'ultima una cosa tipo 3-1 per il Cesena con doppietta dell'ex Agostini ?
da qualche parte la Lazio è in vantaggio (V.)

Offline quantomanca?

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Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #29 : Mercoledì 6 Aprile 2011, 22:19:45 »
Aiutatemi, o voi che avete memoria

Non fu Sensi ad incavolarsi dopo due uscite dalla coppa Italia alla prima curva, l'ultima una cosa tipo 3-1 per il Cesena con doppietta dell'ex Agostini ?

esatto, lui aveva proposto una formula in cui la roma entrava in gioco solo a partire dalla finale, ma poi hanno trovato un accordo per farla ancora piu' noiosa

bak

Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #30 : Giovedì 7 Aprile 2011, 11:05:00 »
ROMA, 7 aprile - Sono già dodici le squadre che hanno conquistato in anticipo la promozione in Serie D vincendo i loro rispettivi campionati Eccellenza: Aurora Seriate (girone C Lombardia), Gozzano (girone A Piemonte-Valle d'Aosta), Delta 2000 Porto Tolle (girone B Veneto), Sarego (girone A Veneto), Pistoiese (girone A Toscana) Lanciotto Campi Bisenzio (girone B Toscana), Pierantonio (Umbria), San Nicolò (Abruzzo), Ctl Campania Piscinola (girone A Campania), Licata (girone A Sicilia) Palazzolo (girone B Sicilia) e Sant'Elia Cagliari (Sardegna). Ha conquistato, inoltre, il diritto a partecipare al prossimo campionato nazionale dilettanti anche l’Ancona quale vincitrice della Coppa Italia Eccellenza contro il Città di Marino. Qualora la squadra marchigiana vincesse anche il campionato di Eccellenza Marche tuttora in corso, il diritto a partecipare alla Serie D passerebbe alla squadra laziale finalista.


bak

Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #31 : Giovedì 14 Aprile 2011, 17:00:03 »
Il Perugia promosso in C2

bak

Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #32 : Mercoledì 13 Luglio 2011, 13:05:39 »
Inesorabile, anche quest'anno una fracca di squadre non sono state iscritte ai relativi campionati

Dodici club di Lega Pro (3 di Prima Divisione e 9 di Seconda) non ce l’hanno fatta. Da 90 che erano, le squadre di terza e quarta serie regolarmente iscritte al prossimo campionato scendono così a 79 (c’è da considerare il Rimini che sarà iscritto d’ufficio per aver vinto i playoff di serie D). Spariscono il Gela, la Lucchese, la Salernitana. E in Seconda Divisione il Cosenza, la Cavese, il Brindisi, il Matera e il Catanzaro che ha presentato ricorso è in situazione critica. In basso lo schema (fonte calciopress) con la situazione completa di tutta la Lega Pro.

PRIMA DIVISIONE
Non iscritte: Gela, Lucchese, Salernitana (non hanno presentato ricorso).
Hanno presentato ricorso: Atletico Roma, Carpi, Como, Foligno, Ravenna.
Iscritte: Alessandria, Andria, Barletta, Bassano, Benevento, Carrarese, Cremonese, Feralpi, Foggia, Frosinone, Latina, Lumezzane, Pavia, Pergocrema, Piacenza, Pisa, Portogruaro, Reggiana, Siracusa, Spal, Spezia,Taranto, Trapani, Triestina, Tritium, Viareggio, Virtus Lanciano.

SECONDA DIVISIONE
Non iscritte: Canavese, Crociati Parma, Rodengo Saiano, Sangiovannese (non hanno presentato domanda di iscrizione). Brindisi, Cavese, Cosenza, Matera, Sanremese (non hanno presentato il ricorso)
Hanno presentato ricorso: Arzanese, Catanzaro, Ebolitana, Fano, Fondi, Montichiari, Neapolis, Pro Patria.
Iscritte: Aprilia, Avellino, Aversa, Bellaria, Borgo a Buggiano, Cuneo, Campobasso, Casale, Celano, Chieti, Entella, Gavorrano, Giacomense, Giulianova, Isola Liri, L’Aquila, Lamezia, Lecco, Mantova, Melfi, Milazzo, Monza, Paganese, Perugia, Poggibonsi, Prato, Pro Vercelli, Renate, Sambonifacese, San Marino, Santarcangelo, Savona, SudTirol, Ternana, Treviso, Valenzana, Vibonese.

