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Visto da me: Torino-Lazio 0-0
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di Orazio Scala
La Lazio degli ultimi cinque-sei anni si è retta sul quartetto Milinkovic-Luis Alberto-Immobile-Leiva, a mio modo di vedere.
E continua a girare intorno a questa base, con un problema di fondo: il vertice basso di centrocampo non ha trovato ancora un sostituto credibile, per caratteristiche specifiche.
Così, a prescindere dal modulo (ma certamente l'attuale esalta questo aspetto), la sostenibilità del trio superstite diventa complicata e il trainer preferisce rinunciarvi: salvo ricomporlo quando lo scorrere della partita e il progressivo cedimento di avversari tecnicamente inferiori, che quindi suppliscono con corsa e concentrazione, lo rende di nuovo spendibile.
Contro il Bologna, questo è accaduto verso i due terzi di gara; ieri, un Torino più compatto ha consigliato di rinviare l'ingresso di Luis Alberto agli ultimi dieci minuti.
Troppo pochi, stando al risultato e ammesso che il nostro fosse in grado di sparigliare il quadro.
Purtroppo, finché sarà Cataldi il titolare in mezzo, dovremo accontentarci di assetti "prudenti". Cataldi è un buon elemento ma spesso perde le misure della partita e brancola nel vuoto, lasciando spazi alla manovra avversaria: così come non è un regista arretrato che alimenta la fase offensiva.
Quello che dovrebbe essere il perno di tutta la squadra ieri è stato sostituito al 62', per primo: brutto segno.
Marcos Antonio si è visto nella restante mezz'ora, troppo poco per dare una valutazione ma, se a fronte di questo Cataldi non ha già preso in modo indiscutibile il suo posto, c'è da sperare che siamo nella fase di ambientamento: ovvero, che abbiamo un problema in quel ruolo.
Romagnoli al momento è entrato in squadra in maniera convincente. Speriamo bene. In ritardo Anderson, che lo scorso anno è stato il migliore dei nostri per rendimento complessivo: speriamo si confermi perché è fondamentale per confermare, almeno, la classifica dell'ultima stagione.
Provedel mi fa sentire tranquillo: non accadeva dai tempi del miglior Marchetti.
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