Visto da me: Lazio-Genoa 1-0 (CI)

di Er Matador



Partita fotocopia di sabato.

Confermo sotto molti aspetti, a partire dall'accelerazione iniziale che porta all'unico gol.
Notevole il break di Pellegrini, non banale sul piano tecnico la conclusione di Guendouzi per come usa la torsione della caviglia.
Reso omaggio al franco-marocchino, autentico trionfatore della serata, il resto parla dei consueti problemi.

A partire da un binario di sinistra Pellegrini-Kamada-Pedro praticamente inedito, non il modo migliore per favorire l'inserimento dei nuovi o quasi.
Ancora una volta ha pagato per tutti il giapponese, i cui compiti tattici rimangono un mistero.

Qualcosina in più si è visto in fase conclusiva, dove il redivivo Bašić - protagonista comunque di un eccellente inserimento - e compagni hanno peccato in precisione.
Mario Gila ha oscillato fra le sofferenze in velocità e l'eccellente gestione del corpo a corpo (nella foto, ndr) che nel secondo tempo ha decentrato Retegui, impedendogli una conclusione a colpo quasi sicuro: lo spagnolo ha dei numeri, ma deve limitare gli errori in prima battuta.

Quanto a Castellanos, ancora più confusionario di quanto visto sinora, la sensazione è che la sua generosità dispersiva nei movimenti e la mancanza di indicazioni al riguardo lo portino a sprecare energie: arrivando in apnea alle giocate decisive, dove tale problema si aggiunge a piedi e istinto del gol perfettibili.

Seguendo la diretta su Canale 5, chi scrive ha interrotto un'imbattibilità alla Emerich Tarabocchia in materia di astensione dalle reti Merdaset, e non è stata una buona idea.
In telecronaca, Riccardo Trevisani (quanto mi è mancato il suo collega tagico che ascolto di solito...) si è soffermato puntigliosamente sull'intervento arbitrale per passare il ruolo di capitano da Immobile a Pedro, censurandolo come evitabile pignoleria.
Peccato che una sanzione disciplinare possa essere aggravata proprio perché chi ha commesso l'infrazione indossava la fascia.

In studio, quel funerale della virilità con spalline, pelle carbonizzata dalla lampada abbronzante e chioma cotonata ha cercato col lanternino un contatto fra la gamba di Pellegrini e quella di Fini.
Ignorando spudoratamente il movimento col braccio del genoano, che sbilancia per primo il difendente provocandone i successivi movimenti, nei quali è in ogni caso difficile riscontrare delle irregolarità.
E rivendicando il rigore con molta più foga rispetto al tecnico rossoblù Gilardino, intervenuto appena dopo, a conferma della stessa malafede con cui arbitrava.

Partita almeno giocata per vincerla, e con la versione astrattista di Reja non era certo: ora i quarti, sperando che qualche Tv estera ci risparmi certi ululati da curva Sud spacciati per giornalismo sportivo.

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