I ricorsi verranno discussi sabato 16 luglio dalla Covisoc mentre lunedì 18 il Consiglio federale si riunisce per deliberare sull’ammissione ai campionati. Tutto questo senza considerare gli esiti dello scandalo calcio scommesse. Nella stessa giornata di lunedì il pm Palazzi solleciterà una serie di provvedimenti più o meno gravemente sanzionatori in prima battuta alla Commissione Disciplinare Nazionale e in seconda alla Corte di Giustizia Federale (CGF). Prima degli inevitabili ricorsi all’Alta Corte di Giustizia e al Tribunale Nazionale di Arbitrato Sportivo del Coni. E sono molte le squadre a rischiare. I primi di agosto l’atteso varo dei calendari.

La Ternana, come confermato ieri dal presidente Zadotti, ha già versato la fidejussione necessaria per il ripescaggio in Prima Divisione (600.000 euro) e attende fiduciosa. I ripescaggi verranno effettuati in base ai criteri già utilizzati lo scorso anno. Saranno tenuti presenti tre parametri: piazzamento in classifica (valore 50%), storia del club (25%), media degli spettatori negli ultimi 5 anni (25%). L’unica società che partiva davanti alla Ternana era il Cosenza ma pure la squadra calabrese non è riuscita a iscriversi alla Seconda Divisione e ripartirà dalla serie D.

Il format del campionato 2011-2012 prevede 76 squadre: 36 in 2 gironi da 18 per la Prima Divisione e 40 in 2 gironi da 20 per la Seconda. La riforma della serie di Macalli dovrebbe prevedere nel giro di tre anni una Lega Pro unica a 60 squadre con tre gironi da 20, il tutto sotto la bandiera del fair play finanziario invocato dallo stesso presidente di Lega. Al ritmo di 10 squadre “scomparse” a campionato, un obiettivo che rischia di essere raggiunto


http://www.sporterni.it/notizia.php?id=7052

rocco tanica

Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #33 : Mercoledì 20 Giugno 2012, 11:39:07 »
aggiorniamo:
 
Scompaiono Piacenza e Triestina

Tifosi del Piacenza. Il club potrebbe ripartire dalle serie dilettanti
Le due società definitivamente fallite: deserte le aste per rilevarle     

Mentre il "Paron" Nereo Rocco occhieggia dalla mostra al Porto Vecchio che celebra i 100 anni dalla sua nascita, è giunta al capolinea la gloriosa storia della Triestina Calcio, definitivamente fallita dopo la seconda retrocessione in due anni sul campo, in Seconda divisione. Anche l’ultima chiamata al tribunale di Trieste per eventuali compratori della società alabardata è andata deserta e al curatore Giovanni Turazza e al giudice Giovanni Sansone non è rimasto altro da fare che dichiarare chiuso l’esercizio provvisorio, dichiarato tre mesi fa per permettere alla squadra di portare a termine la stagione sportiva. Fallimento ordinario, quindi, senza attività di impresa e con i tesseramenti dichiarati non più validi.

Il marchio potrebbe venire rilevato da qualche acquirente, ovviamente per ripartire da una categoria inferiore. Il disinteresse del mondo economico e imprenditoriale della Venezia Giulia per le sorti dei rossoalabardati è stato quindi totale, nonostante la passione della città per la Triestina, gloriosa soprattutto negli anni prima e dopo il Secondo conflitto mondiale, il secondo posto in serie A del 1948 dietro al Grande Torino, con Rocco in panchina, il vivaio eccellente. Ma la società da anni vivacchiava nelle serie inferiori, dopo aver sfiorato la A con la presidenza di Amilcare Berti. Poi sono giunte gestioni scellerate, come quella di Flaviano Tonellotto, quella mediocre di Stefano Fantinel, e l’ultima definitiva di Sergio Aletti, che hanno portato a un buco di bilancio di circa cinque milioni di euro.

