Visto da me: roma - Lazio: 1-3

di DinoRaggio


A pensarci bene, l'orario strategico per i cinesi e tutti gli altri telespettatori planetari (quante TV estere collegate? 150? 200?) è stato un bene, questi 90+' del derby sono stati un corollario di tutto quello che le cacche sono per Roma e per il calcio italiano, e di tutto quello che la Lazio è per Roma e per il calcio italiano.

A partire dall'atteggiamento da eredi dell'Impero (SPQR), continuando con i favori arbitrali che non mancano mai e che hanno proiettato questa squadra addirittura al secondo posto, con ambizioni di lotta scudetto che mal si conciliano con l'effettivo valore delle cacche, cacciate da tutte le competizioni ad eliminazione diretta (ad arbitraggi più o meno imparziali) da Porto, Olympique Lione e Lazio, per essere sollevate da 13 rigori, parecchi aiutini ed altrettanti avversari in modalità tappeto rosso, fino al secondo posto, in una sorta di doping sportivo che si ripete troppo di frequente, annata dopo annata, e che mal si concilia con i paragoni con qualsiasi altra squadra. Quei 75 punti sono autentici come una banconota da 8 euro, ma dalla squadra di Stato non possiamo aspettarci trattamenti diversi da quelli di cui ha goduto fino ad ora.

Noi, invece, siamo partiti prudenti, aspettandoli per poi colpirli in velocità, con le nostre frecce in avanti. Partita adattissima a Keita, Lukaku e Lulic, ci fosse stato il Felipe dei tempi migliori avremmo fatto strame delle cacche già nel primo tempo. Strakosha dimostra di poter stare bene in serie A con belle parate, ma sono Lulic e Keita che fanno la differenza, con la loro velocità. Mentre Bottas e Vettel battagliano sulle loro monoposto in Russia, i Nostri fanno strame dell'erbetta dell'Olimpico sulle loro corsie, mettendo a dura prova la difesa fecale, con i numeri 19 e 14 sugli scudi.

Le cacche ribattono al loro solito modo, cioè affidandosi a simulazioni, tuffi e ad arbitri da Pronto Soccorso. Strootman viene travolto dal fiato di Wallace e cade come colpito da folgore, rigore trasformato dal barbuto capitano che poi, come da tradizione, si lascia andare a gesti da vero sportivo rigoriano. "Ladri" grida l'Olimpico, e immagino la reazione dei telespettatori esteri al fischio di Orsato. Si saranno accorti pure loro di che materia è fatta la nostra avversaria odierna. Noi ce ne siamo accorti da un bel pezzo, e tifo Lazio anche per opposizione a tutto ciò, come calcio vero opposto al loro "carcio pulito".

Al rientro in campo la Lazio dice Basta! E' un grido forte, una reazione cercata ed ottenuta, galoppa Lulic sulla sinistra, mette la palla al centro, arriva il buon Dušan che la scaglia, deviata, dove Szczęsny non può arrivare. E dopo il gol arrivano altre azioni, Felipe sul portiere, il pallonetto di Keita alto, Strakosha che para, fino all'apoteosi, al gol che sigilla la rappresentazione della storia delle due squadre in 90': Senad se ne va, corre palla al piede (di legno, ma sia sempre benedetto) finchè non rimangono in tre a correre, e due sono dei nostri. Senad vede Keita dalla parte opposta e gli passa la palla, e il n. 14 si trova da solo davanti a Szczęsny, infilandolo di giustezza. 1-3

Corrono i nostri sotto la curva nord, Keita si sfila la maglia e la mostra ai tifosi, circondato dai compagni, mentre Inzaghi corre ed esulta, avrebbe dato un orecchio per poter giocare questa partita, ma si deve accontentare di stare (più o meno) nel perimtro della panchina.

A questa punto, per riassumere davvero i 90 anni di storia fecale in 90 minuti manca la classica esplosione di rosicamento da entrata assassina. Era già entrato il fesso, subito distintosi per le sue solite entratine a far male, ma è Rüdiger che per attrazione fatale verso i calzettoni di Djordjevic tenta di amputargli il piede, atto incompreso da Orsato che ingiustamente lo punisce col cartellino rosso.

Non manca più nulla, così l'arbitro scledense può fischiare tre volte, tre.

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