Una suggestione affascinante, riportare gli Eagles Supporters allo stadio

di Rodolfo Casentini

Un'affascinante suggestione, una idea che solo fino a pochi mesi fa era quasi una utopia sportiva, ma che ora potrebbe davvero prendere corpo e far rinascere e ritornare dentro lo stadio quel gruppo e concetto di tifo a cui molti tifosi laziali sono affezionati e che non hanno in cuor loro mai abbandonato, il concetto di tifare da EAGLES SUPPORTERS.

Un'ideale di tifo totalmente diverso da ciò che vediamo ora, dove le famiglie affidavano i propri figli per farli stare quelle 3 ore tra prima durante e dopo, tra quelle persone che con Tamburi , fumogeni, bandiere, sciarpe, vessilli, inneggiavano alla Lazio e gridavano a squarciagola per tutto il tempo. Indubbiamente erano altri tempi quelli e che oggi probabilmente anzi sicuramente, non potrebbero essere più proponibili, però in molti tifosi frequentatori dei social che ormai hanno sostituito in tutto e per tutto i Bar sport di quartiere, si avverte sempre più consistente, quella nostalgia di un concetto di tifare lazio che nelle nuove generazioni che presenziano allo stadio sopratutto nella famosa Curva Nord, ormai è praticamente stinto. Un concetto genuino fatto principalmente di sostegno incondizionato alla squadra, di appoggio dei giocatori forti o scarsi, che erano quelli in grande maggioranza allora, che facevano parte della rosa tecnica. Ci si arrabbiava anche prima certo, si contestavano le scelte di mercato e le scelte tecniche ma nessuno si permetteva di fischiare i giocatori della Lazio allo stadio, nessuno si azzardava a rinnegare lo stadio e lasciare la Lazio da sola alla mercè degli avversari, nessuno osava minimamente pensare a una contestazione durante lo svolgimento della partita. Tutta la voce, tutta l'attenzione, tutta l'anima del tifoso era esclusivamente orientato verso il sostegno della squadra anche se essa non era forte anzi...

Oggi molto spesso invece la parte più calda della tifoseria laziale, come prima iniziativa di protesta svuota lo stadio, boicotta il merchandising della società, non si abbona in fare di campagna abbonamenti. Per carità tutti strumenti civilmente sacrosanti, però prima, il tifoso laziale pur potendo attuare queste scelte, non si permetteva di farle poichè le riteneva un atto di tradimento verso quei colori e quella maglia. Solo una questione di mentalità e di tempi diversi, ma gli Eagles Supporters che nacquero nel 1977, crearono questo movimento di tifo proprio nel momento peggiore della Lazio, quando c'era da fargli da bastone per sorreggerla altrimenti sarebbe sicuramente caduta. Erano i tempi della Morte di Maestrelli ( 2 dicembre 1976) della tragica morte di Re Cecconi ( 18 gennaio 1977) e da li a poco nel fine 1979 e 1980 il calcio scommesse con la polizia a bordo campo, la serie B. Insomma anni veramente tristi per gli eventi luttosi e umilianti per le dinamiche giudiziarie sportive. Eppure gli Eagles Supporters erano li fieri, con il loro mega striscione da 54 metri esposto in curva sud quella che dopo fu intitolata proprio a Tommaso Maestrelli, pronti ad ogni partita contro squadre a dir poco impronunciabili per una competizione professionistica, senza offesa per nessuno, a tifare e a sostenere quei ragazzi che tentavano di risalire quella china e quel baratro dove qualcun altro aveva ahinoi, portato la Lazio. Paradossalmente il gruppo si sciolse proprio nell'anno in cui la truppa di Fascetti che l'anno prima aveva compiuto un vero e proprio miracolo sportivo restando in serie B con gli spareggi mitici di Napoli, tornava in serie A e da li ricominciava a intravedere un futuro che fino ad oggi è stato più che luminoso con addirittura un'altro scudetto delle coppe internazionali e nazionali, cosa mai riuscita se non una volta soltanto fino al 1958 ( prima Coppa Italia)e nel 1974 ( primo scudetto). Lo scioglimento avvenne anche in maniera abbastanza brusco in quanto alcuni esponenti storici volevano tifare per cosi dire, in altra maniera e quindi ecco crearsi delle spaccature che poi portarono prima a dei gruppi per cosi dire, di transizione per poi passare agli Irriducibili che tutt'oggi vediamo al centro della Curva Nord.