Out anche il Piacenza
Scompare dal calcio professionistico anche il Piacenza: a questo punto i dipendenti non hanno più un lavoro e i giocatori sono automaticamente svincolati. Non c’è stato mai margine perchè decollasse una trattativa seria: le forze economiche locali hanno ignorato gli appelli rivolti loro anche dalle istituzioni e nessuno si è fatto carico della situazione, benchè - alla terza e ultima asta - si partisse da 50mila euro e da un esborso globale, comprendente cioè il debito sportivo, di circa 500mila euro.

L’addio è amaro: nell’ultimo ventennio, il club emiliano - di proprietà della famiglia Garilli - ha disputato otto campionati di serie A e dodici di serie B. Poi sono arrivati la crisi economica e il discusso «gruppo Gervasoni»: nel giro di due stagioni, il Piacenza è passato dai dintorni della zona playoff in serie B alla seconda divisione di Lega Pro (due retrocessioni consecutive, numerosi ex calciatori sanzionati proprio ieri con radiazioni o pesanti squalifiche, penalizzazioni varie). A rilevare il marchio è stata l’associazione «Salva Piace», un comitato di volontari che probabilmente cercheranno di far ripartire la squadra, attraverso abbinamenti o altre soluzioni, da uno dei campionati dilettanti.

http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/calcio/lstp/459212/

Offline Er Matador

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Re:Un milione di tifosi senza squadra
« Risposta #34 : Giovedì 21 Giugno 2012, 14:23:19 »
Dispiace, al di là delle simpatie di tifo: una società storica e una impostasi sul piano della simpatia e della trasparenza gestionale, nonché l'ultima a disputare il massimo campionato schierando solo italiani, prima che una banda di truffatori rovinasse tutto.
In una situazione già triste, emergono a latere un paio di considerazioni non meno amare e allarmanti:

1) non so Gervasoni, ma che Cassano (Mario, il portiere) prendesse gol sospetti era evidente da tempo per qualunque osservatore, anche distratto.
Quante gente ha fatto finta di nulla? Quante persone con incarichi dirigenziali e di responsabilità hanno accumulato colpe e omissioni fino a portare, giorno dopo giorno, al tracollo?
Decenza ed efficienza vorrebbero che questa gente avesse chiuso col calcio, e venisse guardata con sospetto anche negli altri settori non cui tentasse di lavorare.
Invece lorsignori si ricicleranno come se nulla fosse, e magari rapidamente.

2) Il silenzio più assordante viene dalla classe imprenditoriale di zone non certo povere, che però non ha mosso un dito per salvaguardare un patrimonio sportivo e non solo.
Mentalità ristretta? Ebete e demagogica considerazione che "i soldi si spendono per scuole e ospedali, non per il calcio", come se dietro al pallone non si muovesse la quarta industria del Paese che qualche posto di lavoro lo distribuisce? Defezione al limite del tradimento?
Forse anche questo, ma c'è dell'altro.
Prendiamo il caso di Briatore, uno che dietro l'immagine cafona e frivola nasconde - a quanto è dato sapere - una mentalità imprenditoriale molto più vicina a quella del contadino piemontese che a quella del ricco scemo.
È un caso che uno così sia stato vicino a investire nel nostro calcio, ma abbia rimesso sempre in tempo il portafogli nel taschino?
Secondo me no: a tenere lontano e lui e l'afflusso di altri capitali non è solo l'inefficienza, ma più ancora l'irrazionalità e l'incompiutezza del sistema.
Un sistema nel quale si rischia neppure di seguire regole fastidiose e penalizzanti, ma di buttare i soldi in una sorta di roulette senza sapere esattamente che percorso seguiranno e quali prospettive offra l'averli investiti.
Ora, se uno con le spalle così coperte sceglie di fare affari altrove, si può pretendere che un piccolo-medio imprenditore già alle prese con la crisi si sveni per gettare denaro in un simile pozzo senza fondo?
L'ultimo ad averlo fatto è Fabrizio Lori, che a quanto pare smise di pagare prima i dipendenti della Pansac e solo all'ultimo, quando proprio era alle strette, i giocatori del Mantova.
Non mi sembra un esempio da seguire.