Visto da me: Venezia-Lazio 1-3
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di Er Matador
Tre punti su un campo difficile e sei gol in due partite senza Ciro. Bilancio molto confortante dietro al quale, però, si nasconde una partita di non facile lettura. I cambi, per esempio, si prestano a diverse interpretazioni:
a) i subentrati hanno reso, dimostrando come il Comandante abbia avuto polso e tempismo nelle sue scelte
b) Sarri ha capito come utilizzare Lazzari e Luis Alberto: spostandoli dall’undici iniziale, dove sbilanciano la squadra, alle fasi finali in cui schemi e ritmi allenati permettono loro di esprimersi
c) Ancora una volta, il tecnico è passato da un assetto iperdifensivo a uno iperoffensivo, senza alternative né gradazioni intermedie: e la squadra ha perso immediatamente campo, lasciando arrivare in area qualche pallone potenzialmente pericoloso
Da notare, poi, l’ennesimo passo verso la trazione posteriore, con due terzini bloccati sulla linea a quattro che non hanno impedito di incassare un gol da oratorio. Ma a colpire è soprattutto la dinamica dei gol:
1) sul primo la fase difensiva lagunare è se possibile peggio di quella biancoceleste, ma Pedro intuisce il corridoio come se studiasse la situazione dalla tribuna e lo infila con la precisione di un laser. Aggettivi esauriti per questo giocatore
2) Sul secondo l’ottima parabola di Cataldi trova una carambola favorevole
3) Sul terzo Luis Alberto regala uno stop di petto e conclusione anticipata degni del miglior Salas (nella foto, ndr). Il dominio assoluto sull’azione, appena corroborato dall’appoggio su Milinković-Savić, ricorda un gol subito in un Brescia-Lazio 2-0. Dove Hagi usò letteralmente come sponda il terzino sinistro Marco Rossi (l’attuale Ct ungherese) per avviare e concludere la triangolazione
Comunque abbia giocato la Lazio, le segnature sono venute da iniziative individuali e situazioni del tutto scollegate da schemi e movimenti di squadra: non è quello che ci si attendeva dal sarrismo.
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