Una storia penosa quella del Mourinho de 'sta ceppa, perfettamente simbolica del declino e della marginalizzazione in cui il nostro calcio affoga da tempo senza rendersene conto.
Messo in panchina alla stregua di un Castellini qualsiasi, giusto perché a libro paga in un periodo nel quale Moratti ha chiuso i cordoni della borsa, passerebbe inosservato come traghettatore.
Invece la stampa fiuta non si sa cosa e inizia a costruirgli attorno un personaggio puramente mediatico, tappezzando le pagine dei quotidiani con normalissime istantanee di suoi atteggiamenti durante la partita: peccato che vengano spacciate per primi piani di Humphrey Bogart, come accadeva col tecnico portoghese.
Promosso maître à penser, il ragazzo ci casca e inizia ad affettare dichiarazioni pseudo-brillanti, rivelando come l'unico filosofo e pensatore a cui riesce a ispirarsi in maniera credibile sia Teo Mammuccari.
Quanto ai suoi meriti, li si può ridurre a un concetto semplice: la squadra ha smesso di giocare contro l'allenatore e qualche partita la vince.
Nulla di personale contro questo milite ignoto della spazzatura mediatica, ma un suo ridimensionamento, se possibile per opera nostra, non potrà che fare bene al calcio.