A questo proposito abbiamo chiacchierato amichevolmente con una persona che allora era un Eagles Supporters e viveva appunto la vita da tifoso di curva. Premettiamo che non è un capo storico di quel gruppo ma è semplicemente una persona che vorrebbe ricreare allo stadio, quel concetto genuino di tifo spassionato e soprattutto incondizionato verso la Lazio. Tutto fatto ovviamente in pace come si dice " Con Dio e con gli Uomini " senza in nessun modo, voler prendere il posto di nessuno e andarsi a collocare al settore di qualcuno. Già ad un primo sondaggio c'è stata una grande risposta, parliamo di centinaia di possibili e potenziali adesioni, per il momento sono solo promesse, ma le basi ci sono tutte.

La persona in questione è Francesco Cascarano che come tutti gli Eagles di allora, aveva il suo soprannome e cioè " Capellone " per via della folta chioma capelluta di allora. Oggi è una figura stimata della società romana pur non essendo romano di nascita come lui stesso sul social ha scritto tempo fa. Francesco ha questa idea di far ritornare gli Eagles Supporters intesi come concetto di tifo, se poi si riuscisse anche a riportare allo stadio anche i capi storici sarebbe davvero un miracolo di quelli epici. Il tutto come abbiamo già detto in pace e senza voler pestare i piedi a nessuno ma con il solo scopo di lasciare in seguito alle nuove generazioni  un concetto di tifo alternativo a quello che oggi vediamo non sono nella capitale ma praticamente ovunque.

ecco quindi il succo della nostra chiacchierata...

