Visto da me: Lazio - Inter: 2-3

di Mago Merlino
La delusione è enorme, risultato deciso dai soliti errori, da quelli arbitrali a quelli di un reparto difensivo che va in confusione e nel panico più assoluto appena il centrocampo perde la capacità di filtro e gli avversari pressano, fino all'incapacità di ritrovare il controllo del timone in piena tempesta, soprattutto in partite contro squadre dello stesso livello, unica eccezione la partita di supercoppa, tanto unica da non fare statistica.
Bisognava chiuderla prima quando c'erano opportunità e tempo, a Crotone, o cloroformizzando la partita nell'ultima mezzora, quando a venti minuti dalla fine del campionato la Lazio vinceva 2-1. Ma per farlo bisogna possedere caratteristiche che la Lazio non ha e alle quali non si è voluto cercare una soluzione quando si poteva.

La Lazio ha giocato meglio dell'avversario, ma non può esserci soddisfazione ad aver giocato meglio di un avversario che in qualche modo è riuscito a portare a casa il risultato che voleva, milioni compresi.
Inzaghi, del quale è difficile comprendere la logica delle sostituzioni, parlerà, per alleviare la delusione, di partita che servirà come esperienza. Ma a cosa serve quest'altra amara esperienza, dopo quelle dell'eliminazione in Coppa Italia e soprattutto quella dalla UEL? Queste delusioni non potevano essere sufficienti ad evitare quest'ultima disfatta? A chi e a cosa serviranno tutte queste amare esperienza, dal momento che siamo difronte ad una squadra che dovrà, giocoforza, essere rifondata almeno per 5 undicesimi, sempre che non si concretizzasse la perniciosa cessione di Milinkovic Savic, per cui la rifondazione sarebbe ancora più profonda, con l'incubo di cedere un ottimo giocatore ad una cifra iperbolica, per poi ritrovarsi costretti ad acquistare prospetti improponibili utili solo a giustificare la valutazione del nostro centrocampista.

La Lazio ha giocato meglio dell'avversario, con sprazzi di ottimo gioco nel primo tempo, se può apparire fortunoso il vantaggio di Marusic, il nuovo vantaggio dopo il pareggio subito per le solite indecisioni di Strakosha, protagonista totalmente negativo di questa partita come della precedente, è stata una azione splendida con Lulic che in corsa lancia Felipe Anderson il quale prende il tempo agli avversari e con estrema naturalezza, senza dare l'impressione di caricarsi per il tiro sorprende il portiere con una rasoiata precisa all'angolo.
Pronti via la Lazio aveva già commesso con i propri difensori un paio di erroracci in disimpegno che sarebbero potuti costare cari, ma una volta prese le redini del gioco, la Lazio ha dimostrato che avrebbe meritato più di qualunque altra squadra impegnata per lo stesso obiettivo, di raggiungere la qualificazione in UCL. Bravi tutti per oltre un'ora, poi quando i limiti fisici di qualcuno, quelli tecnici di altri, si sono fatti sentire e i limiti delle scelte in panchina pure, il crollo verticale.

Cinque minuti e il lavoro di una stagione va alle ortiche, Strakosha non esce su un comodo pallone al limite all'area, nonostante il compagno lo invitasse a farlo, costringendolo ad un rinvio preda del centrocampo avversario, che immediatamente riparte con la Lazio che era predisposta alla fase d'attacco, sul pallone che arriva in area ad Icardi il fallo di De Vrij. Inutile chiedere a Strakosha di parare un rigore, ci è riuscito con Dybala a Torino e anche questa è l'eccezione che non fa statistica, solito invito all'avversario di tirare comodamente dalla porte opposta a quella solita su cui si lancia a sacco di patate. L'espulsione di Lulic è solo il prologo della disfatta, non c'era la prima ammonizione del capitano, che comunque avrebbe dovuto rimanere lucido ed evitare quell'intervento a centrocampo. Un po' come nel primo tempo avrebbe dovuto evitare l'ammonizione anche Ramos, si era al limite dell'area avversaria, già gli arbitri sono prevenuti, offrirgli di questi assist è autolesionistico. Se un'esperienza dovrà servire è quella di farsi furbi.
Poi solito pallone da calcio d'angolo, nell'area piccola e il disastro è servito. La Lazio non ha più ne forza ne giocatori per poter provare un disperato assalto finale. Rimane l'amarezza della delusione, l'ennesima in questa che poteva essere la stagione dell'effettivo salto di qualità, ma gli errori e le omissioni, spesso si pagano, soprattutto se ti chiami Lazio.
La vittoria in Supercoppa ad agosto non potrà essere mai un palliativo per questo finale di stagione, resta il trofeo, ma è un'amara consolazione.
Bravi Murgia e Leiva, bravo Lulic nonostante gli errori, Bravissimi Felipe Anderson e Milinkovic Savic, eroico Immobile, pessimo Strakosha.

Votazione: Questo articolo non è stato ancora votato.