Visto da me: Spezia-Lazio 3-4

di Anse Lazio - Er Matador



Partita difficilissima da commentare.
Lo Spezia ha fatto solo da sparring partner a una Lazio che ha praticamente giocato contro sé stessa, con l'attacco a fare e la difesa a disfare cialtronescamente.

Parto da queste due osservazioni, del tutto condivisibili, per costruire una narrazione leggermente diversa.
Di solito, nelle partite di questa stagione, gioco e risultato finivano per coincidere nel segno positivo o negativo.
In caso di vittoria si apprezzava lo spettacolo, rimarcando la sensazione che il sarrismo – entità mitologica assai più citata che effettivamente avvistata, almeno nell’annata in corso – avesse finalmente attecchito.
In caso di sconfitta partiva l’elenco delle nefandezze legate a carenze dei giocatori e ottusità del tecnico.
La gara del “Picco” in questo senso è ibrida, poiché i provvidenziali tre punti coincidono con notazioni tecnico-tattiche per solito legate a sonore sconfitte.
Prendo ad esempio il secondo gol, dove il teorico uomo-copertina alla rovescia – vale a dire Patric – scende dal podio delle responsabilità individuali a favore di, in ordine discendente:

1) Cataldi: quello non è un passaggio, è sparare nei piedi a un compagno.
Avendo oltretutto a disposizione – se proprio non intendeva fare a meno del retropassaggio, e anche su questo ci sarebbe da discutere – sia Strakosha sia Acerbi.
Nel secondo caso, preparando una manovra più ariosa, a partire dal mancino dell’ex Sassuolo, e lasciando al più veloce spagnolo l’incombenza di un eventuale recupero in velocità

2) Strakosha: non pago della fissità persino caricaturale sul primo gol, contro un avversario che si era allungato malamente il pallone, si appiattisce come una sogliola (nella foto, ndr) facilitando il lob vincente.
Laddove una postura appena più tecnica avrebbe stoppato una giocata di prima intenzione, costringendo l’offendente al dribbling o a soluzioni comunque più complesse.
Spero si sia capito definitivamente che, se Reina non è un portiere per motivi atletici, Strakosha non lo è per motivi tecnici.
Saltellare fra i pali, facendo valere buoni riflessi e nulla più, ha contribuito a una tripletta di giornata degna dello Zaire ai Mondiali del ‘74

3) Acerbi: notare la studiata lentezza con cui trotterella tenendosi a distanza di sicurezza da una possibilità di recupero.
Scelta per evitare il rischio della chiara occasione da gol? A giudicare dalla condotta sulle altre due segnature, grossomodo quella di un lampione, non si direbbe.
Poi la palla è rotonda, e tocca proprio a una sua giocata decidere il match: ma la sua partita personale contro la Lazio registra comunque un parziale vittorioso di 3-1

Passando dai singoli all’aspetto tattico d’insieme, è riemersa l’abissale distanza fra le linee basse che certo non ha giovato alla tenuta difensiva; frutto di scelte incoerenti, e solo tardivamente corrette in corsa.
Nell’ultima mezz’ora col Torino, Sarri aveva riproposto un centrocampo a tre asimmetrico, una sorta di decumano sfalsato: come a Firenze, ma con una diversa geometria.
Cataldi e Bašić a formare una doppia mediana, fondamentale per la superiorità numerica a metacampo.
I due esterni offensivi portati ad accorciare, garantendo equilibrio e organicità delle catene sulle fasce.
Milinković-Savić meno responsabilizzato in sede di copertura e più vicino alla porta dove, ormai dovrebbe essere chiaro, si rivela più pericoloso degli altri nove (escluso Immobile) messi insieme.
Un assetto trovato in corsa con ottimi riscontri ma che, con la proverbiale e autolesionistica ottusità del valdarnese, non è stato riproposto dal primo minuto.
Nonostante la scelta di escludere inizialmente Luis Alberto, in sé legittima se si cercava più peso in mediana, imponesse quella correzione tattica.
Invece ecco Cataldi centrale in solitaria, a fungere da spartitraffico, col serbo spesso troppo arretrato e Bašić che non ha mai trovato la posizione.
Col risultato di recuperare la quadratura solo dopo la reimmissione della ballerina spagnola, indispensabile – quando le caratteristiche dell’avversario lo consentono, meglio precisare – per il funzionamento del 4-3-3 nella sua forma maggiormente fossile.
Notevole anche la dipendenza dalle progressioni di Zaccagni, altro segnale di opzioni offensive non esattamente nel segno del collettivo.
Quindi, aggiornando il sondaggio, avanti con Sarri? Francamente, e contratto permettendo, la risposta tende al negativo.
Non per ripristinare una conduzione “tradizionale”, semplicemente mortale per la Lazio, quanto per avvicendarlo con chi ne prosegua la filosofia ma contando su energie fresche e duttilità.
Qualcosa di simile alla staffetta Zeman-Zoff: uno mette l’impronta tattica, l’altro toglie l’ottusità.

P.S. Una dedica all’urlatore solitario che ha ritmato la partita, confermando quanto già noto a chi seguiva i gironi settentrionali della Terza Serie: spezzini in testa a tutti i sondaggi, insieme ai casalesi (nel senso di Casale Monferrato), fra le tifoserie più odiose e antisportive.
Particolare il suo accanimento nei confronti di Immobile, gratificato ossessivamente come “pezzo di merda” per poi allegare, prima del rigore, un’argomentazione del tipo: non segni neanche con la Moldavia.
E qui la dedica va estesa a chi ha garantito la copertura per le partite della Nazionale, trasformandole in una caccia all’uomo nei confronti di Ciro.
In un Paese normale, gente del genere seguirebbe le gare della squadra di Mancini da casa: possibilmente stando agli arresti domiciliari.

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