Ciao Francesco e grazie per la tua disponibilità. tu sei stato parte insieme ad altri tifosi laziali, del famoso gruppo storico degli “ EAGLES SUPPORTERS “ che ha sostenuto la Lazio per decenni , ci puoi raccontare un po’ la storia di questo gruppo, e quando si è giunti alla decisione di sciogliersi e se lo sai, anche il perché?
"  Ciao Rodolfo, grazie a te per la tua di disponibilità. Si, ho l’onore ed il privilegio di aver militato attivamente nello storico gruppo degli “Eagles Supporters”, ne entrai a far parte nel 1982 all’età di 16 anni, e con loro rimasi fino allo scioglimento, avvenuto nella stagione 1992/93. Gli Eagles Supporters nascono ufficialmente nel 1977, prendono corpo da una fusione di diversi gruppi composti principalmente da ragazzi i quali, all’interno dei loro quartieri, avevano formato nuclei di tifo, ognuno con i propri leader ed ognuno con propria denominazione; uno dei più numerosi ed attivi di questi gruppi erano i ragazzi del “Commando Monteverde”. La volontà di unire forze ed idee fu la geniale iniziativa di Goffredo Lucarelli, colui il quale divenne in seguito uno dei leader storici degli Eagles Supporters meglio conosciuto come “il tassinaro”. Ecco, dalla fusione di questi gruppi nascono gli Eagles Supporters, il gruppo che lascerà il segno nella storia del tifo della nostra amata Lazio, e te ne spiego anche le ragioni. Gli Eagles nascono in un contesto storico a dir poco particolare, forse, o quasi sicuramente nel periodo più buio della società, segnata dagli scandali del calcio scommesse, con effetti devastanti sulla società stessa, sanzionata, a mio sommesso parere, con provvedimenti spropositati e così, tra retrocessioni e punti di penalizzazione, emerge il tifo degli Eagles Supporters, un tifo caratterizzato dalla fede incondizionata, di un sostegno alla squadra costante e numeroso. In quelle particolarissime condizioni, gli Eagles hanno avuto il merito di portare il tifo biancoceleste tra le prime tifoserie, se non la prima in assoluto, in Italia. Il nostro tifo, il nostro attaccamento, la nostra fedeltà, hanno pian piano attirato il resto dei tifosi di talchè, ogni domenica, l’Olimpico contava 30.000-40.000 spettatori e forse più. Sempre e comunque vicino alla squadra, che andava sostenuta, in casa ed in trasferta. A tal proposito, amo ricordare una trasferta ad Arezzo dove, la tifoseria locale, a stento racimolò una manciata di biglietti per poter sostenere i propri beniamini, quella domenica lo stadio di Arezzo sembrava essere l’Olimpico in miniatura, eravamo tutti i noi, Gli Eagles Supporters; con grande affetto ricordo che la città ci accolse con calore e simpatia. Il nostro tifo era un tifo semplice, genuino, fatto di cori, canti popolari, fumogeni e tamburi, quei tamburi che erano la meta ambita domenicale e che, senza contrasto alcuno, ogni domenica ci dividavamo. Come dimenticare, caro Rodolfo, quei panini con la porchetta mangiati sul muretto fuori lo stadio, accompagnati da qualche bicchiere di “bianco de li castelli” gentilmente offerti da fratelli Eagles e, diciamolo pure con un sorriso, quella fiaschetta spesso e volentieri entrava allo stadio con noi e così, tra un coro ed un colpo di tamburo, er goccetto ce scappava. Ci sarebbe da scriverci un libro di ricordi. Il nostro tifo presto divenne una sorta di icona, l’emblema del tifo; una squadra che non raccoglieva grandi risultati, che tra sanzioni e responsi del campo retrocedeva in B, eppure noi eravamo li, tanti, tantissimi, fedeli ai nostri colori, la più grande tifoseria d’Italia, ammirati ed invidiati. Come dimenticare il compianto Paolo Valenti, conduttore storico di 90° minuto che, nella sigla iniziale del suo famosissimo programma, volle proprio noi, con il nostro amatissimo striscione di 54 metri con l’imperiosa scritta…”Eagles Supporters”: Non so come sia potuto accadere, ancora oggi non me ne capacito, ma nel 1987 un centinaio dei nostri operò una migrazione (chiamiamola così) verso un altro gruppo, quello dei Viking, all’epoca minoritario, un gruppo politicizzato, evidentemente di tendenza destroide (a noi la politica non ha mai interessato, mai un simbolo politico tra le nostre file), iniziarono a contestare il nostro modo di fare tifo, desideravano più un “tifo all’inglese” e pian pianino iniziarono a contestarci con conseguenti inevitabili battibecchi allo stadio. Nell’ottobre del 1987, se la memoria non mi inganna si giocava un Lazio-Padova, fu esposto uno striscione, per la prima volta apparve quella scritta, “irriducibili”…ne nacque una prima scaramuccia, che divenne vero e proprio scontro allo stadio di Lecce; stavamo posizionando il nostro striscione nel punto di maggior visibilità e loro rivendicarono quella ubicazione; ricordo quei momenti con grande dolore e tristezza, fu uno scontro aspro, inutile nasconderlo, violento…proprio noi, ripugna tori per definizione della violenza. Ci fu la vera e propria resa dei conti la domenica successiva, in curva nord, si giocava Lazio-Verona, ne uscimmo malconci e, perdonami Rodolfo, preferisco non andare oltre, a distanza di tanti anni fa ancora male, tanto male. Il nuovo modello di tifo prendeva sempre più piede e raccoglieva le adesioni delle nuove leve, il nostro tifo era visto desueto, ancestrale; la decisione dello scioglimento fu presa ufficialmente per queste ragioni, eravamo in minoranza, anche se, detto francamente, a queste ragioni non ho mai creduto. So soltanto che, appresa la notizia dello scioglimento, mi recai in sede ad urlare tutto il mio disappunto: “ Ma come, abbiamo reso grande questa tifoseria, sostenuto la squadra nei momenti peggiori, siamo stati elogiati ed ammirati dall’Italia intera, e cosa facciamo? Molliamo?”….Ricordo, Rodolfo, il dolore, la rabbia, ma la decisione era presa."



