Visto da me: Bodų/Glimt-Lazio 2-0
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di Boksic

Stavo rivedendo i due gol.
Sul primo, mentre l'azione si sviluppa al limite dell'area, Vecino prende Saltnes, ma scivola e il norvegese resta solo. Blomberg lo vede e lo serve, mentre č Romagnoli a tentare di chiudere: Romagnoli che perņ, essendo in ritardo, resta alle spalle di Saltnes, il quale ha gioco facile nel segnare.
Oltre a questo, molto male le distanze sul rilancio da dietro che taglia fuori sei (!) dei nostri: in primis Vecino (ancora) che si fa passare dietro l'avversario, esponendo la difesa a un quattro contro quattro in campo aperto. Una situazione spesso destinata a finire con una segnatura, non bastasse lo scivolone di Vecino a mettere il timbro sul disastro.
Blomberg prima va in pressione sulla linea difensiva poi ne esce all'indietro: un movimento banale, ma i nostri centrocampisti sono ancora lontani, tanto che anche il 7 si č inserito e i due sono liberi di giostrare al limite dell'area, col buon Guendouzi che "si guarda la partita" dietro di loro. Il tutto in un'azione che comincia cinquanta secondi dopo il fischio d'inizio del secondo tempo.
Sul secondo (nella foto, ndr), scivola ancora Vecino puntato da Hauge, il quale poi si trova di fronte Lazzari e Gila, con Saltnes che cerca di imbucarsi alle loro spalle. Uno dovrebbe attaccare il portatore di palla e l'altro seguire la punta, ma c'č un chiarissimo malinteso e i nostri finiscono per marcarsi tra loro, mentre gli avversari fanno quello che vogliono. Non capisco tra l'altro chi critica Mandas, che non sarebbe mai arrivato prima sul pallone. Purtroppo Lazzari, in una linea a quattro, č spesso causa di disastri.
Per me il terreno di gioco ha inciso eccome, al netto degli errori descritti.
Come spesso capita, se la Lazio gioca una partita all'assalto dimostra una precisa identitą, cosģ come quando imposta convintamente una gara accorta, per esempio a Bergamo. Ieri ci siamo trovati nella classica situazione in cui non si č presa di petto la sfida in nessuno dei due modi.
Da un lato, temendo quello che poi si č effettivamente visto; dall'altro, condizionati da un certo "dovere" di pronostico che ci imponeva di essere noi a menare le danze. Risultato: squadra slegata, incapace di attaccare e di difendersi nello stesso tempo, spazi a volontą per gli avversari.
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