Visto da me: Cagliari-Lazio 0-3
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di Orazio Scala
Bella e prepotente vittoria contro una squadra in forma e motivata, quindi merito nostro esclusivo.
Più che sul piano del "progetto" tattico che si intravede ogni tanto (vivaddio, dopo trentotto partite), la Lazio appare assai più compatta su quello di individualità ritrovate e rimesse al centro del lavoro, come è giusto che sia. D'altra parte i due pezzi di bravura di Luis Alberto e Anderson, lampi di classe di singoli, stanno lì a testimoniarlo, altro che schemi. La convivenza tra i due regge per merito di Zaccagni, grande "riempitore" di spazi e soprattutto di un ritrovato Leiva: era quello il punto debole del nostro schieramento, altro che la difesa, e al momento la falla sembra tappata.
In questo senso poche colpe vanno ascritte all'allenatore perché sia Leiva che Cataldi hanno offerto poche certezze in questa stagione. Il tempo e il pragmatismo hanno altresì permesso di riparare ad altre sciempiaggini, tra le quali spiccano l'accantonamento di Radu e la panchina di Luis Alberto in nome dell'equilibrio tattico, deriva mentale nota come "sindrome di Marcolin".
Insomma, le cose vanno un po' meglio perché la logica si è reimpossessata della Lazio.
La stagione finora è profondamente negativa: comparsate nelle Coppe e settimi in campionato, con la Fiorentina dietro le spalle con due partite in meno. Peggio di Inzaghi, di Pioli, di metà Delio Rossi, di Petkovic. Tralascio Reja perché confrontare il lavoro nella Lazio di Sarri e del mister friulano sarebbe un insulto, per quest'ultimo.
L'anno prossimo si riparte, fotografia attuale, con l'Europa dei poveri e con un "progetto tattico" da far digerire nuovamente a mezza squadra, visto il probabile traffico in entrata e in uscita.
Mi sembra un prezzo troppo alto, onestamente, per un percorso che finora non ha portato da nessuna parte.
Restano dieci turni per cambiare volto a QUESTA stagione.
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