Visto da me: Galatasaray-Lazio 1-0
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di Er Matador
Uno 0-0 cimiteriale, da campionato moldavo, sbloccato grazie a un episodio che viola le leggi della fisica e ignora quelle del calcio.
Episodio che ha forse un precedente illustre in un epico Stella Rossa-Bayern 2-2, con una svirgolata, pessima ma recuperabile, di Augenthaler che Aumann trasformò in un disastro. In più pesa la mancata chiamata da parte del portiere, che avrebbe impedito a Lazzari una giocata da evitare (nella foto, ndr). Quindi un’aggravante per Strakosha, il cui comportamento è comunque consequenziale a una situazione indipendente dalla sua volontà: il fatto di essere stato schierato.
L’EL conta meno partite, valorizza l’esperienza – a maggior ragione quella in campo internazionale – e propone situazioni da dentro o fuori: l’habitat ideale di Reina, che invece viene spremuto come un limone in campionato. Dell’albanese, poi, si sa: un portiere con buone basi seviziato da un branco di efferati incapaci, che ne hanno decostruito repertorio tecnico e sicurezza psicologica. Al momento un’ipotesi di giocatore, un elemento inservibile che va ricostruito da zero: e non c’era bisogno di questo rovinoso crash test per rendersene conto.
Per il resto non si sa di cosa parlare: perché la Lazio, al cospetto di un avversario abbordabilissimo ma che non si batte da solo, non ha proposto semplicemente nulla. Se a Luis Alberto non andava, e la cosa sta diventando un problema, bastava inserire quanto prima Cataldi per garantire un minimo di cucitura della manovra: ma a che scopo, se dopo novanta minuti più recupero non si ha la minima idea di cosa gli undici dovessero e volessero fare? In un simile marasma è naufragato anche Bašić: la sua fisicità si è fatta sentire sulla sinistra, dove ha creato le premesse per sovrapposizioni e densità in quella zona del campo. Peccato sia stato schierato in pratica da ala pura: e chiedere lo spunto sul breve a un giocatore di 189 cm per 80 kg è indice di confusione totale.
Ma il sintomo più preoccupante è un altro: gli unici con qualche idea a livello individuale, Zaccagni e Pedro, sono stati letteralmente boicottati ignorandoli anche quando si trovavano liberi in posizione favorevole. Materializzando la sensazione che, al di là di gioco e condizione atletica ancora da inventare, il problema sia soprattutto nella testa e nello spogliatoio.
In caso, si deve partire da una certezza: Sarri non è al centro, ma il centro del progetto. Chi non si adegua, magari per nostalgia canaglia della comfort zone, è fuori. Senza allenatori che fanno un passo indietro e giocatori che ne fanno uno avanti, come con Petković. Possibilmente dando la massima priorità alle questioni tecniche e disciplinari, vale a dire quelle che plasmano una grande squadra. E fottendosene, per una volta, di minusvalenze, scudetti del bilancio e altri mantra del lotitismo. In campo va il calcio, non le cretinerie econometriche.
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