Visto da me: Lazio-Torino 2-0

di Er Matador



Chi ha colto un atteggiamento diverso, meno fondamentalista e dispendioso, esprime una posizione condivisibile.
Per il resto la partita si può leggere in diversi modi.

Il più ottimista parla di un primo tempo in controllo al piccolo trotto: con cui la Lazio ha stancato un avversario forte solo dell’ostruzionismo e del fallo sistematico con l’arbitro a fare da palo, per poi far valere alla distanza la propria superiore qualità.
Il più pessimista parla di un primo tempo di nulla, seguito da una ripresa in cui solo le iniziative individuali hanno permesso di sbloccare lo stallo tattico fra sterile possesso palla e catenaccio.
Di solito la verità sta nel mezzo ma, a giudizio di chi scrive, stavolta si avvicina maggiormente al secondo scenario.

Il primo clean sheet stagionale, per quanto gradito, non archivia il problema dell’organizzazione difensiva: si veda, a tale proposito, l’insidia portata dagli ospiti al 62’.
Sul cross neanche irresistibile di Bellanova, la presenza di 7-8 biancocelesti nei sedici metri non ha impedito a Lazaro (nella foto, ndr) di coordinarsi liberissimo da marcature, sfiorando i pali di Provedel e trovando il tempo di prendersi un caffè.
Uno scenario che ha riproposto gli spazi concessi a Ciurria e compagni contro il Monza.

Tutto ruota probabilmente attorno a Romagnoli: fieramente fra i peggiori nelle prime gare, mercoledì sera ha giocato come Acerbi con lo spiacentino, vale a dire limitandosi a marcare con buoni risultati il centravanti avversario.
Peccato che l’anno scorso avesse guidato il reparto al secondo posto anche nella classifica delle difese meno battute, ruolo di cui sembra essersi dimenticato improvvisamente.

Da metacampo in su, le coppie Lazzari-Vecino e Felipe Anderson-Zaccagni hanno squadernato il meglio del loro repertorio per sbloccare lo 0-0.
E altrettanto avrebbe fatto la coppia Isaksen-Castellanos, se pochi centimetri non avessero cancellato uno di quei gol da far venir giù lo stadio.

A proposito di questi ultimi, segnali di vita dai cambi e dai nuovi in una formazione composta per 10/11 da elementi già in forza nella scorsa stagione.
Il danese ha evidenziato spunti interessanti quando può partire da dietro e in solitaria: caratteristiche così adatte al sarrismo? Speriamo.
Il Taty – ed è stata forse la cosa migliore della partita – ha conquistato il pubblico per la voglia di mangiarsi il campo nello spezzone di gara a sua disposizione: e si sa che, ormai da anni, un giocatore motivato a Formello è frequente come una donna vestita su Playboy.
Si spera che la sensazione, quella di due giocatori veri e utili alla causa, venga confermata nelle prossime gare: anche per riempire la voragine aperta dallo psicodramma tecnico-tattico di Immobile.

Si diceva che, in ogni caso, anche contro i granata la pericolosità offensiva è venuta in via esclusiva da spunti individuali: non esattamente quel che ci si attendeva al terzo anno di gggggggioco.

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