Visto da me: Bologna-Lazio 0-0

di Er Matador



Partita già vista in troppe circostanze, ma non ci si può abituare.

Una squadra in difficoltà sul piano fisico: e ci può stare, anche se qualche pausa per alcuni elementi di spicco avrebbe limitato i danni.
Una squadra che, invece di badare al sodo gestendo le risorse disponibili, continua a ruminare un calcio ancor più fine a sé stesso con quei ritmi al rallentatore.

Patetico l’attacco leggero da futsal, contro il quale ai taglialegna bolognesi è bastato fare mucchio al centro per stoppare qualsiasi velleità di conclusione pericolosa.
Novanta minuti a giochicchiare di fioretto, laddove bisognava spaccare pietre, senza neppure immaginare qualcosa di diverso.

Significativa la prestazione di Felipe Anderson, divoratore di gol con l’AZ e fra i peggiori ieri al Dall’Ara.
E non per colpevolizzare il giocatore, fra i più spremuti quindi giustificabile in un suo passaggio a vuoto, quanto per il contesto.

Perché il brasiliano ha mostrato così poca freddezza e incisività in sede conclusiva? Semplice: perché non è un centravanti.
Può adattarsi al ruolo in caso di moria nel reparto, ma non occuparlo stabilmente.
Invece il duo, in sede di mercato, ha omesso l’acquisto di una punta da affiancare al non più giovanissimo Immobile, contando sull’effetto Mertens e sulla possibilità di adattare più o meno chiunque in quella posizione.

Una frode tecnica perpetrata credendosi furbi: nel perfetto stile della pizzicheria di Villa San Sebastiano, che aveva già sfidato la sorte qualche stagione fa disputandone la seconda parte col solo e ultratrentenne Klose in avanti.

Peccato che Eupalla sia abituato a notare certi dettagli: e così, in una fase cruciale su più fronti, ecco in contemporanea l’infortunio di Ciro e il momentaneo eclissarsi di Felipetto – più un Pedro a rischio di seguire le orme dell’uno o dell’altro – a rendere la manovra completamente spuntata.
Creando i presupposti per un micidiale double alla rovescia nel confronto coi banditi di Maurigno, sia a mezzo Confierence sia a tu per tu.

Morale: il calcio è forse dei furbi, ma mai degli squallidi.

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