Tu fai parte di una generazioni di tifosi che ha vissuto nel bene e nel male, la stragrande delle fasi storiche rilevanti della Lazio nella sua storia, in pratica dal 1958 in poi molti di noi hanno avuto si può dire la fortuna di vivere la Lazio fino ad oggi, come vedi la nuova generazione di tifosi cresciuta e che tifa attualmente?
" Vero, ho la fortuna di appartenere a quella generazione che la Lazio l’ha vissuta, l’ha respirata, ci apparteneva quel desiderio, talvolta irrefrenabile, di vivere la partita al fianco dei nostri ragazzi, con i nostri ragazzi, era prenderli per mano, spingerli, sostenerli con il nostro incitamento, generare in loro l’emozione che era la stessa nostra. Questo risultato, Rodolfo, si ottiene con una presenza massiccia e costante allo stadio, frutto di un amore incondizionato verso i colori della squadra. Non a caso ho usato il termine “incondizionato”; nessun fattore esterno, che non sia l’amore per la Lazio, deve distrarre il tifoso da quello che è il suo unico scopo: tifare. Purtroppo (lungi la mia dall’essere una critica, solo e soltanto personalissima considerazione) constato nelle nuove generazioni un eccesso di criticità, vuoi sull’operato della società sul mercato, vuoi da decisioni assunte dalle autorità, noto con rammarico che, la nuova leva, spesso, troppo spesso, distoglie l’attenzione da quello che è l’obiettivo primario del tifoso, ovvero sostenere 11 ragazzi con indosso la nostra gloriosa maglia, ed incitarli a dare il massimo sul prato verde. "


 Oggi ci sono i social network che hanno in pratica sostituito le cosidette “ chiacchiere da bar”, e internet ha scatenato in tutti i tifosi, quel diritto di essere ipercritici dimenticando spesso il vero ruolo del tifoso, secondo gli Eagles, che ruolo ha il tifoso della Lazio?
" Il ricordo più bello che conservo gelosamente della mia militanza negli Eagles è quel senso di appartenenza, di cameratismo, che ci univa in un unico amore, la Lazio. In un'unica parola, la rosa dei giocatori era quella, bene, quella andava sostenuta, nella consapevolezza delle risorse della società. L’allenatore opera le sue scelte tecniche, noi le sosteniamo. Ciò non vuol dire passiva accettazione, ma rispetto dei ruoli; è questo che ha sempre contraddistinto gli Eagles Supporters ed il suo modo di fare tifo, sostegno alla squadra scevro da ingerenze di qualsiasi natura. Insomma, andare allo stadio e divertirsi, perché è questo che il tifoso deve fare, divertirsi, tra amici, fratelli. Questo è lo spirito dell’autentico Eagle, certo , l’arrabbiatura per una sconfitta, magari maturata in malo modo, quella è fisiologica, ma il sorriso, quello non deve mai mancare. Un Eagle è un tifoso, un tifoso innamorato, e questo è il suo ruolo, sostegno, colonna portante della squadra…non a caso ci definivano “il 12° uomo in campo”…ma in campo, soltanto in campo. "

