Visto da me: Lazio-Sturm Graz 2-2
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di Er Matador
Partita totalmente falsata da un doppio giallo (nella foto, ndr) fra i più assurdi nella Storia di questo sport.
Mai come stavolta si è avuta la sensazione che l’inettitudine, accompagnata da una tenuta nervosa da TSO, abbia fatto aggio sulla malafede: ma il fatto che capiti sempre contro le italiane, e contro la Lazio in particolare, non ha l’aria di una casualità. Tre punti buttati per colpa di questo incapace tremebondo e di qualche errore di troppo.
I due di Felipe Anderson, pure entrato benone nel vivo del gioco e protagonista del raddoppio. Il posizionamento a stoppare il tiro di Immobile, che sarebbe valso un 3-1 forse definitivo, ha impedito di chiudere il match; l’errore di controllo (non da lui) nel finale, su un pallone che l’avrebbe mandato in porta, ha impedito di recuperare il risultato in extremis.
Più gravi, comunque, le palle perse da cui sono nati i gol austriaci. Imperdonabile Cataldi nella sua leggerezza, ma anche Cancellieri si è macchiato di un errore di concetto cercando uno spunto isolato e superiore alla sua esplosività, anziché usare il fisico per tenere il pallone e far salire la squadra. Peccato davvero per imperfezioni e cali di tensione che le Coppe non perdonano, e che hanno vanificato una netta superiorità.
Sul piano delle prestazioni individuali, Gila cerca di farsi valere uno contro uno ma appare ancora spaesato, mentre Bašić sta diventando un caso. Nessuno gli chiede di diventare Milinković-Savić, che ha spaccato la partita con uno spezzone da giocatore totale, ma di dare un senso alla sua prestazione evitando di muoversi come un corpo estraneo: e in questo il paragone con Vecino, ex giocatore di Sarri ma appena arrivato, è sconsolante. Va recuperato il giocatore dei suoi esordi, fra i più sintonizzati con gli standard del calcio continentale e pronto a recepire il verbo sarriano.
In positivo si sono segnalati Pedro, un concentrato di intelligenza calcistica come se ne ricordano pochi, e Zaccagni.
Il 4-4-1, che richiede corsa a coprire l’uomo in meno e giocatori in grado di sdoppiarsi fra due reparti, sembrava perfetto per le sue caratteristiche: forse non era lui a dover lasciare spazio per ricostruire la linea difensiva a quattro.
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