Visto da me: Lazio-Juventus 1-0
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di Er Matador
Difficile riordinare idee e sensazioni dopo una serata del genere, tra il finale e l’aver rivisto in campo per un attimo Alessandro Nesta: quella l’impressione, credo condivisa, suscitata dal sontuoso anticipo di Mario Gila su Kean. Si può tentare suddividendo la partita in tre fasi:
1) i primi venti minuti abbondanti, con una Lazio arrembante e non premiata dal vantaggio solo per limiti di concretezza
2) La seconda metà del primo tempo, con le bollicine di un avvio frizzante ormai svanite e una Juventus ai minimi storici che stava prendendo piede
3) Un secondo tempo di supremazia territoriale blindata e di crescente pericolosità, grazie anche a errori di misura ridotti al minimo, fino ai meritati tre punti
Fino all’inizio della terza fase, troppi rimanevano gli elementi di continuità con la precedente gestione: la partenza a razzo destinata a esaurirsi, la serie interminabile di passaggi, la dipendenza dalla giocata del singolo per concretizzare una manovra altrimenti sterile. Anche i primi due cambi, uno a uno senza modifiche tattiche, sembravano muoversi su quella falsariga. Con una Lazio comunque in crescita e in controllo, la spinta decisiva è venuta dal cambio in blocco della mediana passando da due a zero costruttori di gioco: scelta che lì per lì lasciava qualche perplessità. Invece Tudor, avendo allenato Guendouzi a Marsiglia, chiamava a raccolta le sue doti in materia per proporre un regista di puro transito alla Mazzarri, velocizzando ulteriormente l’arrivo del pallone nella zona più calda. Una percussione palla al piede e l’essenzialità del franco-marocchino nelle giocate gli hanno dato ragione. E che il cross decisivo sia partito proprio dal suo piede appare un omaggio all’intuizione del neo-allenatore, magari con una benevola e sempre gradita occhiata da parte dello stellone.
Passando ai singoli, il match-winner ha confermato che, con un allenatore normale al posto di un esaltato con l’ego fuori dai pantaloni, qualcosa sa fare anche lui. E il riferimento non è solo al recente passato, ma anche agli inizi della sua avventura in biancoceleste: quando, da quinto di destra, apparivano evidenti le sue doti negli inserimenti offensivi (nella foto la migliore occasione della Lazio prima del vantaggio, sempre con Marušić, ndr), che oltretutto aggiungevano imprevedibilità allargando il ventaglio delle possibili soluzioni. Se all’epoca non raggiunse sul podio Lichtsteiner e Maggio, massimi specialisti in quel tipo di giocate, fu solo per l’incapacità di insegnargli quel che mancava per mettere a frutto le sue doti. E l’ascesa dell’esterno napoletano, giocatore insulso e tatticamente indecifrabile prima di finire nelle mani di Mazzarri, è lì a dimostrare quanto contasse in quel caso specifico il contributo dell’allenatore.
Altra resurrezione di giornata quella di Kamada: inizialmente disorientato dalla mal assortita mediana con Cataldi, nella prima frazione è apparso confusionario e in vena di errori. Ma già allora sembrava per la prima volta uno che giocava con la Lazio e se ne rendeva conto: da cui l’ottima ripresa, in cui ha preso in mano il pallino di una trama di gioco sempre più precisa e avvolgente.
Se un suo segnale di vita era quasi scontato dopo il cambio in panchina, meno prevedibile la resurrezione di Casale: già emerso a Verona con Tudor, ma che appariva uno dei singoli più caratterizzati dal lavoro di Sarri. Un giocatore allo sbando ha invece recuperato una presenza razionale in campo, disimpegnandosi positivamente come braccetto anche nel contributo a creare superiorità numerica in fase offensiva.
Naturalmente, questa pur salutare e liberatoria serata è solo l’inizio. Rimane molto da lavorare sia sul recupero dei due centravanti sia sulla sistemazione della difesa, che dovrà assimilare il modulo “a tre e mezzo” cui il tecnico di Spalato sembra volersi affidare. Nei momenti di difficoltà, però, il reparto ha fatto pragmaticamente mucchio al centro – sventando qualche pericoloso rimpallo in area – anziché rompere le righe. Segno che un po’ di buonsenso sembra finalmente rientrato in circolo.
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