Visto da me: Juventus-Lazio 3-1

di Er Matador



Innanzitutto una domanda: perché contro la Juventus, anche nelle sue versioni più impresentabili, la Lazio sciorina prestazioni inesistenti a partire dall’approccio mentale?
E fino a concedere l’anno scorso una doppietta a Kean, che è più o meno come farsi fregare la donna da Cristiano Malgioglio?
Timore reverenziale? Limiti di personalità? Allergia per il brutalismo italianista di Allegri, che mette il dito in tutte le piaghe dell’inutile utopia sarriana?

A parte questa fastidiosa costante, la gara di ieri è l’ennesimo copia e incolla di ciò che quel pover’uomo in panchina si rifiuta di capire.

Un centrocampo di carta velina, il più leggero tra le varie combinazioni, proponibile a malapena contro una provinciale modestissima e che non esce dalla propria area.
Un attacco che, senza lo spunto individuale dell’esterno, potrebbe ruminare passaggini per una settimana senza produrre un tiro in porta: il che derubrica il “gioco” di Sarri a vera e propria truffa continuata.
Distanze completamente saltate, che spiegano ad esempio il periodaccio di Casale.

Al di là degli errori individuali, compresa la respinta sui piedi di Zieliński a Napoli, vale per l’ex veronese la legge di Hoedt.
Secondo la quale anche un difensore mediocre fa il suo se viene protetto dalla mediana, mentre solo un fenomeno – e forse neppure lui – può difendere in campo aperto.

Si veda la dinamica (nella foto, ndr) del 3-1, con un paio di chilometri fra il centrocampo e la terza linea.
La quale, quattro contro uno, si improvvisa forse con un marcatore su Vlahović e un libero pronto a intervenire in seconda battuta?
Non sia mai: tutti attenti all’elastico (sì, delle mutande), ai movimenti, agli schemi.
Dimentico di simili complessità, il serbo approfitta dritto per dritto dell’uno contro uno che gli viene concesso, vanificando la superiorità numerica, e chiude la gara.
Trovando un Provedel insufficiente, già trafitto da Chiesa sul suo palo.

E il pessimo avvio del portiere richiama l’altro tasto dolente, vale a dire un mercato fra il monco e il surreale.

Era palese il dubbio che la stagione straordinaria dell'omone, giunto ai 28 anni conoscendo come massimo della gloria Empoli e Spezia, potesse rappresentare un’eccezione non ripetibile: lo si è dotato di un secondo davvero in grado di dargli il cambio?

Immobile vale ancora più dei 40 milioni offerti dai sauditi? La squadra lo sta letteralmente boicottando, ma quel signore che vaga per il campo sembra aver perso, si spera non definitivamente, smalto e spunto.

Il titolare di Cataldi, la massima priorità per una campagna di rafforzamento, doveva arrivare per primo a Formello.
Invece ecco il pur interessante Guendouzi, la cui adattabilità al ruolo è tutta da verificare, col buon Danilo ancora piantato lì in mezzo a dispetto dei suoi limiti e del più elementare buonsenso.

Un mercato scellerato, più la chicca dell’interim come DS per Papa Doc, affidando l’organico a uno che si crede alla ricerca del Sacro Graal.
Risultato, un avvio da zona retrocessione con la CL alle porte: o si cambia rotta con effetto immediato o si rischia davvero di andare a sbattere contro un iceberg.

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