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Visto da me: Lazio-Juventus 2-1 (CI)
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di Er Matador
C'è parecchia rabbia.
Come tifosi per essere usciti contro una squadraccia, regalandole tre gol da oratorio fra andata e ritorno.
Come sportivi per essere usciti contro un avversario sleale, capace quasi esclusivamente di picchiare, e un allenatore nemico del calcio.
La serata ha chiarito la dimensione tecnica di Castellanos: non un killer dell'area di rigore, come dimostra il gol sbagliato (nella foto, ndr) alla fine della prima frazione dove perde l'attimo, ma neppure l'oggetto misterioso di buona parte della stagione.
Nei suoi confronti la chiave è la quantità, di palloni con cui rifornirlo; se invece ci si aspetta un cobra, pronto a sfruttare la prima mezza palla utile, meglio acquistare qualcun altro.
Decisivi i cambi, o meglio le prestazioni dei subentrati: se di Pedro era noto il ritiro a stagione in corso (ma allora perché continuare a chiamarlo in causa?) e di Immobile lo psicodramma apparentemente senza via d'uscita, ha stupito il catastrofico spezzone di Rovella, che ha disarticolato ogni ipotesi di forcing finale.
Accanto ai possibili limiti di Tudor (l'eccessiva dipendenza dal giocare sovraritmo) e ai troppi passaggi ereditati dalla precedente gestione, sono riemersi difetti risalenti al pre-sarriano.
L'insussistenza di un piano B per tirare il fiato, che ha condotto dall'aggredire la partita al subirla passivamente senza soluzioni intermedie.
I limiti nel gestire il vantaggio – raggiunto contro il pronostico di chi scrive, va detto – non solo a livello mentale ma tattico, con un abbassamento del baricentro propedeutico al fortunosissimo 2-1.
La mancata reazione alla segnatura di Milik, nonostante fra minuti regolari e di recupero rimanesse quasi un quarto d'ora: d'accordo la stanchezza, ma serviva un'idea precisa su come raggiungere l'area avversaria.
Peccato davvero abbandonare questa competizione: nella quale, date le alternative, dopo il danno si rischia la beffa di dover tifare per l'endecaporco.
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