Visto da me: Lazio-Sampdoria 1-0

di Er Matador



Come in Romania, l’unica cosa positiva è il risultato: ma se giovedì la Lazio se l’era cavata col grigiore più plumbeo, ieri sera è andata in scena l’indecenza.

Bisogna fare chiarezza sui problemi legati allo scendere in campo ogni tre giorni, con un organico limitato e via discorrendo.
Che una squadra amministri le energie, anziché cercare sempre la prestazione, può far parte di una strategia per gestire risorse limitate.
Non è invece accettabile il turnover mentale: che porta troppi singoli o l’intera squadra a staccare platealmente sul piano della tensione agonistica, trascinandosi per il campo con l’aria di chi sta facendo un favore.

È bastata così una Sampdoria modestissima, solo un tantino più tonica sul piano fisico, per trasformare in un rompicapo il posticipo contro una Cenerentola.
Con Zaccagni ai box e Immobile in apnea, più la serata no dell’intero centrocampo, sfondare un bunker neppure troppo munito è diventata un’impresa.

Tant’è che, per un’ora abbondante, il nome più ricorrente sul taccuino del cronista è stato quello di Marušić.
Protagonista di un salvataggio che vale un gol (nella foto, ndr), dopo aver sbagliato un fuorigioco elementare ma su una sciagurata disposizione di squadra in cui stava difendendo per due o tre.
Potenzialmente decisivo con accelerazione e assist sparati in curva dal sinistro di Immobile.
Malissimo in fase conclusiva dopo un ottimo inserimento: non che tocchi a lui risolvere le partite, ma un giocatore professionista non può proporre quel tipo di soluzione tecnica su un tiro non impossibile.

Per il resto un ruminare calcio lento e doloroso, coi blucerchiati che hanno rischiato di passare nel loro tentativo di accelerazione a inizio ripresa.
Cambi penosamente scolastici quanto ininfluenti, con un marmoreo Vecino responsabile di due ammonizioni: quella a suo carico, per un’entrata senza senso; quella di Casale, su una palla persa dall’uruguaiano alla Liverani in giornata no.

A risolvere tutto con una prodezza balistica è stato Luis Alberto, nettamente fra i peggiori in campo.
L’hombre mestrual ha coniugato l’indolenza indisponente con un nervosismo isterico, che lo ha portato più volte a un passo dalla sanzione per proteste: ai danni dell’ennesimo arbitraggio killer, d’accordo, ma non è quello il modo di reagire.

Nota a margine: tutte le osservazioni sono di carattere individuale, eccetto una – e in negativo – concernente l’assetto di squadra su un’azione di rimessa avversaria.
Questo dopo un anno e mezzo all’insegna del gioco e dello strombazzatissimo sarrismo, un’autentica Wanna Marchi della tattica.
Si è parlato del fumo che Sarri acquista, per soddisfare il suo rinomato tabagismo, ma forse bisognerebbe preoccuparsi di quello che vende.

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