Visto da me: Lazio-Sassuolo 2-0

di Er Matador



Tre punti di inestimabile valore, per invertire la tendenza – di classifica, ma più ancora psicologica – inaugurata dalle ultime due battute d’arresto.

Sul piano tattico, però, la prestazione dei biancocelesti ha lasciato più di una perplessità.
Intanto perché la sua durata effettiva non è andata oltre la mezz’ora iniziale, chiusa con un margine insufficiente rispetto alla supremazia espressa: colpa anche del discutibile (eufemismo) annullamento del gol di Immobile, che forse lo avrebbe anche sbloccato per il finale di stagione.
La sola prodezza di Felipe Anderson, con aggancio e tiro in velocità degno dei fuoriclasse più celebrati (nella foto, ndr), non è bastata quando il Sassuolo ha alzato baricentro e ritmo imponendo anche una certa fisicità.

E lì è venuta fuori la fragilità strutturale contro quel tipo di approccio, accentuata dalla prestazione di Vecino.
Il quale ha fornito un valido contribuito di qualità come incursore offensivo, lasciando però non presidiate le distanze fra i reparti alle sue spalle: come se avesse dovuto sostituire Milinković-Savić e non l’ormai indispensabile Cataldi.

Ne ha fatto le spese la linea difensiva, esposta in prima battuta – situazione difficile da affrontare, a prescindere dal livello individuale dei componenti – e accerchiata dall’allargamento del fronte offensivo.
Occupando la parte centrale del perimetro e usando le sovrapposizioni per attrarre verso la linea laterale i due esterni, gli avanti di Dionisi hanno sfruttato gli spazi creatisi fra questi ultimi e il centrale di riferimento per gli inserimenti più pericolosi, culminati nella traversa di Frattesi.

L’uscita dell’uruguaiano per infortunio – si spera risolvibile in tempi brevi, considerando fra l’altro l’organico ridotto all’osso nel settore – ha portato allo spostamento in zona centrale di Marcos Antônio, la cui prestazione riassume al meglio l’andamento della gara.
Protagonista assoluto nella prima mezz’ora dove, da interno con libertà di svariare, ha distribuito palloni con tempi e qualità impeccabili; quindi volonteroso, con ricerca del contrasto, ma inevitabilmente zavorrato dai limiti fisici.
Fino alla resa al cospetto dei crampi, frutto della lunga inattività, che hanno costretto al cambio determinante con l’ingresso di Bašić.

I muscoli del croato hanno riportato un minimo di diga davanti ai due centrali difensivi, convincendo i neroverdi a dirottare tutte le energie sulla catena di sinistra, che l’ingresso di Pedro e lo spostamento al centro di Felipe Anderson avevano liberato dal fondamentale lavoro in copertura del brasiliano.
Creando una situazione comunque di sofferenza ma un po’ più gestibile, che Casale e Patric hanno sbrogliato da liberi alla vecchia maniera con meno ordine tattico e chiusure individuali talvolta determinanti: su tutte quella con cui lo spagnolo ha tolto dai piedi di Thorstvedt l’insidioso cross di Ferrari.

Il recupero di posizioni in mediana ha restituito inoltre un minimo di respiro in sede di alleggerimento, fino al raddoppio da manuale con Felipe, Zaccagni e Bašić a finalizzare un’azione alla mano di stampo rugbistico.
Premio meritato ai due migliori in campo – con l’ex veronese che ha abbondato nel caricare di falli e cartellini gli avversari, nonostante la marcatura col fischietto di Irrati – e al più incisivo fra i subentranti.

Si spera che il croato, oggetto misterioso dopo un avvio promettente alla prima stagione, possa sbloccarsi mentalmente grazie al gol come Marcos Antônio dopo il coast to coast di La Spezia.

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