Visto da me: Napoli-Lazio 4-0

di Er Matador



Di fronte a situazioni come quelle vissute contro Juventus e Napoli, viene spontaneo pensare al defunto Presidente del Perugia Luciano Gaucci.

Alle sue sfuriate contro gli arbitri o ai ritiri in convento dopo le sconfitte più inaccettabili, che nell’immediato qualche effetto lo sortivano.
Un personaggio pieno di difetti quanto sanguigno e appassionato; lontano anni luce dalla cinica inerzia del Grande Svernatore, ibernato nella contemplazione delle proprie scelte e nella consapevolezza che il suo tran tran personale prosegue comunque.

Unica nota positiva, l’aver speso il jolly di una simile non prestazione in una serata compromessa prima del fischio d’inizio: causa celebrazione di Maradona, sfregiato da una maglietta che i bagarini si rifiuterebbero di vendere.

C’entreranno i ritmi folli del giocare ogni tre giorni, compreso il non aver costruito un organico in grado di affrontarli.
C’entrano sicuramente gli errori di formazione di Sarri, incapace di comprendere che un assetto tutto qualità, con la consistenza dello zucchero a velo, va al massacro in gare a trazione posteriore: nelle quali la presenza di Bašić nell’undici titolare – e magari di Lazzari al posto di Felipe Anderson – andrebbe inserita nel Regolamento.

Ma qualsiasi considerazione di carattere tattico svanisce di fronte all’approccio mentale alla partita, premessa in grado di invalidare a cascata tutte le altre componenti.
E qui si arriva al problema principale: un gruppo di invertebrati, di lavativi, di mezzi uomini senza dignità.
Cui lo spiacentino, col suo quinquennio di comfort zone sul piano comportamentale e di anarchia degli inetti su quello tattico, ha inferto il colpo di grazia.

Non rimane che ripartire coi giocatori incontaminati da quello scempio – Pedro, il parzialmente ritrovato Cataldi, il già citato Bašić – radendo al suolo il resto.
A partire dall’indecente Acerbi e, naturalmente, da chi questo organico lo ha costruito.

Diciotto cessioni: almeno in questo, Bielsa ci aveva preso.

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