Visto da me: Inter-Lazio 1-1
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di Er Matador
Ho seguito solo l’ultima mezzora: e, fra le tante osservazioni condivisibili di chi è intervenuto prima di me, vorrei sottolineare quella relativa ai cambi.
Tudor, per quel che ho capito, aveva azzeccato la mossa di Kamada (nella foto il suo gol per l’1-0, ndr) avanzato, che rendeva il giapponese pronto a rendersi pericoloso in sede offensiva ma anche a rinforzare la mediana. Perché rimangiarsi quell’intuizione, nonostante l’ex Eintracht non sembrasse stanco?
Più in generale: perché stravolgere un assetto che stava funzionando e non appariva in difficoltà, col risultato di perdere campo e propiziare il pari? Perché usufruire comunque dei cinque cambi, che rimangono un’opportunità e non un obbligo?
Si ha l’impressione, al di là delle motivazioni contingenti, di una concezione sempre più distorta di un ruolo pur fondamentale come quello del tecnico. Che porta i sedicenti maestri dei nostri giorni a comportarsi come se allenare fosse ormai un mezzo, avente come fine il protagonismo a tutti i costi. Un ego così dilatato da imporsi in primo piano anche quando si è già lavorato bene, e basterebbe lasciare la parola a quanto accade in campo.
Poi naturalmente ci sono gli arbitri, il clamoroso doppio errore di Castellanos (non la passa al compagno smarcato e non protegge il pallone, cosa che avrebbe obbligato il difendente a un fallo ancora più vistoso), la mancanza di killer istinct, una fase difensiva nella quale non si è ancora capito se guardare l’uomo, il pallone o l’uccellino.
Gara simbolo di una stagione volutamente e ripetutamente buttata, anche nel suo seguito serale. Dove l’imprevista opposizione del Genoa stava materializzando uno scenario spiazzante, romanzesco, meravigliosamente beffardo. Con le merde ancora a un punto e impegnate contro il retrocedendo Empoli, mentre la Lazio ospitava il già declassato Sassuolo. L’espulsione di Paredes sembrava un segno del destino.
Poi gli dei del calcio hanno guardato in giù, come per l’autogol del merda in EL, e hanno deciso che un gruppo di imbelli, narcisisti e scialacquatori come quello biancoceleste non meritava l’ennesima opportunità. Da lì il gol di Lukaku, che chiude il discorso per le annuali gerarchie cittadine.
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