 Ci siamo sentiti poco tempo e mi accennasti ad un progetto romantico quanto nostalgico, cioè quello di riportare gli Eagles Supporters allo stadio a tifare, i vecchi Eagles allo stadio per instradare i giovani Eagles a continuare la strada del tifo, dicci qualche news in più a tal proposito. Si, un progetto romantico, nato da un amore senza fine per la mia Lazio, dall’aver trascorso gli anni della mia giovinezza a tifare in un gruppo meraviglioso, Gli Eagles Supporters appunto, ma le ragioni che hanno generato questo progetto hanno radici recenti e te le rappresento. Da diversi mesi sono iscritto ad un gruppo, su face book, S.S. Lazio 1900, composto da tifosi laziali, simpatici e meravigliosi aquilotti ed aquilotte, molti dei quali hanno condiviso con me l’esperienza tra gli Eagles. Già l’emozione di ritrovare molti di loro mi ha catapultato tra i ricordi meravigliosi di quei tempi. Sai, molti di noi avevano un soprannome e con quello quasi sempre ci chiamavamo, il mio era “capellone” per via dei miei capelli sempre lunghi; bene, in questo gruppo ho ritrovato un ragazzo con il quale, all’epoca, non credo di aver mai scambiato battute, ma lo ricordo perfettamente per la sua mole e di quello che riusciva a mangiarsi su quel muretto prima dell’ingresso allo stadio, “spaghetto” era il suo soprannome, ritrovarlo nel gruppo con i capelli bianchi è stata un’emozione incredibile, oggi è il mio amico Saverio, e con lui tanti altri. Questo mi ha indotto ad una riflessione: “ e se tornassimo a tifare, a divertirci, insieme….”. Inizialmente abbandonai l’idea; con il tempo ho tastato il polso di molti tifosi, tra i quali giovani e giovanissimi i quali, manifestando il proprio malcontento in ordine ad alcune decisioni della tifoseria organizzata, ho iniziato a leggere post del tenore: “ se tornassero…” o anche “rivojo l’Eagles”….ma quello che più mi ha fatto riflettere è stato quell’illuminante post: “perché nessuno si prende la briga di farli tornare?”….e tanti, tantissimi altri ancora; mi son chiesto: “ perché non io?” Nasce così l’idea, la speranza di farmi portavoce di molti ma, soprattutto, la speranza di riportare il nostro tifo alla sua allegria, alla sua spensieratezza. Ricordo con grande affetto quando, in curva, un bambino iniziò a piangere in braccio alla mamma perché voleva vedere i fumogeni da vicino, fu allora che uno dei nostri si avvicinò alla mamma e gli disse: “signò, mo dja a me, jo riporto quanno i fumogeni so finiti”, beh, quella mamma affidò il proprio figlio senza esitazione per riabbracciarlo felice e contento dell’esperienza che aveva fatto. Rodolfo, le mamme ci affidavano i loro bambini, con fiducia, e noi di quella fiducia avevamo grande rispetto e ne facevamo tesoro. Questo erano gli Eagles Supporters. Qualora riuscissi in questo sogno, una cosa tengo a precisare: gli Eagles non torneranno per contrapporsi a nessuno, gli Eagles Supporters torneranno in pace, come è, come è sempre stato nella loro natura, un posto nello stadio, anche in sud come in origine, ove poter srotolare con le lacrime agli occhi quello striscione che è la nostra bandiera, noi, della vecchia guardia e tutti i giovani e giovanissimi che vorranno aderire, sposando il nostro spirito. Se mai riuscissi, sarà la gioia più grande lasciare in eredità ai più giovani il nostro patrimonio, perché di patrimonio si tratta, non di beni materiali, un patrimonio di infinito amore.

