Visto da me: Lazio-O. Marsiglia 0-0

di Er Matador


Più ombre che luci, a mio modo di vedere.

Il solito primo tempo regalato ruminando calcio, in questo caso non tanto per una questione di formazione o schemi quanto per un atteggiamento individuale condiviso da quasi tutti: aspettare la palla sul piede da fermi.
Un tappo formidabile per ritmo e superiorità numerica, necessari contro un OM ben disposto in campo e razionale nell’approccio al match: lontanissimo, per capirci, da come era apparso nella serata all'O.K. Corral contro il Galatasaray.
Molto dipende, con ogni probabilità, da un calo di tensione fisica e mentale dopo le troppe energie spese contro i romanisti del Nord: ringraziare Irrati anche per questo.

Poi sarebbe bastata una prova appena migliore di Immobile, che si è messo in fuorigioco sistematico da solo, o anche una sola giocata.
Ad esempio quel tiro a inizio ripresa, calciato sciaguratamente alle stelle dopo aver usato benissimo il corpo per liberarsi dell’avversario.
Beninteso nessuna colpevolizzazione di Ciro, che avrebbe solo l’umanissima esigenza di tirare il fiato ogni tanto: peccato che Sarri, comprensibilmente, non se la senta di schierare Muriqi nemmeno al Fantacalcio.

Qualcosa in più è emerso nella ripresa, soprattutto col forcing finale dopo che i cambi avevano garantito un riassetto d’insieme.
Ma anche lì si è insistito su un monotema, vale a dire le sovrapposizioni sulle fasce puntualmente vanificate da un vizio di ascendenza spiacentina: la propensione ad attendere i cross nascosti dietro l’avversario e coi piedi inchiodati a terra.
D’accordo che quell’utilizzo delle corsie laterali non rientri nei fondamenti del sarrismo, ma servirà maggiore organizzazione anche a centro area.
A proposito di prevedibilità, sfruttato male lo spostamento di Marušić sull'out mancino.
Il serbo-montenegrino ha cercato immancabilmente il sinistro: laddove il rientro sul piede buono, con un movimento a lui assai congeniale, avrebbe creato geometrie di più difficile lettura per l’ordinata difesa avversaria.

Tra i singoli, ricca di annotazioni la prova di Pedro: rimpianto nel primo tempo; sfuggente dopo il suo ingresso in campo; rivitalizzato dalla presenza di Moro al posto di uno Zaccagni pregevole in qualche spunto, ma ancora in cerca d’autore.
Segno di come lo spagnolo necessiti di fare pendant con un altro esterno tecnico, nonché abile a saltare l’uomo, per esprimere al meglio il proprio contributo di tecnica e variazioni sul tema.

Fra gli altri mandati in campo nella ripresa, male Akpa Akpro, che forse non serviva nel momento in cui si puntava su qualità e fraseggio a crescente velocità.
Eccellente al contrario lo spezzone di Leiva, decisivo nell’alzare il baricentro e sigillare i marsigliesi nella loro trequarti: peccato possa fornire un simile apporto solo col contagocce.
Luis Alberto, alla stregua di un novello Diogene, ha proseguito il proprio cammino con la lanterna alla ricerca di una collocazione nel modulo sarriano.
Ieri ha prevalso il trequartista, con alcune intuizioni interessanti e un assai meno convincente lavoro di rammendo della manovra.

Un rebus da risolvere, quello del centrocampo: anche perché l’assetto iniziale di questa e forse di tante altre partite, con Cataldi fiancheggiato dai due cingolati balcanici, ha mostrato lacune di dinamismo e accelerazione quando non viene sostenuto da una condizione ottimale.
Oltre a proteggere solo a sprazzi la difesa, spesso in difficoltà nel fronteggiare percussioni individuali e nel difendere il perimetro sulle conclusioni da fuori area.

Anche se lì il problema sembra proprio nella terza linea in sé: individualmente non proprio impeccabile, ma soprattutto ancora lontanissima dal muoversi come reparto.
Col risultato da un lato di sfilacciare e allungare l’intero assetto, dall’altro di difettare in proprio nella copertura omogenea degli spazi.
Si vedano, ad esempio, le ricorrenti fughe all’indietro in marcatura, quando al difensore si chiedeva un passo avanti in sincrono coi compagni per mettere l’avversario in fuorigioco.
Oppure un tre conto uno che stava lanciando in porta Ünder (nella foto, ndr), assai limitato dal giocare con un piede solo, quando l’azione di contenimento sarebbe risultata ovvia anche per un singolo difendente.

Votazione: Questo articolo non è stato ancora votato.