"Il mondiale del 1942 non figura in nessun libro di storia, ma si giocò nella Patagonia argentina"
Soriano comincia così. Poi continua raccontando quello che trovò tra le memorie lasciate da suo zio Casimiro, che prima di fare il guardialinee in quel Mondiale non aveva mai visto un pallone da Calcio.
Nessuno che sa nulla delle Regole del 1863 e di come sono cambiate, si decide solo che è vietato toccare la palla con le mani e colpire alla testa uno caduto per terra. Serve un arbitro con la pistola, il figlio di Cassidy. Le porte sono alte due metri e larghe 10.
Ci sarebbe da mandare a quel paese Soriano. Decisamente.
E invece no, anche questa volta vince lui.
E' il Mondiale del Calcio sognato, sfumato, di partite che cominciano di pomeriggio e finiscono all'alba del giorno dopo. Anarchici, comunisti, nazisti, indios Mapuches, ubriaconi, svaniscono e diventano mito, mentre "... con il far del giorno tutti correvano dietro a un'illusione che saltava di qua e di là...".
Due italiani ci hanno fatto un film, è uscito il primo giugno. A Roma lo danno al "Nuovo Cinema Aquila", in via dell'Aquila, al Pigneto.
http://www.raicinema.rai.it/dl/RaiCinema/site/Contenuti/Cinema/ContentItem-2f6ae077-1305-4491-8c2f-d9811b53dcc5.htmlhanno vinto i Mapuches, ma lo zio di Soriano non annotò il nome del allegro goleador che segnò il gol decisivo.