 Oggi vediamo che il tifo caldo della Lazio è composto da tifosi che da oltre due lustri però, è in netto contrasto con l’operato della società e del suo presidente, come vedi questa situazione e come sempre secondo te, avresti gestito questa ultima protesta che è rivolta ora verso le istituzioni prefettizie?
" Come ho appena evidenziato, a mio modesto avviso, non è priorità del tifoso entrare nel merito dell’operato della società, sono però del parere che il diritto di critica non possa essere negato a nessuno, a condizione però che la critica sia costruttiva e con l’unico scopo di crescere, insieme. Asserire, come sta accadendo, che la dirigenza operi in malafede e per un proprio personale tornaconto non giova, men che meno all’ambiente; il risultato è sotto gli occhi di tutti: una tifoseria divisa, spaccata, i pro ed i contro, a tutt’oggi mi chiedo…perché?... Anche questa ultima protesta, personalmente condivido e rispetto le ragioni dei ragazzi della nord che avversano la decisione del Prefetto di dividere la curva, personalmente non condivido i modi della protesta, abbandonare la squadra, al derby poi, lo trovo semplicemente inaudito. Avrei gestito la cosa diversamente, protesta pacifica innanzi il palazzo della Prefettura ad esempio, o più incisivamente con azioni legali, ricorso al T.A.R., insomma, i mezzi ci sono, ma snaturare la propria essenza di tifoso, no, non sono d’accordo. "



Tu sai che oggi il tifo in tutto il mondo si è imbastardito, è meno genuino di una volta anche per i tempi che inevitabilmente cambiano, però è altrettanto vero che andare allo stadio oggi rispetto a ieri è diventato molto meno affascinante soprattutto per i veri e propri assetti di guerra che in pratica bisogna oltrepassare per entrare sugli spalti, come ti poni tu in merito a tutto questo schieramento quasi antiterroristico che oramai accompagna sistematicamente una partita di calcio?
" Ti rispondo molto semplicemente….tu mi accogli in assetto di guerra, io ti vengo incontro a mani alzate, in pace. A noi serve uno striscione e qualche bandiera, questo Prefetto così cattivo, avrà pure un cuore. Quando capiranno che il nostro è un tifo pulito, pacifico, apolitico, disinteressato, non occorrerà null’altro. Mi credi ingenuo? Romantico?...Beh, io ci credo, e se così non fosse, ci avrò provato. "

 Che il calcio sia cambiato rispetto a 20 – 30 anni fa è un dato acclarato, e di conseguenza anche la gestione di un club di calcio che da qualche anno è ufficialmente un’azienda a fine di lucro quindi con piena legittimazione al guadagno, ha avuto una sua evoluzione più attenta all’economia rispetto a prima dove imperversava esclusivamente l’aspetto tecnico. Secondo te ora come qual è la ricetta giusta per un equilibrio di gestione che possa portare a dei traguardi vincenti?
" Come ho avuto modo di dire prima, non credo sia prerogativa del tifoso porre in essere una politica di ingerenza nell’operato di una società, non saro certo io a farlo. In ogni caso, credo sia percorribile l’idea di investire sui giovani , ma i giovani, in quanto tali, peccano d’esperienza, affiancare ad essi giocatori di spessore ed esperti, ritengo possa fare la differenza. Insomma, qualche sacrificio in più e si potrà sognare. Caro Rodolfo, il mio grazie più sentito appare quanto mai doveroso, io in questo progetto ci credo, spero che, in tanti vorranno condividerlo con me e con me gridare, allo stadio “gli Eagles Supporters sono tornati”.

A molti tifosi leggendo queste parole e questi intenti, saranno tornati in mente sicuramente dei momenti vissuti insieme ad amici parenti o chiunque altro, momenti in cui la Lazio aveva un popolo fiero che era compatto, unito e che pensava esclusivamente a gridare Forza Lazio.
tutti aspettano un eventuale grande ritorno degli Eagles Supporters, rivedere quello striscione o cmq la scritta anche su uno striscione nuovo, vorra dire avere un'alternativa di tifo, senza velleità di diventare il riferimento del tifo, quello lo si lascia tranquillamente ad altri, gli eagles vogliono solo poter tifare Lazio insieme, vicini, come ai vecchi tempi. Gli EAGLES SUPPORTERS TORNANO,  non importa se non ci saranno i vecchi capi storici, basterà rivedere la scritta e a molti batterà di nuovo forte il cuore come allora.

Rodolfo Casentini

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