Visto da me: Pescara - Lazio: 2 - 6
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di DinoRaggio
Trenta (e più) punti di vantaggio della Lazio sul Pescara, e alla fine sul campo quei punti hanno parlato, anzi gridato. E chi meglio di Parolo poteva far risaltare tutta questa differenza fra le due squadre? La Lazio comincia a parlare da subito, ed è un monologo, usando la testa. E chi parla usando la testa, parla benissimo. Dopo un quarto d'ora, i Nostri sono già in vantaggio per 2-0, due gol di testa di Parolo, uno su cross di Felipe Anderson, l'altro su calcio d'angolo di Biglia.
Poco dopo, però, la Lazio smette di parlare. E cominciano i guai. Quasi che non sapesse che cosa fare nei momenti in cui non parla, la Lazio smette anche di usare la testa, in senso lato. Il Pescara, senza strafare, prova anch'esso a dire la sua, sia pure balbettando e con l'aiuto del logopedista Giacomelli. I Nostri, invece, come spesso càpita quando stanno in silenzio, subiscono in maniera molto ingenua (per usare un eufemismo) i pescaresi. Insomma, un blocco mentale che permette al derelitto fanalino di coda della serie A di pareggiare anche fallendo un calcio di rigore, grazie ai gol di Benali (su respinta corta di Marchetti) e di Brugman (lasciato liberissimo su calcio d'angolo).
Alla fine del primo tempo è 2-2, roba da chiamare uno psicologo più che un preparatore atletico. Inzaghi credo che si sia fatto sentire negli spogliatoi ed infatti nel secondo tempo la Lazio sale di nuovo in cattedra, questa volta per dare una lezione di eloquenza ai padroni di casa, Sergej centra il palo ma c'è il solito Parolo che di testa mette dentro la sua tripletta. Il Pescara emette il suo ultimo sbocco d'aria di senso compiuto con un tiro da fuori area di Caprari che Marchetti para. Poi riprende il monologo biancoceleste, dopo una palla rubata a Muntari, Immobile arriva in area di rigore pescarese e poi fa parlare anche Keita, prima di tenere anch'egli il suo dodicesimo discorso realizzativo con un tap-in su calcio d'angolo di Biglia. 2-5. Insomma, quando c'è da parlare questa squadra si esprime anche bene, è quando c'è da ascoltare gli altri (difendere) che le cose vanno molto meno bene. Errori ingenui e cavolate tipiche di chi non ha la malizia (in senso buono, scusate l'ossimoro) difensiva o nessun senso della posizione, propria e degli avversari, come nel caso del secondo gol pescarese, peraltro ben riflesso dalla parte opposta dal gol di Immobile. A chiudere il discorso, non può che essere Parolo, al suo quarto gol della partita, che sfrutta un bell'inserimento (alla Mauri) su cross di Lulic.
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