Visto da me: Lazio-Verona 1-0
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di Er Matador
Partita divisa in due fasi, sulla falsariga di quella col Genoa. Primo tempo pessimo, con manovra farraginosa e senza idee che ha reso la porta avversaria un miraggio. E col rischio di un punto esclamativo alla rovescia sulla sconsolante uscita di Mandàs (davvero puntiamo su questo soggetto?), che solo la scarsa freddezza e i piedi amarissimi di Świderski (nella foto, ndr) hanno contenuto entro la dimensione del grosso spavento. Difficile indicare un responsabile dato che, a livello individuale e di reparto, non ha funzionato nulla. Ripresa su tutt’altri livelli con una serie di annotazioni positive:
1) la reazione di carattere della squadra, che di solito si manifestava in direzione inversa: ieri sera si è vista gente per la quale i tre punti erano un obiettivo senza se e senza ma, non un simpatico optional. Compresa la disponibilità a livello individuale nel prendere iniziative e responsabilità sulle proprie spalle
2) Un cambio finalmente in grado di incidere sull’assetto, con un difensore in meno (Casale) e un attaccante in più (Pedro, vabbè...). Con la squadra ridisegnata da un ulteriore offendente, la Lazio ha ottimizzato la propria presenza nella metacampo avversaria rendendosi sensibilmente più pericolosa
3) La gestione del vantaggio, anche dopo la discutibile staffetta Luis-Alberto Hysaj che ha riequilibrato l’undici biancoceleste una volta ottenuto l’1-0. I rischi di un pari beffardo non sono mancati, ma va sottolineata la differenza rispetto a quanto accaduto in Coppa Italia. Là il problema era sistemico, con un abbassamento troppo netto del baricentro che ha risucchiato l’avversario verso l’area, favorendo quella sporchissima e fortuita meta di mischia che ha compromesso la qualificazione. Qui tutto è dipeso da gravi leggerezze individuali nel concedere un fallo sulla trequarti e nel gestire un pallone in uscita (fra parentesi su una rimessa laterale battuta da posizione molto più avanzata, quasi come in Piacenza-Lazio 1-1 con pari di Simone Inzaghi). Per il resto i padroni di casa non hanno mai mollato il pallino, mantenendo l’iniziativa senza sfiancarsi e senza concedere ai veronesi neanche l’idea di un’azione offensiva
Poi rimangono tante zone d’ombra. Un avversario rognoso ma modesto, calato notevolmente dopo la prima frazione. Le troppe difficoltà nel concretizzare, cui va sommata l’eccessiva dipendenza dai singoli. Scelte discutibili, come l’inserimento di Immobile a gara non ancora archiviata: in caso di pari degli ospiti, ci si sarebbe trovati alla disperata ricerca di un nuovo vantaggio con l’attuale Ciro al centro dell’attacco. I già citati errori individuali in difesa, abbuonati dagli avversari come a Genova ma da evitare. Rimane un fatto: da quanto tempo non si raccoglievano annotazioni come quelle riassunte nei punti dall’1) al 3)? Da quanto tempo non si assisteva, sia pure nella ripresa, a una prestazione strutturale di squadra così convincente?
Passando ai singoli, Isaksen nel ruolo di esterno destro – o meglio di quinto offensivo nello schieramento asimmetrico di Tudor sulle fasce – ha fornito una prestazione generosa e confusionaria. Rientrando spesso sul piede buono per creare situazioni interessanti, ma vanificando tutto con l’imprecisione delle giocate. Con Sarri aveva un solido riferimento nell’allenatore, facendo esattamente il contrario di quel che gli chiedeva. Con Tudor non sa neppure a cosa ribellarsi, essendo il giocatore sin qui meno inquadrato per caratteristiche e utilità dal tecnico di Spalato.
Castellanos è stato utilizzato più in funzione dei compagni che per finalizzare in proprio: all’attivo comunque una rabona che ha propiziato una conclusione dal limite di Luis Alberto.
Su Kamada chi scrive vede il bicchiere mezzo pieno, nonostante un primo tempo in cui ha messo del suo nel regalare il centrocampo agli uomini di Baroni. Nella seconda frazione è entrato in campo con un piglio diverso stringendo i ranghi nella mediana e cercandosi situazioni pericolose in avanti. Sarebbe risultato il match winner se Pedro non avesse vanificato un suo spettacolare break, che aveva preso in controtempo l’intera difesa dell’Hellas, sprecando un pallone alla portata di una sedia. Tante cose da rivedere anche per lui, ma una sensazione sempre più nitida: ce serve vivo.
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