Visto da me: Sampdoria-Lazio 1-1

di Er Matador


Secondo tempo che sarebbe stato pressoché perfetto a una condizione: aver chiuso il primo sul 4-0.
In tal caso avrebbe avuto senso limitarsi al possesso palla senza affondare.
Così è invece emersa la leziosità, mentale assai prima che tecnica; un limite atavico su cui il profeta del gioco non ha saputo incidere.

Decisivi alla rovescia i cambi, soprattutto nel rimpiazzare la dorsale Romagnoli-Cataldi - nevralgica per le distanze fra difesa e centrocampo - con due nuovi innesti digiuni dei movimenti di squadra.
La Sampdoria, scarsissima ma niente affatto arrendevole, ha immediatamente guadagnato campo collocandosi sul perimetro dell'area biancoceleste, che sin lì aveva frequentato solo in un paio di circostanze.

Dopo alcune situazioni a rischio nella fascia centrale, sventate solo grazie alla densità, una spensierata uscita palla al piede di Marcos Antônio - accompagnata da analogo atteggiamento dei compagni, va detto - ha provocato la meritata beffa.
Date al brasiliano le responsabilità sul gol causa il passaggio-killer a Cancellieri, va aggiornata la valutazione del suo profilo tecnico-tattico.

Palleggio impeccabile da metacampo in su, la più assoluta inconsistenza - anche nei movimenti: si vedano, sull'azione del pari, lentezza e traiettoria sbagliata nel tentativo di recupero - quando si tratta di proteggere il reparto arretrato.
Un biglietto da visita che, unito a una fisicità anacronistica, non sembra quello del teorico sostituto di Leiva.
Se Sarri aveva in mente un nuovo Jorginho, e qui il paragone potrebbe reggere, forse non è la tipologia di giocatore adatta per conferire equilibrio al reparto.

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