Visto da me: Lazio-Lecce 1-0
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di Er Matador
Dopo aver speso tesori di energie nervose contro la banda – nell’accezione delinquenziale del termine – di Mourinho, sembrava inevitabile un contraccolpo sul piano della concentrazione.
La Lazio lo ha effettivamente accusato, soprattutto su alcuni palloni persi nella propria trequarti, ma riuscendo tutto sommato a tenerlo sotto controllo. Ne è uscita una gara che ha seguito la stessa curva mentale del derby di Coppa: primo tempo da encefalogramma offensivo piatto, scossa e vantaggio a inizio ripresa (nella foto, ndr), quindi gestione dell’1-0.
Quest'ultimo aspetto è stato gestito complessivamente meglio rispetto a mercoledì, concedendo però un paio di occasioni di troppo. Alle quali vanno aggiunte le palle-gol create dai salentini nella prima frazione, dove la loro pericolosità era dipesa anche dall’infortunio di Patric: da cui l’ingresso a freddo di Romagnoli, e il conseguente assestamento di una coppia centrale tanto inedita quanto non ben assortita. Alla lunga il neoentrato ha trovato un modus vivendi con Mario Gila, lasciando allo spagnolo la palma del migliore in campo o giù di lì.
Meno risolti a livello di reparto i problemi sul fronte offensivo: dove due centravanti contemporaneamente fuori uso rappresentano un caso limite, ma con la sensazione che sfiancarli per una manovra improduttiva abbia aiutato non poco la sfortuna. Ieri sono bastate alcune invenzioni dei singoli: ma un assetto dipendente dagli spunti individuali, nonché col peggior quoziente fra dispendio di forze e occasioni prodotte, andrà messo radicalmente in discussione.
Quanto a Luis Alberto, la sua prova può essere analizzata con due criteri diversi: il gioco e le giocate. In rapporto al primo, si è avuta la sensazione di un quasi rigetto da parte di una mediana che, col pur disorientato Kamada, si era abituata a giostrare come reparto sulla base di una maggiore compattezza. In rapporto al secondo, va riconosciuto come gli sporadici contributi offensivi siano scaturiti quasi per intero dal suo piede: il che, in una giornata non felice su quel fronte, ne fa un autentico match-winner. La migliore sintesi fra le due prospettive consiste forse nel dosarne l’impiego in base alle esigenze di giornata. Distinguendo fra le situazioni in cui serve dall’inizio, quelle in cui può spaccare la partita da subentrante, quelle in cui conviene preferirgli chili e muscoli a metacampo.
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